Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 Galleria d’armi.
 
 SCENA PRIMA
 
 AGAMIRA, poi ARTASERSE, CLEOMENE e LIDO
 
 AGAMIRA
 
    Pace implora al duol quest’alma
1060ed amor risponde: «Pace».
 
    Così allor che pena e teme,
 con la speme e con la calma
 il mio duol sospira e tace.
 
 ARTASERSE
 Lido, mi vegga Idaspe.
 LIDO
1065Volo al real comando. (Si parte)
 ARTASERSE
 M’odi Aspasia, se vuol, ma non congiuri.
 CLEOMENE
 L’odio nel cor di donna è senza legge.
 ARTASERSE
 E senza meta è in cor di re lo sdegno.
 AGAMIRA
 Vendetta il duol le insegna.
 ARTASERSE
1070Ma non vendetta indegna.
 CLEOMENE
 Saprà punirla Atene.
 ARTASERSE
 Qui rea la trovo e qui n’avrà le pene;
 e già per giudicarla e per punirla
 fia raccolto il Senato.
 CLEOMENE
1075La fede io ti rammento.
 ARTASERSE
 Non la deve un monarca a un tradimento.
 Addio. Giunge, non so se un reo, se un figlio.
 So che il giudice e il padre hanno un sol core.
 AGAMIRA
 (Che bel sospir, se sospirasse amore).
 
 SCENA II
 
 ARTASERSE, IDASPE e LIDO; CLEOMENE in disparte
 
 ARTASERSE
1080Qual vieni, Idaspe, di’, figlio o nimico?
 IDASPE
 Risponda il sangue al padre.
 ARTASERSE
 Oh dio! Già il sai; vuol la mia morte Aspasia
 e n’appoggiò al tuo braccio il fier desio.
 IDASPE
 Meco ti vendicai del crudo cenno
1085col negar d’eseguirlo.
 ARTASERSE
 Vendetta a me non certa.
 Quello è il tuo ferro. Or di’, sei senza colpa?
 IDASPE
 Io lo protesto e il giurerò con l’opra.
 ARTASERSE
 Vanne. Rendi a te stesso
1090l’onor, la libertà, la vita e il padre.
 Aspasia ucciderai.
 CLEOMENE
                                    (Empia richiesta!)
 LIDO
 (Prova così crudel non gli entra in testa).
 ARTASERSE
 Non rispondi? Già vedo
 la viltà della colpa,
1095nella viltà ch’hai di scolparti. A noi
 Spiridate si guidi.
 LIDO
 Tu salvi Aspasia e te medesmo uccidi. (A Idaspe)
 IDASPE
 
    Squarciami prima il seno,
 vedrai che ancora è pieno
1100di onor, non di viltà.
 
    Di’ ch’io son reo. Pazienza.
 Per prova d’innocenza,
 non vo’ la crudeltà.
 
 SCENA III
 
 SPIRIDATE, LIDO e i suddetti
 
 ARTASERSE
 Figlio, e se vuoi lo vo’ ridir, mio figlio,
1105credo in Idaspe il reo; ma da te voglio
 un atto che assicuri i dubbi miei.
 SPIRIDATE
 Pronto son io.
 IDASPE e CLEOMENE
                            (Serbate Aspasia, o dei).
 ARTASERSE
 L’acciar, che il re ti tolse, il re ti rende.
 Giustizia sia, non dono. Il prendi.
 IDASPE
                                                               (E il prende!)
 SPIRIDATE
1110Or che m’imponi, o padre?
 ARTASERSE
 Una giusta discolpa.
 SPIRIDATE
                                        Ove cercarla?
 ARTASERSE
 Ove? D’Aspasia in sen. Svena la rea.
 SPIRIDATE
 Svenar Aspasia? Aspasia?
 LIDO
                                                  Io lo sapea.
 ARTASERSE
 E che? Pur te spaventa
1115quel folle onor che fe’ codardo Idaspe?
 SPIRIDATE
 Sì misero son io che tu mi creda
 meno illustre di lui, di lui più vile?
 Un trofeo femminile alla mia spada?
 ARTASERSE
 Fellon. L’iniqua cada. Io stesso, io stesso
1120senza timor d’infamia all’opra volo.
 SPIRIDATE
 Che sento, oimè!
 IDASPE
                                  Deh resta. (Si affaccia ad Artaserse)
 Vuoi una vita? Anco una vita è questa.
 ARTASERSE
 E questa e quella all’ire mie si deve.
 SPIRIDATE
 Ferma, o re; ferma, o padre. Io voglio il pregio
1125di sì bell’atto. Ecco l’acciar, l’ardire
 già precede il mio braccio.
 Viva la mia innocenza e la mia fama.
 CLEOMENE
 (In difesa d’Aspasia amor mi chiama).
 ARTASERSE
 Non m’ingannar. È tua prigion la reggia
1130custodita d’intorno. Ardisci, adempi
 il tuo forte consiglio
 e torna in questo sen principe e figlio.
 
 SCENA IV
 
 IDASPE e SPIRIDATE
 
 IDASPE
 Sì crudo, o Spiridate?
 SPIRIDATE
 Convien, perché innocente io mi palesi.
 IDASPE
1135Innocente e spietato?
 SPIRIDATE
 Bella è la crudeltà, quando è virtude.
 IDASPE
 Mal si cerca virtù dentro una colpa.
 SPIRIDATE
 Ah, Idaspe, Idaspe... Io parto.
 IDASPE
 Ferma e quel ferro a me. Si mora; questa
1140è la congiura, ond’io minaccio il padre.
 Questa è la morte ad un fratello ordita.
 Accostati. Vedrai nella ferita
 palpitar l’innocenza e insiem l’amore.
 Poi vanne e al genitore
1145narra che in me fedele il cor vedesti;
 indi svenando Aspasia,
 racconta ad essa in quel fatale istante
 che ancor trovasti ’l cor d’Idaspe amante. (In atto di ferirsi)
 SPIRIDATE
 Ah! Da me per altr’uso,
1150per altro fine ebb’io dal padre il ferro.
 Viva illesa la bella;
 vivi felice, Idaspe.
 E s’hai del sangue mio sete sì ardente,
 ecco il petto, ecco il cor. Moro innocente.
 IDASPE
1155E per mostrarti tale,
 tenti di farmi reo?
 SPIRIDATE
 Ha pietà d’un fratello un parricida?
 IDASPE
 Ha due figli Artaserse. Un gli è rubello.
 SPIRIDATE
 E s’io so che nol son, tu sarai quello.
 
 SCENA V
 
 ASPASIA, BERENICE e i suddetti
 
 ASPASIA
1160E vivi io vi riveggo e sciolti, o prenci?
 Oh fortunato amor che qui mi trasse!
 SPIRIDATE
 Cieli, cieli, che ascolto!
 IDASPE
 Aspasia ascolti e amante.
 ASPASIA
 Stupite? Eccovi Aspasia
1165ma non più quella cruda aspra nimica.
 No no, più non mi adiro;
 anch’io peno, anch’io bramo, anch’io sospiro.
 SPIRIDATE
 Oh bel cambio di affetti!
 IDASPE
 Ah, se il felice io sono...
 ASPASIA
1170Teco ragiono; e il nodo, ond’io ti stringo,
 sia catena d’amor che passi all’alma.
 SPIRIDATE
 (Tanto ad Idaspe? Oh pena!)
 IDASPE
 Bella, sei pur amante? E sei pur mia?
 ASPASIA
 Tua, qual già mi bramasti.
 SPIRIDATE
                                                   (Oh gelosia!)
 BERENICE
1175(Sospirasse per me quel core almeno).
 IDASPE
 Perdona e soffri. Essa così decide. (A Spiridate)
 SPIRIDATE
 (E mi piace e mi uccide).
 BERENICE
 Tu che in amor felice... (Ad Aspasia)
 ASPASIA
 T’intendo. Eccoti, o prence, (A Spiridate)
1180Berenice che t’ama.
 Mira che timidetta ancor non osa.
 Ah, ben è tempo omai che da quel ciglio
 il pianto si dilegui.
 Amica, io principiai, tu ardisci e segui.
 SPIRIDATE
1185Dell’innocenza mia gran prova è questa,
 perder senza dolor colei che adoro.
 Ma tu, bella, tu m’ami?
 BERENICE
 Non ascondo il mio foco.
 Per dir un grande amor dissi pur poco.
 IDASPE
1190E che giova, mio ben?
 SPIRIDATE
                                           Bella, che giova?
 Questa che abbiam di libertade è un’ombra.
 Ma per compir delle tue gioie il corso, (A Idaspe)
 non conosce perigli il zelo mio.
 Un atto di virtù talvolta è cieco.
1195Idaspe, io parto.
 BERENICE
                                 E Berenice è teco.
 SPIRIDATE
 
    Va pensando un gran pensiero
 la costanza del mio onor.
 
    E lavora il bel mistero
 sul disegno del valor.
 
 BERENICE
 
1200   Va volando alla sua sfera
 la speranza del mio amor.
 
    Più che sorge, allor più spera;
 più che spera, ha più vigor.
 
 SCENA VI
 
 ASPASIA e IDASPE
 
 IDASPE
 Il fratel giurò mai fede al tuo sdegno?
 ASPASIA
1205No, fermi al mio pregar foste ugualmente
 e più crebbe il mio amore.
 IDASPE
                                                   (Egli è innocente).
 Crebbe amore in quell’alma allor sì fiera?
 ASPASIA
 Eh, non dura fierezza in sen di donna.
 IDASPE
 E pur tanti miei voti...
 ASPASIA
1210È più caro l’amante allor che prega.
 IDASPE
 Perché tanti miei pianti?
 ASPASIA
 Così si frange un core o almen si piega.
 IDASPE
 L’amor di Spiridate a sé mi chiama.
 Non so ciò ch’egli pensi.
1215Il diletto al dover ceda per ora.
 Convien che seco io viva o seco io mora.
 
    Io vi lascio, o luci belle;
 ma de’ rai, che in voi adoro,
 tutto avrò nel sen l’ardor.
 
1220   Son lontane ancor le stelle;
 pur quaggiù de’ lampi loro
 giunger sa la forza ancor. (Si parte)
 
 SCENA VII
 
 AGAMIRA, CLEOMENE e ASPASIA
 
 CLEOMENE
 Aspasia, in tua difesa io son co’ Greci.
 ASPASIA
 Qual uopo? Qual ragione?
 AGAMIRA
1225Den pesar la tua colpa i grandi tutti.
 Né basta il padre; hai per nimici i figli.
 CLEOMENE
 Minaccian la tua vita e co’ tuoi giorni
 compran dal padre irato il lor perdono.
 ASPASIA
 Non è ver. Nacquer prenci e prenci sono.
1230Illesi entrambi, illeso Idaspe io bramo.
 CLEOMENE
 Un parricida?
 ASPASIA
                             Egli è innocente e l’amo.
 
    Sì, l’adoro; e credi a me
 che per te
 e non sono e non sarò.
 
1235   Se volessi non potrei,
 se potessi non vorrei.
 Questo è quel che dir ti so.
 
 SCENA VIII
 
 AGAMIRA e CLEOMENE
 
 CLEOMENE
 E questo sol mi resta
 de’ tradimenti miei misero frutto?
 AGAMIRA
1240Dario, non si disperi.
 CLEOMENE
 Io soffrirò di Aspasia, io de’ fratelli
 e l’ingiurie e la morte?
 Ah, no. L’armi di Grecia...
 AGAMIRA
 Ferma, che non per anco
1245ti chiede il lor periglio
 questo di tua pietà cimento estremo.
 CLEOMENE
 Ne’ danni lor le mie vergogne io temo.
 
    Del braccio l’aita, del petto l’ardir
 si deve all’amata, ingrata beltà.
 
1250   Più bella è la fede, più degno è il servir,
 se premio non chiede, se speme non ha.
 
 SCENA IX
 
 AGAMIRA
 
 AGAMIRA
 Ah, che speri, Agamira?
 Nulla da chi ti amò, nulla dal figlio.
 Miei vezzi, a voi. Voi dell’ingrato in seno
1255un poco sol del foco mio cercate.
 Già per vincer quel gel che a voi contrasta,
 ogni lieve calor so che vi basta.
 
    Se nel sen degl’incostanti
 resta almen qualche favilla,
1260sentirà di novo amor.
 
    Perché allor de’ sciolti pianti
 basterà sol una stilla
 a svegliar l’antico ardor.
 
 Ritiro delizioso corrispondente agli appartamenti di Artaserse.
 
 SCENA X
 
 ARTASERSE e LIDO
 
 ARTASERSE
 È raccolto il Senato?
 LIDO
1265E i tuoi comandi attende.
 ARTASERSE
 Nel caso atroce, onde la reggia è tutta
 agitata e sconvolta, un re, ch’è padre,
 cerca l’altrui consiglio.
 LIDO
 Ma con questo rigor cerchi ’l tuo male.
 ARTASERSE
1270Ad ogni affetto il mio dover prevale.
 
 SCENA XI
 
 SPIRIDATE e i suddetti
 
 SPIRIDATE
 (Ove mi guidi, amor?) Padre.
 ARTASERSE
                                                         Nel seno
 della nostra nimica
 s’è il mio sospetto e l’amor tuo purgato?
 SPIRIDATE
 Giusto, signor, ti voglio e non spietato.
 ARTASERSE
1275Come?
 SPIRIDATE
                 Aspasia anche vive.
 ARTASERSE
                                                       Anima vile,
 dunque colei più che il tuo padre amasti.
 SPIRIDATE
 Più la tua gloria amai che la mia vita.
 ARTASERSE
 Ti comincio a punir. Morrà l’iniqua.
 SPIRIDATE
 
    Mora, sì, ma sol chi errò;
1280e se il cerchi, io quello sono.
 
    Io sol reo per troppo amore,
 più non merto, o genitore,
 né ti chiedo il mio perdono.
 
 LIDO
 Oimè, dove precipiti? (A Spiridate)
 ARTASERSE
                                            Che sento!
 SPIRIDATE
1285Non errò Idaspe. Io solo...
 ARTASERSE
                                                 E solo, infame,
 la pena soffrirai del doppio eccesso.
 LIDO
 Tu fosti del tuo mal fabbro a te stesso. (A Spiridate)
 
 SCENA XII
 
 IDASPE e i suddetti
 
 IDASPE
 (Qui col padre il fratel?)
 ARTASERSE
                                               Vieni, sì, vieni,
 Idaspe, amato figlio,
1290quanto innocente più, tanto più caro.
 IDASPE
 Che? Spiridate...
 ARTASERSE
                                  Egli, empio,
 e la tua meditava e la mia strage.
 Amor, tema, rimorso il trasse infine
 a disperare, ad accusar sé stesso.
1295Vien dunque e lascia pure
 che io ti stringa al mio sen. (Torna ad abbracciarlo e Idaspe si ritira)
 IDASPE
                                                     Sire, in Idaspe
 tu abbracci ’l parricida. Io son sol quello
 e non è ver che Spiridate il sia.
 LIDO
 (A costoro il morir par bizzarria).
 IDASPE
1300Crudel, così la mia
 felicità compisci?
 SPIRIDATE
                                   A che ne vieni,
 sfortunato innocente? Io solo, io solo
 il colpevole fui. Rimanti in pace
 né ti usurpar le non dovute pene.
 IDASPE
1305A me ch’errai, solo morir conviene.
 ARTASERSE
 Oh strane, oh sfortunate
 peripezie; ciascun poc’anzi a gara
 si vantava innocente, or reo si vanta.
 Artaserse, Artaserse, ov’è quel figlio,
1310per cui sinor tardasti il fatal colpo?
 Ambi son tuoi nimici;
 perano dunque entrambi. Io non vo’ figli
 ch’amino più del padre
 e l’amata e il fratello. Udite, indegni;
1315ognun di voi morrà, giacché ostinato
 fra voi s’asconde il reo.
 IDASPE
 Ah, signor, tutta mia sia questa pena.
 SPIRIDATE
 Deh per grazia morir solo ti chiedo.
 ARTASERSE
 Il reo sen mora; e il reo in entrambi io vedo.
1320Lido, a scriver mi reca. Ite, o soldati,
 e sian condotti alla prigion primiera.
 LIDO
 Non ha core di padre. Ei l’ha di fiera.
 
 SCENA XIII
 
 ASPASIA, BERENICE e i suddetti
 
 IDASPE
 Aspasia.
 SPIRIDATE
                   Berenice.
 IDASPE
                                       Io vado.
 SPIRIDATE
                                                        Io parto.
 ASPASIA
 Dove, mio caro amor?
 BERENICE
                                           Dove, idol mio?
 IDASPE e SPIRIDATE
1325Dove? A morir.
 IDASPE
                               Mio ben.
 SPIRIDATE
                                                  Mia bella.
 A DUE
                                                                       Addio.
 
 SCENA XIV
 
 ARTASERSE, ASPASIA, BERENICE e poi LIDO
 
 ASPASIA
 Idaspe, e qual mi lasci?
 BERENICE
 Così senza di me ten vai, mia vita?
 ARTASERSE
 Sì, tanta fellonia resti punita.
 ASPASIA
 Punita, sì, ma Aspasia,
1330Aspasia ch’è la rea, perché non more?
 ARTASERSE
 Novo oggetto di sdegno al mio furore.
 BERENICE
 Anch’io, spietato, ho un’alma,
 cui la sorte più ria non fa spavento.
 ARTASERSE
 Novo oggetto di pena al mio tormento.
 ASPASIA
1335Idaspe è mio consorte.
 BERENICE
 Spiridate è mio sposo.
 ASPASIA
 Trarrò la Grecia in armi.
 BERENICE
                                                Ancora il ferro
 saprà stringer Atene.
 ARTASERSE
 Facciasi. Han da morir.
 ASPASIA e BERENICE
                                              Non v’è più spene.
 LIDO
1340Pronto ubbidii.
 ARTASERSE
                               Più non si tardi. Andiamo
 a segnar la senten... Sì, la sentenza
 che la colpa condanni e l’innocenza.
 Innocenza?... A un tal nome,
 man di re, tu vacilli?
 LIDO
1345(Non scrisse ancor).
 ASPASIA
                                       (Par che si penta).
 BERENICE
                                                                           (Io spero).
 ARTASERSE
 Ma che? Certa è la colpa,
 si cercò il parricidio e piacque il prezzo.
 Non punirlo è empietà. Mora chi è reo. (Prende la penna e si ferma)
 Un solo è il reo; due sono i figli; e quale,
1350quale assolvo di loro? E qual condanno?
 Nessuno? Ingiusto son; due? Son tiranno.
 ASPASIA
 Salvami Idaspe. Egli è mio sposo. I patti...
 ARTASERSE
 Innocente lo prova e a te lo salvo.
 BERENICE
 Rendimi Spiridate. Egli è già mio.
 ARTASERSE
1355Non colpevol lo addita e a te lo rendo.
 ASPASIA
 Ascolta la natura.
 BERENICE
 Ascolta la pietà.
 ARTASERSE
                                Giustizia offendo.
 ASPASIA
 Né l’offendi in opprimer l’innocenza?
 ARTASERSE
 Che fier destin? Che strano nodo è il mio?
1360Io giudice tra voi vedo il misfatto
 e il colpevol non vedo.
 Misero, son costretto
 per mio conforto a desiarvi infami.
 Figli... Oh dio! Foste almeno entrambi rei,
1365che allor vi punirei senza dolore,
 perché vi punirei senza rimorso.
 Ma ceda ogni rispetto.
 Scrivasi. Il mio sospetto
 non è poca lor colpa.
1370Purché il reo si punisca, il giusto mora.
 Il giusto!... (Prende la penna e si ferma)
 ASPASIA
                        (Oh legge!)
 BERENICE
                                               (Oh foglio!)
 LIDO
                                                                       (È in forse ancora).
 ARTASERSE
 Scriver non so. Destra, ragion e core
 nol consente e n’ha orrore;
 ma ciò che il re non può faccia il Senato.
1375Tutta in lui si rimetta
 la pietà, la speranza e la vendetta.
 
    Man di padre e man di re,
 non segnasti la sentenza
 per giustizia o per viltà?
 
1380   Quell’orror, che nacque in te,
 fu rispetto d’innocenza
 o interesse di pietà?
 
 SCENA XV
 
 ASPASIA e BERENICE
 
 BERENICE
 Giudice fia il Senato.
 ASPASIA
 E dal giudizio altrui pende anche il nostro.
 BERENICE
1385Là corro incerta ad aspettarne il fine,
 risoluta con te, dolce consorte,
 alla vita o alla morte.
 
    La tua vita sarà il viver mio
 e mia morte sarà il tuo morir.
 
1390   Teco unita al più dolce desio,
 teco forte al più amaro martir.
 
 SCENA XVI
 
 ASPASIA
 
 ASPASIA
 Teco, fiorito orror, teco che gemi
 in dolce libertà, placida auretta,
 parlo e chiedo ragion. Dimmi se sei
1395o fomento o conforto a’ mali miei.
 
    Ombre liete, aurette placide,
 lusingate il mio martoro.
 
    Lusingate... Ah, no, nol fate,
 che un delirio è del tormento
1400l’affidare all’ombra, al vento
 la speranza del ristoro.
 
 Salone reale.
 
 SCENA XVII
 
 AGAMIRA e CLEOMENE
 
 AGAMIRA
 Sei risoluto?
 CLEOMENE
                          A preservar da morte
 gl’innocenti fratelli.
 AGAMIRA
 Gli condannò il Senato
1405e assoluta n’è Aspasia.
 CLEOMENE
                                           Io ne ho la colpa.
 AGAMIRA
 Folle, a perder ti vai.
 CLEOMENE
                                         Già son perduto.
 AGAMIRA
 Ma come vuoi...
 CLEOMENE
                                Dal campo
 in Susa mi seguir duci e guerrieri.
 AGAMIRA
 E se l’armi non ponno?
 CLEOMENE
1410Chiamerò la mia gloria in mio soccorso.
 AGAMIRA
 Troppo arrischi te stesso.
 CLEOMENE
 Crudo più d’ogni rischio è il mio rimorso.
 AGAMIRA
 E la tua genitrice?
 CLEOMENE
 Nel mio campo ti addito un forte asilo.
1415Addio. Segui ’l mio esempio;
 chi non compie l’error non è mai empio.
 
    Chi del fallo per tempo si pente
 innocente ritorna qual fu.
 
    Se lusinga del senso è il pensarlo,
1420l’emendarlo è trofeo di virtù.
 
 SCENA XVIII
 
 AGAMIRA e poi ARTASERSE
 
 AGAMIRA
 Mesto giunge Artaserse.
 ARTASERSE
 Oh reggia desolata!
 Oh d’infausti imenei pompe lugubri!
 Ma qui Agamira? Occhi, frenate il corso
1425alle lagrime vostre. In regia fronte,
 quando altri veda, è troppo vile il pianto.
 AGAMIRA
 (Cielo, assistimi tu). Re sempre amato.
 Oh dio, potessi dir re sempre amante!
 Quanto di questo dì, ch’è pur tuo dono,
1430quanto dolci mi sono
 i fugaci momenti...
 ARTASERSE
 Donna, a che più rammenti i primi affetti?
 AGAMIRA
 Fiamma, che arde nel sen, sfuma dal labbro.
 ARTASERSE
 Questa memoria i miei dolori accresce.
 AGAMIRA
1435Piacer di ben perduto è ancor piacere.
 ARTASERSE
 Ah, se tanto a te giova,
 a me giovasse insiem l’antico amore.
 AGAMIRA
 Come giovar ti può, se già l’hai spento?
 ARTASERSE
 Giovar potria, se a me rimasto almeno
1440ne fosse un qualche frutto.
 AGAMIRA
 Sol ne incolpa te stesso e la tua legge.
 ARTASERSE
 Legge ch’or è mia pena.
 AGAMIRA
 Vane querele; a morte vanno i figli.
 ARTASERSE
 E fia di successor priva la reggia.
 AGAMIRA
1445Tel diedi e tu l’hai morto.
 ARTASERSE
 Dispero ogni conforto.
 AGAMIRA
 Ma se Agamira or ti rendesse il figlio?
 ARTASERSE
 Ei saria nostro erede.
 AGAMIRA
 E se innocenti io ti serbassi i prenci?
 ARTASERSE
1450L’amore avresti e di Artaserse il soglio.
 AGAMIRA
 Due vite a me concedi e a te gli serbo.
 ARTASERSE
 Purché non siano i figli rei.
 AGAMIRA
                                                    Non sono.
 ARTASERSE
 Tutto prometto, al cielo, a Mitra il giuro.
 AGAMIRA
 Fa’ che s’arresti la fatal sentenza.
1455Nuocer potria l’indugio all’innocenza.
 ARTASERSE
 Vado; ma se m’inganno!
 AGAMIRA
                                               Ecco il mio capo. (Artaserse si parte)
 
    So che non ho fortuna;
 ma pur quest’alma mia
 spera di respirar.
 
1460   S’avrà ciò che desia,
 sì sì, già il duol s’obblia;
 e se a goder imparo,
 caro sarà il penar.
 
 ARTASERSE
 S’è dato il cenno; or la promessa adempi.
 AGAMIRA
1465Sai che Dario a noi nacque.
 ARTASERSE
 Ma come gli altri anch’ei svenossi in cuna.
 AGAMIRA
 No, vive e adulto...
 ARTASERSE
                                     E come? Ed in qual parte?
 AGAMIRA
 lo sola il so, meco il sapeva Arsace.
 ARTASERSE
 Arsace già trafitto
1470da’ condannati figli?
 AGAMIRA
 Sott’altro ferro ei cadde.
 ARTASERSE
                                               Oh dei, che narri?
 AGAMIRA
 Chi lo svenò...
 ARTASERSE
                             Taci. Ecco Lido. Ei reca...
 
 SCENA XIX
 
 LIDO e i suddetti
 
 LIDO
 Gran cose e strani eventi.
 ARTASERSE
 Son morti i figli? E giunse tardi ’l messo?
 LIDO
1475Quei sarian morti e questi giunto invano,
 se Cleomene armato
 co’ greci suoi non fosse accorso.
 AGAMIRA
                                                           (Oh figlio!)
 LIDO
 Ei gli giura innocenti;
 il popolo in furor prese ha già l’armi.
1480Voglion le principesse i loro sposi.
 Corron tutti alla reggia. Io gli prevenni.
 AGAMIRA
 Temo il tuo rischio. In questi
 popolari tumulti,
 mal sicuro è il diadema.
 ARTASERSE
1485Quando ha seco giustizia, il re non tema.
 
 SCENA XX
 
 IDASPE, SPIRIDATE, ASPASIA, BERENICE e i suddetti
 
 SPIRIDATE
 Padre, la nostra vita è un’altrui colpa.
 IDASPE
 Vittime del dover pria che del ferro,
 ecco torniamo al cenno.
 SPIRIDATE
 Solo perdona alla pietà di questo
1490popolo tuo vassallo.
 IDASPE
 E al duol di queste, ahi troppo, spose amanti.
 BERENICE
 E vivo ancor?
 ASPASIA
                            (Stemprati, Aspasia, in pianti).
 AGAMIRA
 (Pietoso oggetto!)
 ARTASERSE
                                   Idaspe, Spiridate,
 san gli dei, sa quest’alma
1495qual vi perdo, qual resto;
 ma sinché siete rei, sinché vendetta
 grida il sangue di Arsace, io non son padre.
 
 SCENA ULTIMA
 
 CLEOMENE e i suddetti
 
 CLEOMENE
 Dunque il giudice sii di chi l’uccise.
 ARTASERSE
 Duce.
 AGAMIRA
              (Oh timor!)
 CLEOMENE
                                      Quel misero trafitto
1500fu mio solo delitto.
 ARTASERSE
 Tuo! Ma come? Di mano
 sol d’un mio figlio il mortal colpo uscio.
 CLEOMENE
 Sì, l’uccise un tuo figlio; e quel son io. (S’inginocchia)
 ARTASERSE
 È questi il parricida?
 AGAMIRA
1505Sopra di me... (S’inginocchia)
 ARTASERSE
                              Costei è che lo mosse?
 E voi, figli, pagaste
 dell’altrui fellonia quasi la pena?
 Olà, morano gli empi.
 IDASPE
                                           Ah, genitore,
 rispetta in Cleomene
1510e la Grecia e le genti.
 SPIRIDATE
                                         In Agamira
 la fiacchezza del sesso e i primi affetti.
 ASPASIA
 Ah sì, senza di lui tu invano adesso
 piangeresti due figli e noi due sposi.
 IDASPE
 Ei tenne il colpo.
 CLEOMENE
                                  E chi salvò i fratelli
1515non volea il padre estinto.
 AGAMIRA
 Qui per due vite, o sire,
 mi giurasti ’l perdono.
 BERENICE
 E già questo è dover.
 ASPASIA
                                         Non è più dono.
 ARTASERSE
 Tutto condono, o principesse illustri.
1520Tutto vi deggio, o cari figli. A’ vostri
 consigli, a’ vostri preghi, al piacer mio
 cede il furor; la dura legge annullo.
 Dario, un mio figlio, in Cleomene abbraccio.
 Agamira, il giurai, te pur rimetto
1525nel mio primiero affetto.
 LIDO
 E seco ancora avrai comune il letto.
 CLEOMENE
 Sarò figlio di amor.
 AGAMIRA
                                      Serva di fede.
 ARTASERSE
 Altrove e in altro tempo
 le storie udrò de’ vostri casi. Questo,
1530questo è tempo d’amor, tempo di gioia.
 Aspasia, Berenice,
 vi rendo i vostri sposi.
 ASPASIA e BERENICE
                                           E son felice.
 IDASPE
 Tutto è amor.
 SPIRIDATE
                            Tutto è gioia.
 AGAMIRA
                                                      E tutto è pace.
 ARTASERSE
 E con vittime illustri
1535da noi si placherà l’ombra di Arsace.
 TUTTI
 
    Del destin fra le procelle
 nella pace ha il porto amor.
 
    E all’ardor di liete stelle
 fortunata prova ogni alma
1540dolce calma al suo dolor.
 
 Il fine dell’«Artaserse»