Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 Logge di statue.
 
 SCENA PRIMA
 
 ARSACE co’ fenici
 
 ARSACE
 Al vostro zelo, amici, al vostro braccio
 deggio la libertà, deggio la vita;
980ma il più resta a compir; la nostra fede
 ad Antioco ci chiama.
 Per le men osservate occulte vie
 a lui si vada; ogni dimora è rischio.
 Vo’ divider con voi
985l’onor di sua salvezza. Io senza d’esso
 questo valor, questa fortuna obblio
 e trovo ancor nel suo periglio il mio.
 
    Sinché libero nol vedo,
 non mi credo in libertà.
 
990   Ho nel cor la sua catena;
 la sua pena
 del mio sen pena si fa.
 
 SCENA II
 
 SELEUCO e STRATONICA
 
 SELEUCO
 Le tue, le mie speranze
 così tradì l’ingrato;
995la mia, la tua pietà così derise.
 STRATONICA
 Signor, di nobil alma è gran cimento
 l’inchinarsi al perdono.
 SELEUCO
 Quando si chiede al padre?
 STRATONICA
 Nel padre il re temea.
 SELEUCO
1000Temer dovea la colpa,
 non il rossor di confessarla.
 STRATONICA
                                                    Ah, sire...
 SELEUCO
 Ma ragion non conosce
 chi si lascia in balia d’un cieco affetto.
 STRATONICA
 In questo affetto ei serba
1005molta virtù, molta innocenza ancora.
 SELEUCO
 E con questa virtude
 e con questa innocenza Antioco mora.
 STRATONICA
 Antioco?
 SELEUCO
                    E mora seco
 il complice del fallo e dell’affetto.
 STRATONICA
1010(Son perduta, son morta).
 Eccoti dunque il seno.
 L’alma qui troverai...
 SELEUCO
 Stratonica, mio ben, mio cor, che fai?
 La tua pietade è ingiusta,
1015che il figlio contumace
 ama con troppo ardire amando Arsace.
 STRATONICA
 Questo è l’affetto, onde ti offendi?
 SELEUCO
                                                                Questo,
 questo da lui saper volea; di questo
 in lui cercai l’emenda,
1020nulla giovò.
 STRATONICA
                        Né sai
 altra colpa di Antioco?
 SELEUCO
                                           Ei tacque allora
 ma parlò poi di Arsace il ferro ignudo.
 STRATONICA
 Come?
 SELEUCO
                 S’inorridisca
 al vergognoso eccesso e l’alma e il ciglio;
1025per man di Arsace è parricida il figlio.
 STRATONICA
 Parricida?
 SELEUCO
                       Intendesti. Al traditore
 vanne, o regina, e digli
 che la legge il condanna e non Seleuco.
 Di’ ch’egli uccise il padre
1030quando si armò contro il suo re.
 STRATONICA
                                                            Perdona.
 Questi dunque saranno
 di Stratonica madre i primi uffizi?
 SELEUCO
 Questa sola pietade ho per l’infido,
 ch’ei da un vile carnefice non sappia
1035ma da una regia sposa il suo destino.
 STRATONICA
 Così mi esponi alle querele estreme
 del misero infelice?
 SELEUCO
 La parca sul tuo labbro
 gran parte perderà del suo terrore.
 STRATONICA
1040Perché non vai tu stesso?
 SELEUCO
 Il giudice non vuol che vada il padre.
 STRATONICA
 Ed un tenero amor trattien la madre.
 SELEUCO
 Madre non fosti ancora.
 STRATONICA
 Anche l’amor vanta i suoi figli.
 SELEUCO
                                                          Or vanne...
 STRATONICA
1045Ubbidirò. Ma se pentito ei chiede
 e perdono e pietà, negar potrai
 alle lagrime sue pietoso un guardo?
 SELEUCO
 In braccio a morte il pentimento è tardo.
 STRATONICA
 
    Almen, signor, vorrei
1050del giudice nel ciglio
 veder del padre il cor.
 
    Punir l’ardir de’ rei
 è amor di giusta legge;
 ma perdonar a un figlio
1055legge è di giusto amor.
 
 SCENA III
 
 SELEUCO, poi TOLOMEO
 
 SELEUCO
 Or che siam soli, o core,
 di’ tu se n’hai pietà. Vorrei...
 TOLOMEO
                                                       Seleuco,
 da’ rubelli fenici
 tolto a’ regi custodi
1060deluse or or le tue vendette Arsace.
 SELEUCO
 Che narri?
 TOLOMEO
                       Un novo fallo
 del giovane superbo.
 SELEUCO
                                         Ove salvossi?
 TOLOMEO
 Sottratto alle catene
 cercherà nella fuga un certo scampo.
 SELEUCO
1065Da’ lacci fuggirà ma non dall’ire
 del suo monarca offeso. Ovunque ei tenti
 temerario la sorte,
 il seguirà su’ cenni miei la morte.
 TOLOMEO
 Giusta minaccia.
 SELEUCO
                                  Il seguitasse almeno
1070tutto l’orror del parricidio enorme;
 ma qui ne resta una gran parte e questa
 vuol che Antioco si perda.
 TOLOMEO
 Lontano Arsace, ei ti sarà più fido.
 SELEUCO
 Fé, che vien dalla forza, è dubbia fede.
 TOLOMEO
1075Spesso necessità fassi virtude.
 Speriam.
 SELEUCO
                     Quale speranza? In me non trovo
 che la sola ragion della vendetta.
 Una colpa che alletta
 con qualche speme è grado all’altra e spesso
1080il primo error chiama un più grave eccesso.
 Deve Antioco morir. Tanto addimanda
 il suo ardire, il mio grado, il ciel, la legge.
 Mora.
 TOLOMEO
               Così risolvi?
 SELEUCO
                                        Io no. Il suo fallo.
 TOLOMEO
 Sa l’infelice il suo destin?
 SELEUCO
                                                 Di questo
1085nunzio gli sia il rimorso e, se nol sente,
 da Stratonica udrallo.
 TOLOMEO
 Stratonica?
 SELEUCO
                        La bella a’ cenni miei,
 all’uffizio mortal si accinse or ora.
 TOLOMEO
 Questo è un voler che pria di morte ei mora.
 SELEUCO
1090Ebbe ardir per la colpa,
 l’abbia ancor per la pena.
 TOLOMEO
 Sì, ma una sola morte era bastante.
 SELEUCO
 Come?
 TOLOMEO
                 Di lei...
 SELEUCO
                                 Che?
 TOLOMEO
                                             Il prence...
 SELEUCO
                                                                   Segui.
 TOLOMEO
                                                                                 È amante.
 SELEUCO
 Ama Antioco Stratonica?
 TOLOMEO
                                                L’adora.
1095E fors’è questo amore
 cagion de’ falli suoi sola e fatale.
 SELEUCO
 Mio rubel, mio nimico e mio rivale?
 Ma dimmi, arde costei
 alle fiamme dell’empio?
 TOLOMEO
1100Tanto non seppi, o sire.
 SELEUCO
 Tutto quel che mi taci
 mi dice il mio timore. Adesso intendo
 l’orror che avea costei;
 io la credei pietade ed era amore.
1105La madre era sul labbro;
 ma si ascondea l’amante in fondo al core.
 TOLOMEO
 (Freme di gelosia).
 SELEUCO
 (Alle stanze di Antioco
 giungerò non veduto
1110per accertare i miei sospetti). Amico:
 «Mora» dice giustizia «il reo fellone»;
 e con nova ragione
 che il decreto avvalora,
 anche la gelosia risponde: «Mora».
 
1115   Si raddoppia, si accresce, si accende
 a un monarca, ad un padre, a un amante
 la vendetta, lo sdegno, il furor.
 
    Orché usurpa, orché insidia, orché offende
 un ribello, un nimico, un rivale
1120e lo scettro e la vita e l’amor.
 
 SCENA IV
 
 ARGENE e TOLOMEO
 
 ARGENE
 Sì sdegnoso Seleuco?
 TOLOMEO
                                         Ed è il suo sdegno
 opra de’ tuoi comandi,
 gloria della mia fede.
 ARGENE
 Lieta n’è l’alma e a te si dee mercede.
 TOLOMEO
1125E mercé la più cara
 che offrir si possa a sviscerato amore.
 ARGENE
 La mia fede, il mio core.
 TOLOMEO
 Felice Tolomeo! Pur mia conquista
 siete, o luci adorate;
 
1130   e all’immenso mio contento
 così stupido mi rendo
 che o nol sento o non l’intendo.
 
 ARGENE
 Un soverchio piacer spesso è bugiardo.
 TOLOMEO
 Ma se il merto il sostien, sempre è verace.
 ARGENE
1135Che oprasti, di’, per meritar?
 TOLOMEO
                                                        Poc’anzi
 al re già provocato
 scoprii rivale Antioco.
 ARGENE
                                           (Indegni amori!)
 Che ne seguì?
 TOLOMEO
                             Contro del prence allora
 compì la gelosia
1140del rigore il decreto e della sorte.
 ARGENE
 Qual fu il decreto, di’?
 TOLOMEO
                                           Quel di sua morte.
 ARGENE
 (Stelle, numi, soccorso).
 TOLOMEO
 Morrà, già dato è il cenno.
 Morrà chi vi sprezzò, vaghe pupille.
1145Mia cara, in Tolomeo già ti offre amore
 un tuo amante, un tuo servo...
 ARGENE
                                                         E un traditore.
 TOLOMEO
 Io traditore?
 ARGENE
                           Anima vile, e speri
 ch’io sia delle tue colpe il prezzo infame?
 Vivrà Antioco, o crudel. Vivrà, se tanto
1150ponno i miei voti e la mia vita. I numi
 in testimon ne chiamo.
 Vanne, che vuoi di più? Già sai ch’io l’amo.
 TOLOMEO
 Questa è l’ira di Argene?
 Tal guiderdon mi rendi?
 ARGENE
1155Il linguaggio d’amor tu non intendi.
 Donna che vuol vendetta
 di chi l’offese, ascolta, altro non vuole
 che veder al suo piede
 pentito l’offensore.
 TOLOMEO
                                     (Io son di sasso).
 ARGENE
1160Hai con me questo merto?
 Movesti ’l prence all’amor mio? Ch’ei mora,
 questo è servirmi?
 TOLOMEO
                                     E s’egli è reo di morte,
 qual colpa ha Tolomeo? Sì poca fede...
 ARGENE
 Che poca fé mi narri?
1165Ch’io promettessi ’l cor, l’affetto, questo
 fu interesse di amor, fu bizzarria;
 ma che tu mi credessi,
 questa fu vanitade e fu pazzia.
 TOLOMEO
 Che più sperar poss’io?
 ARGENE
1170Amo Antioco, non più. Vanne e, se brami
 ch’io ti perdoni ancora,
 va’, fa’ ch’ei viva. Io saprò far che m’ami.
 
    Dissi di darti il cor
 in premio di tua fé; ma di’, che pro,
1175se cor che sia per te nel sen non ho?
 
    Ben mi sovvien che amor
 promisi al tuo penar; ma di’, che pro,
 se di poterti amar la via non so?
 
 SCENA V
 
 TOLOMEO
 
 TOLOMEO
 Alma di Tolomeo, destati, sorgi;
1180ti chiama il tuo valor. Mostra che sono
 più deboli di te le tue catene;
 e se l’amor non giova,
 ti faccia la virtù degno di Argene.
 
    Pria che amante, io nacqui grande;
1185e il mio petto,
 pria che amor, la gloria ingombra.
 
    Nova fiamma in me si spande;
 e il mio affetto
 al suo lume io stimo un’ombra.
 
 Gabinetti di Antioco.
 
 SCENA VI
 
 STRATONICA
 
 STRATONICA
1190Ed io nunzia di morte al mio diletto?
 Io scelta al duro uffizio?
 E accettare il potei? Potrò eseguirlo?
 Labbro avrò per parlar? Cor per soffrirlo?
 No no, tornate addietro,
1195passi rubelli, e a quelle stanze amate
 diam, pupille, un sol guardo... Ahi, che mirate!
 
 SCENA VII
 
 ANTIOCO e STRATONICA
 
 ANTIOCO
 
    Ritorna con l’aprile al prato il riso;
 e torna al tuo bel viso in gioia il core.
 
    Nel prato ride il fiore e il gel si scioglie;
1200nel cor mancan le doglie e gode amore.
 
 STRATONICA
 Gioia crudel!
 ANTIOCO
                           Regina,
 che pianto è quel? Qual n’è la fonte?
 STRATONICA
                                                                    Antioco...
 ANTIOCO
 Anima mia, piangi, sospiri e taci?
 Oh facondi sospiri!
1205Oh lagrime eloquenti! In voi già tutto
 a chiare note il mio destino ho scorto;
 se Stratonica piange, Antioco è morto.
 STRATONICA
 Al misero è pur lieve
 indovinar la sua sciagura. Deve
1210il mio Antioco morir. Decreto iniquo!
 Un genitor l’impone.
 Un’amante lo reca; ed oh con quanto
 di pena il reca! Amor tel dica e il pianto.
 ANTIOCO
 Deve Antioco morire?
1215E morire innocente?
 Nel fior degli anni e della gloria? Oh stelle!
 V’è chi ’l comanda? E v’è chi ’l soffre? Ingrato
 popolo, ingrato regno!
 Condannato è il tuo prence e nol difendi?
1220Non lo difende il ciel? Non l’innocenza?
 Ingiusta legge! Barbara sentenza!
 Ma che dissi innocenza? È mia gran colpa
 l’amor...
 STRATONICA
                   No, mio diletto,
 non l’amor tuo ma ti condanna Arsace.
 ANTIOCO
1225Arsace?
 STRATONICA
                  Il suo poc’anzi
 tentato parricidio a te si ascrive.
 ANTIOCO
 Questo solo mancava
 alle sciagure mie, morire infame.
 Amabil vita, a te lo giuro e a’ numi,
1230moro e moro innocente.
 Tu ne assicura il genitore e sia
 la tua cura maggior la gloria mia.
 STRATONICA
 Io che a te sopravviva?
 ANTIOCO
                                            E possa il cielo
 ciò che toglie a’ miei dì, crescere a’ tuoi.
1235Che se, dopo il mio fato,
 del tuo fedele Antioco
 la memoria amar vuoi, l’ama nel padre.
 Nol riguardar, ten prego,
 qual carnefice mio ma qual tuo sposo.
1240E s’egli mai geloso
 tra’ dolci abbracciamenti
 il pudico amor mio ti rinfacciasse,
 digli, sì, che t’amai; ma digli ancora
 che sin nella tua reggia,
1245pria di averlo rival, nacque il mio foco.
 Digli che la mia fuga era rispetto,
 non fellonia. Di’ che i miei voti estremi
 fur di amante per te, per lui di figlio.
 Morto ei non m’odi e tu vi aggiungi i preghi
1250che alle ceneri mie pace non neghi.
 STRATONICA
 Principe amante ed infelice, addio.
 A Seleuco men vado.
 Perché tutto dispero, ardisco tutto.
 Pregherò, piangerò. Tutti i confini
1255passerò del dolore; e un amor forte
 otterrà la tua vita o la mia morte.
 ANTIOCO
 
    No, Stratonica, ascolta.
 
 STRATONICA
 
    Non ascolto che un amore
 generoso o disperato.
 
1260   Il più fier del mio dolore
 è il timor di farlo ingrato.
 
 ANTIOCO
 
    No, Stratonica, ascolta.
 
 SCENA VIII
 
 ANTIOCO, poi TOLOMEO
 
 ANTIOCO
 Tenerezze d’amor, da me partite;
 e gli ultimi respiri
1265magnanima virtude occupi e regga.
 TOLOMEO
 Illustre Antioco.
 ANTIOCO
                                E di qual fato, o prence,
 vuole il mio re ch’io cada?
 Su le tue labbra io già ne adoro il cenno.
 TOLOMEO
 Del tuo destin, se nol ricusi, io vengo,
1270più che nunzio, compagno.
 Così di tue sciagure il duol mi opprime.
 ANTIOCO
 In Tolomeo tanta pietade?
 TOLOMEO
                                                   È giusta
 ed opportuna ancora,
 quando ti giunga accetta,
1275se non alla salute, alla vendetta.
 ANTIOCO
 Vendetta? In chi?
 TOLOMEO
                                    Nel solo
 autor di tue sciagure, in chi ti diede
 appresso il genitore
 accuse di fellon.
 ANTIOCO
                                Fu mentitore.
 TOLOMEO
1280In chi qual fallo atroce
 la tua fuga impedì.
 ANTIOCO
                                      Fuga innocente.
 TOLOMEO
 In chi la pura fiamma,
 che per l’alta regina in sen ti avvampa,
 scoperse insidioso
1285ad un re amante e sposo.
 ANTIOCO
 Ire di padre, or sì vi assolvo. È questa,
 Tolomeo, la mia colpa.
 TOLOMEO
                                           Al fiero avviso
 quale affanno in Seleuco?
 ANTIOCO
                                                 Io la tacea,
 perché il duol ne temea più che lo sdegno.
1290Mie furie, alla vendetta. Ov’è l’indegno?
 TOLOMEO
 L’ho in mio poter.
 ANTIOCO
                                    Che più mel celi?
 TOLOMEO
                                                                      Or ora
 verrà a’ tuoi piedi.
 ANTIOCO
                                     E punirò in quel seno
 di Seleuco il dolor. Farò ch’ei cada...
 TOLOMEO
 Sì.
 ANTIOCO
         Ma con quale acciar?
 TOLOMEO
                                                 Con questa spada.
1295Prendi.
 ANTIOCO
                 Manca la sola
 vittima al sacrifizio. Addita il reo.
 TOLOMEO
 Vedilo.
 ANTIOCO
                 Dove?
 TOLOMEO
                                Egli è...
 ANTIOCO
                                                Chi?
 TOLOMEO
                                                            Tolomeo.
 ANTIOCO
 Tu, prence?
 TOLOMEO
                         Io quegli, Antioco. Io presso il padre
 ti accusai di fellone e zel mi mosse;
1300ti scopersi rivale e amor mi spinse.
 Che dissi, amor? L’odio di Argene solo
 fu consigliere, artefice e ministro
 di accusa, di condanna e di periglio
 ad un amante, a un genitore, a un figlio.
 
1305   Arma il braccio di vendetta
 e comincia a trionfar.
 
    Il piacer della mia morte
 potrà forse la tua sorte
 raddolcir, se non cangiar.
 
 ANTIOCO
1310Basta amar per fallir. Sempre dell’alme
 gran debolezza è amore;
 ma basta amar, perché sia lieve errore.
 Giusto, non generoso,
 del mio cor con l’esempio il tuo ne assolvo;
1315e in questo amico amplesso
 Antioco a Tolomeo doni la pace.
 
 SCENA IX
 
 ARSACE e i suddetti
 
 ARSACE
 E libertà renda ad Antioco Arsace.
 TOLOMEO
 Che sarà mai?
 ANTIOCO
                              Qui Arsace?
 ARSACE
                                                       I miei fenici,
 che mi trasser da’ ceppi,
1320ti assicuran lo scampo. Andiamo, o prence.
 ANTIOCO
 Ed osa ancor di comparirmi innanzi
 Arsace iniquo? E quella mano stessa,
 che tentò un parricidio,
 or viene in mia difesa e m’offre aita?
1325E vuol che io deggia ad un fellon la vita?
 ARSACE
 Qual fato, avverso a tua salute, un empio
 ti fa credere Arsace?
 lo mai rivolsi ’l ferro
 contro Seleuco, il mio sovrano. Un atto
1330di coraggioso amore
 fu interpretato a fellonia. Tel giuro.
 E se nol credi a me, credilo a questa
 che già m’apro nel sen...
 TOLOMEO
                                               Che fai?
 ANTIOCO
                                                                 Che tenti?
 ARSACE
 Dacché Antioco ho nimico, odio me stesso.
 ANTIOCO
1335Credo; innocente sei. Non vo’ sì tosto
 perder per poca fede un vero amico.
 ARSACE
 Ne sia prova la fuga. Andiam.
 ANTIOCO
                                                        No, Arsace.
 La fuga, che poc’anzi era virtude,
 ora saria delitto.
 TOLOMEO
1340Salva te stesso e di scolparti hai tempo.
 ANTIOCO
 Viver non so, se son creduto infame.
 ARSACE
 Da sé stessa innocenza alfin si scopre.
 ANTIOCO
 E da sé si condanna, allor che fugge.
 TOLOMEO
 Giova forse la morte a discolparti?
 ANTIOCO
1345Giova a finir le mie sciagure atroci.
 TOLOMEO
 Mostri viltà, se di soffrirle hai tema.
 ANTIOCO
 È più viltà la sofferenza estrema.
 ARSACE
 Non ascolta consigli il disperato.
 Pietà vuol che usi forza e obblii rispetto.
1350Qui, miei guerrieri.
 ANTIOCO
                                       Ho il ferro
 in mia difesa e più del ferro ho il core.
 Cadrà chi primo...
 
 SCENA X
 
 SELEUCO e i suddetti
 
 SELEUCO
                                    E primo è il genitore.
 ANTIOCO
 Padre.
 TOLOMEO
                (Seleuco).
 ARSACE
                                     (Oh dei!)
 ANTIOCO
                                                         Novo delitto
 non mi sia questo ferro...
 SELEUCO
1355A qual fine lo stringi è a me palese.
 ARSACE
 Le colpe mie...
 SELEUCO
                              Sono a me note.
 TOLOMEO
                                                             Al figlio
 devi pietade...
 SELEUCO
                             Anch’io
 so dagli affetti miei prender consiglio.
 ARSACE
 Arsace ancora...
 SELEUCO
                                Intesi
1360di che sia reo.
 TOLOMEO
                             S’odio...
 ANTIOCO
                                              Se amor...
 ARSACE
                                                                   Se sdegno...
 SELEUCO
 Odio, sdegno ed amor sono i tiranni
 di un’anima real. Seco ella stessa
 in libertà si lasci.
 Parta ognuno ed attenda
1365là, dove ad Imeneo splende la reggia,
 ciò che risolve alfin dubbio regnante.
 TOLOMEO
 Re ch’è pio.
 ARSACE
                         Re ch’è padre.
 SELEUCO
                                                     E re ch’è amante.
 ANTIOCO
 
    Sì, giusto e spietato,
 puniscimi amante,
1370perdonami re.
 
    Son figlio rivale
 e questo è mio fato;
 son figlio leale
 e questa è mia fé.
 
 SCENA XI
 
 SELEUCO
 
 SELEUCO
1375Oh Stratonica, oh Antioco,
 qual di voi perderò? Sposa o pur figlio?
 Natura, amor, che far degg’io? Le leggi
 prenderò dal mio sangue? O dal mio core?
 Chi vince in me? L’amante o il genitore?
1380Ma che dubito più? Sposa, ove sei?
 Mi ti rubò chi è figlio.
 Figlio, ove sei? Mi ti rapì un rivale.
 Perdei l’un, perdei l’altra e pur geloso
 io peno e come padre e come sposo.
 
1385   Dammi, amor, dammi consiglio;
 senza sposa o senza figlio
 dei risolverti a languir.
 
    Cresce il mal, se temi ’l duolo;
 o conviene amar un solo
1390o per due convien morir.
 
 Sala d’Imeneo illuminata.
 
 SCENA XII
 
 STRATONICA e ARGENE
 
 STRATONICA
 Più non mi ascondo. Antioco sfortunato
 chiama l’alma sul labbro. Argene, io l’amo.
 ARGENE
 A che nodrir quel foco
 ch’or del regio imeneo le faci accende?
 STRATONICA
1395D’imeneo? Di’ più tosto
 delle furie più crude.
 ARGENE
 La destra di Seleuco...
 STRATONICA
 Tinta di sì bel sangue è mio spavento.
 ARGENE
 Il trono della Siria...
 STRATONICA
1400Sparso de’ pianti miei parmi un feretro.
 ARGENE
 Il talamo reale...
 STRATONICA
 Questo, se Antioco more, è mio sepolcro.
 ARGENE
 Misera somiglianza
 di affetti e di desio!
1405Anch’io l’adoro e vivo il bramo anch’io.
 STRATONICA
 Ah, s’egli è ver, segui ad amarlo. Segui
 a desiarlo illeso. Io qui tel cedo.
 ARGENE
 Men di te generosa
 non mi faccia il mio amore. Al re sdegnato
1410supplice mi vedrai; e perché il voto
 solo a pietà, solo a virtù si ascriva,
 altro non chiederò se non ch’ei viva.
 
    Per gloria di mia fé
 non voglio altra mercé che la sua vita.
 
1415   Farò tacer I’amor,
 perché solo il dolor mi renda ardita.
 
 STRATONICA
 
    Per fasto dell’amar
 si perda il mio sperar, non il mio bene.
 
    Avrò qualche piacer,
1420se nasce il suo goder dalle mie pene.
 
 SCENA XIII
 
 ANTIOCO, TOLOMEO, ARSACE e i suddetti
 
 ANTIOCO
 Qui principia, o regina,
 il tuo Antioco a morir.
 TOLOMEO
                                           Eccomi, Argene,
 pronto ad offrir per lo suo capo il mio.
 ARGENE
 Generoso desio!
 STRATONICA
                                 (Vista crudele!)
 ANTIOCO
1425Morrò.
 ARGENE
                Morire? Eh vivi, Antioco, vivi
 libero nel tuo amore. A chi ti adora
 basta per guiderdon che tu non mora.
 TOLOMEO
 Saggio amor!
 STRATONICA
                            Cor gentil!
 ARSACE
                                                  Nobil pietade!
 ANTIOCO
 Di me pietosa Argene?
 ARGENE
1430A me, bella, perdona
 se tuo l’amai. Tu mi perdona, o prence.
 Volli vendetta, è ver, ma qual? Sol quella
 che da un rigido petto
 brama un tenero cor, solo il suo affetto.
 STRATONICA
1435E affetto avrai.
 ANTIOCO
                              Regina, e che prometti?
 STRATONICA
 Il prezzo di tua vita.
 TOLOMEO
                                       Io spero ancora.
 ANTIOCO
 Se non vivo per te, lascia ch’io mora.
 
 SCENA ULTIMA
 
 SELEUCO e i suddetti
 
 SELEUCO
 Figlio.
 ANTIOCO
               Mio re.
 SELEUCO
                               Chiamami padre. Io voglio
 che l’uso di tal nome
1440te più condanni e me più accenda all’ire.
 STRATONICA e ARGENE
 È certo il suo morire.
 SELEUCO
 Il tuo folle ardimento
 qui giudice mi vuole; e queste pompe,
 che far dovean del tuo gioir la scena,
1445sono i primi stromenti alla tua pena.
 ANTIOCO
 Per me sian pur funeste,
 purché nol siano al tuo goder. Son reo
 e il ciel pria vuol giustizia e poi clemenza.
 SELEUCO
 Dunque l’alma prepara
1450e del cielo e del padre alla sentenza.
 ARGENE
 Seleuco, ah, se il mio pianto...
 SELEUCO
                                                        Egli n’è indegno.
 ARSACE
 Al regio piede...
 SELEUCO
                                Implora
 la tua, non l’altrui vita.
 TOLOMEO
 Signor, almen per quella...
 SELEUCO
1455Non si deve ad un reo pietà sì bella.
 Ma Stratonica tace?
 STRATONICA
 Che dir poss’io? Sei padre. Odi te stesso.
 SELEUCO
 Sì poco per un figlio
 s’interessa una madre?
 STRATONICA
1460Che far poss’io, se lo condanna il padre?
 SELEUCO
 Dov’è quel disperato,
 quel generoso amor? Dov’è quel pianto?
 Dove sono que’ preghi?
 STRATONICA
 (Noto è l’amor né più l’amor si neghi).
 SELEUCO
1465Or pria ch’esca dal labbro
 il decreto real, porgi la destra.
 ANTIOCO
 (Principia la mia pena).
 STRATONICA
 Sire, poiché sapesti
 l’arcano di quest’alma, io ti confesso
1470più di quel che ti è noto.
 Pronta è la destra, sì, perché la move
 la mia virtù; ma il core
 la man non segue e lo trattiene amore.
 SELEUCO
 Porgila.
 STRATONICA
                  Oh stelle! Almeno Antioco viva.
1475Questa sola speranza
 l’uso mi può lasciar del mio dovere.
 ANTIOCO
 (Son morto).
 ARGENE
                           (Io piango seco).
 TOLOMEO
 (Perduta è la sua speme).
 ARSACE
 (Mi uccide il suo dolore).
 SELEUCO
1480(Che più ti affanni? Alla grand’opra, o core).
 T’accosta, o figlio. Ecco il fatal momento
 de’ miei giudizi. Odami ’l mondo. Antioco
 al re non fu rubello
 né lo condanna un parricidio enorme.
1485Solo al cor di Seleuco
 mosse con troppo ardir guerra segreta.
 Stratonica egli amò, l’ama pur anco
 e n’è riamato. In ambo
 questo amor si punisca.
1490Quel che la colpa unì, la pena unisca. (La presenta ad Antioco)
 ANTIOCO
 Come?
 STRATONICA
                 Che?
 SELEUCO
                             Vinta è l’ira.
 Vinto alfine è l’amore; e dopo questa
 sopra gli affetti miei nobil vittoria,
 tuo fia Antioco, (A Stratonica) tua Argene (A Tolomeo) e mia la gloria.
 ANTIOCO
1495Io tuo? (A Stratonica)
 TOLOMEO
                  Tu mia? (Ad Argene)
 STRATONICA
                                    Sì, Antioco.
 Sento il piacere e l’alma appena il crede.
 ARGENE
 Al mio destin mi rendo e alla tua fede.
 SELEUCO
 E perché con amore
 trionfi in sì bel giorno anche la pace,
1500do il perdono a’ Fenici e abbraccio Arsace.
 TUTTI
 
    Nel placido seno
 di pace tranquilla
 sfavilla più bella
 la stella di amor.
 
1505   E al chiaro sereno
 che al regno ritorna,
 s’adorna la reggia,
 festeggia ogni cor.
 
 Il fine dell’«Antioco»