Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 ATTO TERZO
 
 Galleria d’armi.
 
 SCENA PRIMA
 
 AGAMIRA, poi ARTASERSE, CLEOMENE e LIDO
 
 AGAMIRA
 
1055   Pace implora al duol quest’alma
 ed amor risponde: «Pace».
 
    Così alor che pena e teme,
 con la speme e con la calma
 il mio duol sospira e tace.
 
 ARTASERSE
1060Lido, mi vegga Idaspe.
 LIDO
 Volo al real comando. (Parte)
 ARTASERSE
 M’odi Aspasia, se vuol, ma non congiuri.
 CLEOMENE
 L’odio nel cor di donna è senza legge.
 ARTASERSE
 E senza meta è in cor di re lo sdegno.
 AGAMIRA
1065Vendetta il duol le insegna.
 ARTASERSE
 Ma non vendetta indegna.
 CLEOMENE
 Saprà punirla Atene.
 ARTASERSE
 Qui rea la trovo e qui n’avrà le pene;
 e già per giudicarla e per punirla
1070fia raccolto il Senato.
 CLEOMENE
 La fede io ti rammento.
 ARTASERSE
 Non la deve un monarca a un tradimento.
 Addio. Giunge, non so se un reo, se un figlio.
 So che il giudice e ’l padre hanno un sol core.
 AGAMIRA
1075Che bel sospir, se sospirasse amore.
 
 SCENA II
 
 IDASPE, LIDO, ARTASERSE e CLEOMENE in disparte
 
 ARTASERSE
 Qual vieni, Idaspe, di’, figlio o nemico?
 IDASPE
 Risponda il sangue al padre.
 ARTASERSE
 Oh dio! Già ’l sai; vuol la mia morte Aspasia
 e n’appoggiò al tuo braccio il fier desio.
 IDASPE
1080Meco ti vendicai del crudo cenno
 col negar d’eseguirlo.
 ARTASERSE
 Vendetta a me non certa.
 Quello è ’l tuo ferro. Or di’, sei senza colpa? (Gli accenna la sua spada)
 IDASPE
 Io lo protesto e ’l giurerò con l’opra.
 ARTASERSE
1085Vanne. Rendi a te stesso
 l’onor, la libertà, la vita e ’l padre.
 Aspasia ucciderai.
 CLEOMENE
                                    Empia richiesta!
 LIDO
 (Prova così crudel non gli entra in testa).
 ARTASERSE
 Non rispondi? Già vedo
1090la viltà della colpa
 nella viltà ch’hai di scolparti. A noi
 Spiridate si guidi.
 LIDO
 Tu salvi Aspasia e te medesmo uccidi. (A Idaspe e parte)
 IDASPE
 
    Squarciami prima il seno,
1095vedrai che ancora è pieno
 d’onor, non di viltà.
 
    Di’ ch’io son reo. Pazienza.
 Per prova d’innocenza,
 non vo’ la crudeltà.
 
 SCENA III
 
 SPIRIDATE, LIDO e li suddetti
 
 ARTASERSE
1100Figlio, e se vuoi lo vo’ ridir, mio figlio,
 credo in Idaspe il reo; ma da te voglio
 un atto che assicuri i dubbi miei.
 SPIRIDATE
 Pronto son io.
 IDASPE e CLEOMENE
                            (Serbate Aspasia, o dei).
 ARTASERSE
 L’acciar, che il re ti tolse, il re ti rende.
1105Giustizia sia, non dono. Il prendi. (Gli accenna la sua spada e Spiridate la prende)
 IDASPE
                                                                (E ’l prende?)
 SPIRIDATE
 Or che m’imponi, o padre?
 ARTASERSE
 Una giusta discolpa.
 SPIRIDATE
                                        Ove cercarla?
 ARTASERSE
 Ove? D’Aspasia in sen. Svena la rea.
 SPIRIDATE
 Svenar Aspasia? Aspasia?
 LIDO
                                                  Io lo sapea.
 ARTASERSE
1110E che? Pur te spaventa
 quel folle onor che fe’ codardo Idaspe?
 SPIRIDATE
 Sì misero son io che tu mi creda
 meno illustre di lui, di lui più vile?
 Un trofeo femminile a la mia spada?
 ARTASERSE
1115Fellon. L’iniqua cada. Io stesso, io stesso
 senza timor d’infamia a l’opra volo.
 SPIRIDATE
 Che sento? Oimè!
 IDASPE
                                    Deh resta. (Si affaccia ad Artaserse)
 Vuoi una vita? Anco una vita è questa.
 ARTASERSE
 E questa e quella a l’ire mie si deve.
 SPIRIDATE
1120Ferma, o re; ferma, o padre. Io voglio il pregio
 di sì bell’atto. Ecco l’acciar, l’ardire
 già precede il mio braccio.
 Viva la mia innocenza e la mia fama.
 CLEOMENE
 (In difesa d’Aspasia amor mi chiama).
 ARTASERSE
1125Non m’ingannar. È tua prigion la reggia
 custodita d’intorno. Ardisci, adempi
 il tuo forte consiglio
 e torna in questo sen principe e figlio.
 
 SCENA IV
 
 IDASPE e SPIRIDATE
 
 IDASPE
 Sì crudo, o Spiridate?
 SPIRIDATE
1130Convien, perché innocente io mi palesi.
 IDASPE
 Innocente e spietato?
 SPIRIDATE
 Bella è la crudeltà, quando è virtude.
 IDASPE
 Mal si cerca virtù dentro una colpa.
 SPIRIDATE
 Ah! Idaspe, Idaspe... Io parto.
 IDASPE
1135Ferma e quel ferro a me. Si mora; questa
 è la congiura, ond’io minaccio il padre.
 Questa è la morte ad un fratello ordita.
 Accostati. Vedrai nella ferita
 palpitar l’innocenza e insiem l’amore.
1140Poi vanne e al genitore
 narra che in me fedele il cor vedesti.
 Indi svenando Aspasia,
 racconta ad essa in quel fatale istante
 che ancor trovasti il cor d’Idaspe amante. (In atto di ferirsi)
 SPIRIDATE
1145Ah! Da me per altr’uso,
 per altro fine ebb’io dal padre il ferro.
 Viva illesa la bella.
 Vivi felice, Idaspe.
 E s’hai del sangue mio sete sì ardente,
1150ecco il petto, ecco il cor. Moro innocente.
 IDASPE
 E per mostrarti tale,
 tenti di farmi reo?
 SPIRIDATE
 Ha pietà d’un fratello un parricida?
 IDASPE
 Ha due figli Artaserse. Un gli è rubello.
 SPIRIDATE
1155E s’io so che nol son, tu sarai quello.
 
 SCENA V
 
 ASPASIA, BERENICE e i suddetti
 
 ASPASIA
 E vivi io vi riveggio e sciolti, o prenci?
 O fortunato amor che qui mi trasse!
 SPIRIDATE
 Cieli! Cieli! Che ascolto?
 IDASPE
 Aspasia ascolti e amante.
 ASPASIA
1160Stupite? Eccovi Aspasia
 ma non più quella cruda aspra nemica.
 No no, più non mi adiro.
 Anch’io peno, anch’io bramo, anch’io sospiro.
 SPIRIDATE
 O bel cambio d’affetti!
 IDASPE
1165Ah! Se ’l felice io sono...
 ASPASIA
 Teco ragiono; e ’l nodo, onde ti stringo,
 sia catena d’amor che passi a l’alma.
 SPIRIDATE
 (Tanto ad Idaspe? O pena!)
 IDASPE
 Bella, sei pur amante? E sei pur mia?
 ASPASIA
1170Tua, qual già mi bramasti.
 SPIRIDATE
                                                   (O gelosia!)
 BERENICE
 Sospirasse per me quel core almeno. (A parte)
 IDASPE
 Perdona e soffri. Essa così decide. (A Spiridate)
 SPIRIDATE
 (E mi piace e mi uccide).
 BERENICE
 Tu che in amor felice... (Ad Aspasia)
 ASPASIA
1175T’intendo. Eccoti, o prence, (A Spiridate)
 Berenice che ti ama.
 Mira che timidetta ancor non osa.
 Ah, ben è tempo ommai che da quel ciglio
 il pianto si dilegui.
1180Amica, io principiai, tu ardisci e siegui.
 SPIRIDATE
 De l’innocenza mia gran prova è questa,
 perder senza dolor colei che adoro.
 Ma tu, bella, tu mi ami?
 BERENICE
 Non ascondo il mio foco.
1185Per dir un grande amor dissi pur poco.
 IDASPE
 E che giova, mio ben?
 SPIRIDAte
                                           Bella, che giova?
 Questa che abbiam di libertade è un’ombra.
 Ma per compir de le tue gioie il corso, (A Idaspe)
 non conosce perigli il zelo mio.
1190Un atto di virtù talvolta è cieco.
 Idaspe, io parto.
 BERENICE
                                 E Berenice è teco.
 SPIRIDATE
 
    Va pensando un gran pensiero
 la costanza del mio onor.
 
    E lavora il bel mistero
1195sul disegno del valor.
 
 BERENICE
 
    Va volando a la sua sfera
 la speranza del mio amor.
 
    Più che sorge, alor più spera;
 più che spera, ha più vigor.
 
 SCENA VI
 
 ASPASIA e IDASPE
 
 IDASPE
1200Il fratel giurò mai fede al tuo sdegno?
 ASPASIA
 No, fermi al mio pregar foste ugualmente
 e più crebbe il mio amore.
 IDASPE
                                                   (Egli è innocente).
 Crebbe amore in quell’alma alor sì fiera?
 ASPASIA
 Eh, non dura fierezza in sen di donna.
 IDASPE
1205E pur tanti miei voti...
 ASPASIA
 È più caro l’amante alor che priega.
 IDASPE
 Perché tanti miei pianti?
 ASPASIA
 Così si frange un core o almen si piega.
 IDASPE
 L’amor di Spiridate a sé mi chiama.
1210Non so ciò che egli pensi.
 Il diletto al dover ceda per ora.
 Convien che seco io viva o seco io mora.
 
    Io vi lascio, o luci belle;
 ma de’ rai, che in voi adoro,
1215tutto avrò nel sen l’ardor.
 
    Son lontane ancor le stelle.
 Pur quaggiù dei lampi loro
 giunger sa la forza ancor. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 AGAMIRA, CLEOMENE ed ASPASIA
 
 CLEOMENE
 Aspasia, in tua difesa io son co’ Greci.
 ASPASIA
1220Qual uopo? Qual ragione?
 AGAMIRA
 Den pesar la tua colpa i grandi tutti.
 Né basta il padre. Hai per nemici i figli.
 CLEOMENE
 Minaccian la tua vita e co’ tuoi giorni
 compran dal padre irato il lor perdono.
 ASPASIA
1225Non è ver. Nacquer prenci e prenci sono.
 Illesi entrambi, illeso Idaspe io bramo.
 CLEOMENE
 Un parricida?
 ASPASIA
                             Egli è innocente e l’amo.
 
    Sì, l’adoro; e credi a me
 che per te
1230e non sono e non sarò.
 
    Se volessi non potrei,
 se potessi non vorrei.
 Questo è quel che dir ti so.
 
 SCENA VIII
 
 AGAMIRA e CLEOMENE
 
 CLEOMENE
 E questo sol mi resta
1235de’ tradimenti miei misero frutto?
 AGAMIRA
 Dario non si disperi.
 CLEOMENE
 Io soffrirò d’Aspasia, io dei fratelli
 e l’ingiurie e la morte?
 Ah! No. L’armi di Grecia...
 AGAMIRA
1240Ferma, che non per anco
 ti chiede il lor periglio
 questo di tua pietà cimento estremo.
 CLEOMENE
 Nei danni lor le mie vergogne io temo.
 
    Del braccio l’aita, del petto l’ardir
1245si deve a l’amata, ingrata beltà.
 
    Più bella è la fede, più degno è ’l servir,
 se premio non chiede, se speme non ha.
 
 SCENA IX
 
 AGAMIRA
 
 AGAMIRA
 Ah, che speri, Agamira?
 Nulla da chi ti amò, nulla dal figlio.
1250Miei vezzi, a voi. Voi de l’ingrato in seno
 un poco sol del foco mio cercate.
 Già per vincer quel gel che a voi contrasta,
 ogni lieve calor so che vi basta.
 
    Se nel sen degl’incostanti
1255resta almen qualche favilla,
 sentirà di nuovo amor.
 
    Perché alor de’ sciolti pianti
 basterà sol una stilla
 a svegliar l’antico ardor.
 
 Ritiro delizioso corrispondente agli appartamenti di Artaserse.
 
 SCENA X
 
 ARTASERSE e LIDO
 
 ARTASERSE
1260È raccolto il Senato?
 LIDO
 E i tuoi comandi attende.
 ARTASERSE
 Nel caso atroce, onde la reggia è tutta
 agitata e sconvolta, un re, ch’è padre,
 cerca l’altrui consiglio.
 LIDO
1265Ma con questo rigor cerchi il tuo male.
 ARTASERSE
 Ad ogni affetto il mio dover prevale.
 
 SCENA XI
 
 SPIRIDATE e li suddetti
 
 SPIRIDATE
 (Ove mi guidi, amor?) Padre.
 ARTASERSE
                                                         Nel seno
 de la nostra nemica
 s’è ’l mio sospetto e l’amor tuo purgato?
 SPIRIDATE
1270Giusto, signor, ti voglio e non spietato.
 ARTASERSE
 Come?
 SPIRIDATE
                 Aspasia anche vive.
 ARTASERSE
                                                       Anima vile,
 dunque colei più che ’l tuo padre amasti.
 SPIRIDATE
 Più la tua gloria amai che la mia vita.
 ARTASERSE
 Ti comincio a punir. Morrà l’iniqua.
 SPIRIDATE
 
1275   Mora, sì, ma sol chi errò;
 e se ’l cerchi, io quello sono.
 
    Io sol reo per troppo amore,
 più non merto, o genitore,
 né ti chiedo il mio perdono.
 
 LIDO
1280Ahimè, dove precipiti? (A Spiridate)
 ARTASERSE
                                              Che sento?
 SPIRIDATE
 Non errò Idaspe. Io solo...
 ARTASERSE
                                                 E solo, infame,
 la pena soffrirai del doppio eccesso.
 LIDO
 Tu fosti del tuo mal fabbro a te stesso. (A Spiridate)
 
 SCENA XII
 
 IDASPE e li suddetti
 
 IDASPE
 (Qui col padre il fratel?)
 ARTASERSE
                                               Vieni, sì, vieni,
1285Idaspe, amato figlio,
 quanto innocente più, tanto più caro.
 IDASPE
 Che? Spiridate...
 ARTASERSE
                                  Egli, empio,
 e la tua meditava e la mia strage.
 Amor, tema, rimorso il trasse infine
1290a disperare, ad accusar sé stesso.
 Vien dunque e lascia pure
 che io ti stringa al mio sen. (Torna ad abbracciarlo e Idaspe si ritira)
 IDASPE
                                                     Sire, in Idaspe
 tu abbracci il parricida. Io son sol quello
 e non è ver che Spiridate il sia.
 LIDO
1295(A costoro il morir par bizzarria).
 IDASPE
 Crudel, così la mia
 felicità compisci?
 SPIRIDATE
                                   A che ne vieni,
 sfortunato innocente? Io solo, io solo
 il colpevole fui. Rimanti in pace
1300né ti usurpar le non dovute pene.
 IDASPE
 A me che errai, solo morir conviene.
 ARTASERSE
 O strane, o sfortunate
 peripezie! Ciascun poc’anzi a gara
 si vantava innocente, or reo si vanta.
1305Artaserse, Artaserse, ov’è quel figlio
 per cui sinor tardasti il fatal colpo?
 Ambi son tuoi nemici.
 Perano dunque entrambi. Io non vo’ figli
 ch’amino più del padre
1310e l’amata e ’l fratello. Udite, indegni;
 ognun di voi morrà, giacché ostinato
 fra voi s’asconde il reo.
 IDASPE
 Ah! Signor, tutta mia sia questa pena.
 SPIRIDATE
 Deh per grazia morir solo ti chiedo.
 ARTASERSE
1315Il reo sen mora; e ’l reo in entrambi io vedo.
 Lido, a scriver mi reca. Ite, o soldati,
 e sian condotti a la prigion primiera.
 LIDO
 Non ha core di padre. Ei l’ha di fiera.
 
 SCENA XIII
 
 ASPASIA, BERENICE e li suddetti
 
 IDASPE
 Aspasia.
 SPIRIDATE
                   Berenice.
 IDASPE
                                       Io vado.
 SPIRIDATE
                                                        Io parto.
 ASPASIA
1320Dove, mio caro amor?
 BERENICE
                                           Dove, idol mio?
 IDASPE, SPIRIDATE
 Dove? A morir.
 IDASPE
                               Mio ben.
 SPIRIDATE
                                                  Mia bella.
 A DUE
                                                                       Addio.
 
 SCENA XIV
 
 ARTASERSE, ASPASIA, BERENICE e poi LIDO
 
 ASPASIA
 Idaspe, e qual mi lasci?
 BERENICE
 Così senza di me ten vai, mia vita?
 ARTASERSE
 Sì, tanta fellonia resti punita.
 ASPASIA
1325Punita, sì, ma Aspasia,
 Aspasia ch’è la rea, perché non more?
 ARTASERSE
 Nuovo oggetto di sdegno al mio furore.
 BERENICE
 Anch’io, spietato, ho un’alma,
 cui la sorte più ria non fa spavento.
 ARTASERSE
1330Nuovo oggetto di pena al mio tormento.
 ASPASIA
 Idaspe è mio consorte.
 BERENICE
 Spiridate è mio sposo.
 ASPASIA
 Trarrò la Grecia in armi.
 BERENICE
                                                Ancora il ferro
 saprà stringer Atene.
 ARTASERSE
1335Facciasi. Han da morir.
 A DUE
                                              Non v’è più spene.
 LIDO
 Pronto ubbidii.
 ARTASERSE
                               Più non si tardi. Andiamo
 a segnar la senten... Sì, la sentenza
 che la colpa condanni e l’innocenza.
 Innocenza?... A un tal nome,
1340man di re, tu vacilli?
 LIDO
 Non scrisse ancor.
 ASPASIA
                                    Par che si penta.
 BERENICE
                                                                    Io spero.
 ARTASERSE
 Ma che? Certa è la colpa,
 si cercò il parricidio e piacque il prezzo.
 Non punirlo è impietà. Mora chi è reo. (Prende la penna e si ferma)
1345Un solo è ’l reo; due sono i figli; e quale,
 quale assolvo di loro? E qual condanno?
 Nessuno? Ingiusto son; due? Son tiranno.
 ASPASIA
 Salvami Idaspe. Egli è mio sposo. I patti...
 ARTASERSE
 Innocente lo prova e a te lo salvo.
 BERENICE
1350Rendimi Spiridate. Egli è già mio.
 ARTASERSE
 Non colpevol l’addita e a te lo rendo.
 ASPASIA
 Ascolta la natura.
 BERENICE
 Ascolta la pietà.
 ARTASERSE
                                Giustizia offendo.
 ASPASIA
 Né l’offendi in opprimer l’innocenza?
 ARTASERSE
1355Che fier destin? Che strano nodo è ’l mio?
 Io giudice tra voi vedo il misfatto
 e ’l colpevol non vedo.
 Misero, son costretto
 per mio conforto a desiarvi infami.
1360Figli... Oh dio! Foste almeno entrambi rei,
 che alor vi punirei senza dolore,
 perché vi punirei senza rimorso.
 Ma ceda ogni rispetto.
 Scrivasi. Il mio sospetto
1365non è poca lor colpa.
 Purché il reo si punisca, il giusto mora.
 Il giusto?... (Prende la penna e si ferma)
 ASPASIA
                         O legge!
 BERENICE
                                           O foglio!
 LIDO
                                                             È in forse ancora.
 ARTASERSE
 Scriver non so. Destra, ragion e core
 nol consente e n’ha orrore;
1370ma ciò ch’il re non può faccia il Senato.
 Tutta in lui si rimetta
 la pietà, la speranza e la vendetta.
 
    Man di padre e man di re,
 non segnasti la sentenza
1375per giustizia o per viltà?
 
    Quell’orror, che nacque in te,
 fu rispetto d’innocenza
 o interesse di pietà?
 
 SCENA XV
 
 ASPASIA, BERENICE
 
 BERENICE
 Giudice fia il Senato.
 ASPASIA
1380E dal giudizio altrui pende anche il nostro.
 BERENICE
 Là corro incerta ad aspettarne il fine,
 risoluta con te, dolce consorte,
 a la vita o a la morte.
 
    La tua vita sarà il viver mio
1385e mia morte sarà il tuo morir.
 
    Teco unita al più dolce desio,
 teco forte al più amaro martir.
 
 SCENA XVI
 
 ASPASIA
 
 ASPASIA
 Teco, fiorito orror, teco che gemi
 in dolce libertà, placida auretta,
1390parlo e chiedo ragion. Dimmi se sei
 o fomento o conforto a’ mali miei.
 
    Ombre liete, aurette placide,
 lusingate il mio martoro.
 
    Lusingate... Ah! No, nol fate,
1395che un delirio è del tormento
 l’affidare a l’ombra, al vento
 la speranza del ristoro.
 
 Salone reale.
 
 SCENA XVII
 
 AGAMIRA, CLEOMENE
 
 AGAMIRA
 Sei risoluto?
 CLEOMENE
                          A preservar da morte
 gl’innocenti fratelli.
 AGAMIRA
1400Li condannò il Senato;
 e assoluta n’è Aspasia.
 CLEOMENE
                                           Io ne ho la colpa.
 AGAMIRA
 Folle, a perder ti vai.
 CLEOMENE
                                         Già son perduto.
 AGAMIRA
 Ma come vuoi?...
 CLEOMENE
                                  Dal campo
 in Susa mi seguir duci e guerrieri.
 AGAMIRA
1405E se l’armi non ponno?
 CLEOMENE
 Chiamerò la mia gloria in mio soccorso.
 AGAMIRA
 Troppo arrischi te stesso.
 CLEOMENE
 Crudo più d’ogni rischio è il mio rimorso.
 AGAMIRA
 E la tua genitrice?
 CLEOMENE
1410Nel mio campo ti addito un forte asilo.
 Addio; siegui ’l mio esempio.
 Chi non compie l’error non è mai empio.
 
    Chi del fallo per tempo si pente
 innocente ritorna qual fu.
 
1415   Se lusinga del senso è ’l pensarlo,
 l’emendarlo è trofeo di virtù.
 
 SCENA XVIII
 
 AGAMIRA e poi ARTASERSE
 
 AGAMIRA
 Mesto giunge Artaserse.
 ARTASERSE
 O reggia desolata!
 O d’infausti imenei pompe lugubri;
1420ma qui Agamira? Occhi, frenate il corso
 a le lagrime vostre. In regia fronte,
 quand’altri veda, è troppo vile il pianto.
 AGAMIRA
 (Cielo, assistimi tu). Re sempre amato.
 Oh dio! Potessi dir re sempre amante!
1425Quanto di questo dì, ch’è pur tuo dono,
 quanto dolci mi sono
 i fugaci momenti...
 ARTASERSE
 Donna, a che più rammenti i primi affetti?
 AGAMIRA
 Fiamma, che arde nel sen, sfuma dal labbro.
 ARTASERSE
1430Questa memoria i miei dolori accresce.
 AGAMIRA
 Piacer di ben perduto è ancor piacere.
 ARTASERSE
 Ah, se tanto a te giova,
 a me giovasse insiem l’antico amore.
 AGAMIRA
 Come giovar ti può, se già l’hai spento?
 ARTASERSE
1435Giovar potria, se a me rimasto almeno
 ne fosse un qualche frutto.
 AGAMIRA
 Sol ne incolpa te stesso e la tua legge.
 ARTASERSE
 Legge ch’or è mia pena.
 AGAMIRA
 Vane querele; a morte vanno i figli.
 ARTASERSE
1440E fia di successor priva la reggia.
 AGAMIRA
 Tel diedi e tu l’hai morto.
 ARTASERSE
 Dispero ogni conforto.
 AGAMIRA
 Ma se Agamira or ti rendesse il figlio?
 ARTASERSE
 Ei saria nostro erede.
 AGAMIRA
1445E se innocenti io ti serbassi i prenci?
 ARTASERSE
 L’amore avresti e d’Artaserse il soglio.
 AGAMIRA
 Due vite a me concedi e a te li serbo.
 ARTASERSE
 Purché non siano i figli rei.
 AGAMIRA
                                                    Non sono.
 ARTASERSE
 Tutto prometto, al cielo, a Mitra il giuro.
 AGAMIRA
1450Fa’ che s’arresti la fatal sentenza.
 Nuocer potria l’indugio a l’innocenza.
 ARTASERSE
 Vado; ma se m’inganno!
 AGAMIRA
                                               Ecco il mio capo. (Artaserse parte)
 
    So che non ho fortuna
 ma pur questa alma mia
1455spera di respirar.
 
    S’avrà ciò che desia,
 sì sì, già ’l duol s’oblia;
 e se a goder imparo,
 caro sarà il penar.
 
 ARTASERSE
1460S’è dato il cenno; or la promessa adempi.
 AGAMIRA
 Sai che Dario a noi nacque.
 ARTASERSE
 Ma come gli altri anch’ei svenossi in cuna.
 AGAMIRA
 No, vive e adulto...
 ARTASERSE
                                     E come? Ed in qual parte?
 AGAMIRA
 lo sola il so, meco il sapeva Arsace.
 ARTASERSE
1465Arsace già trafitto
 dai condannati figli?
 AGAMIRA
 Sott’altro ferro ei cadde.
 ARTASERSE
                                               O dei! Che narri?
 AGAMIRA
 Chi lo svenò...
 ARTASERSE
                             Taci. Ecco Lido. Ei reca...
 
 SCENA XIX
 
 LIDO e li suddetti
 
 LIDO
 Gran cose e strani eventi.
 ARTASERSE
1470Son morti i figli? E giunse tardi il messo?
 LIDO
 Quei sarian morti e questi giunto invano,
 se Cleomene armato
 co’ greci suoi non fosse accorso.
 AGAMIRA
                                                           (O figlio!)
 LIDO
 Ei li giura innocenti.
1475Il popolo in furor prese ha già l’armi.
 Voglion le principesse i loro sposi.
 Corron tutti a la reggia. Io li prevenni.
 AGAMIRA
 Temo il tuo rischio; in questi
 popolari tumulti,
1480mal sicuro è ’l diadema.
 ARTASERSE
 Quando ha seco giustizia, il re non tema.
 
 SCENA XX
 
 IDASPE, SPIRIDATE, ASPASIA, BERENICE e li suddetti
 
 SPIRIDATE
 Padre, la nostra vita è un’altrui colpa.
 IDASPE
 Vittime del dover pria che del ferro,
 ecco torniamo al cenno.
 SPIRIDATE
1485Solo perdona a la pietà di questo
 popolo tuo vassallo.
 IDASPE
 E al duol di queste, ahi! troppo spose amanti.
 BERENICE
 E vivo ancor?
 ASPASIA
                            (Stemprati, Aspasia, in pianti).
 AGAMIRA
 (Pietoso oggetto!)
 ARTASERSE
                                   Idaspe, Spiridate,
1490san gli dei, sa quest’alma
 qual vi perdo, qual resto;
 ma finché siete rei, finché vendetta
 grida il sangue d’Arsace, io non son padre.
 
 SCENA ULTIMA
 
 CLEOMENE e i suddetti
 
 CLEOMENE
 Dunque il giudice sii di chi l’uccise.
 ARTASERSE
1495Duce.
 AGAMIRA
              O timor!
 CLEOMENE
                                 Quel misero trafitto
 fu mio solo delitto.
 ARTASERSE
 Tuo? Ma come? Di mano
 sol d’un mio figlio il mortal colpo uscio.
 CLEOMENE
 Sì, l’uccise un tuo figlio; e quel son io. (S’inginocchia)
 ARTASERSE
1500È questi il parricida?
 AGAMIRA
 Sopra di me... (S’inginocchia)
 ARTASERSE
                              Costei è che lo mosse?
 E voi, figli, pagaste
 de l’altrui fellonia quasi la pena?
 Olà, morano gli empi.
 IDASPE
                                           Ah! Genitore,
1505rispetta in Cleomene
 e la Grecia e le genti.
 SPIRIDATE
                                         In Agamira
 la fiacchezza del sesso e i primi affetti.
 ASPASIA
 Ah sì, senza di lui tu invano adesso
 piangeresti due figli e noi due sposi.
 IDASPE
1510Ei tenne il colpo.
 CLEOMENE
                                  E chi salvò i fratelli
 non volea ’l padre estinto.
 AGAMIRA
 Qui per due vite, o sire,
 mi giurasti il perdono.
 BERENICE
 E già questo è dover.
 ASPASIA
                                         Non è più dono.
 ARTASERSE
1515Tutto condono, o principesse illustri.
 Tutto vi deggio, o cari figli. Ai vostri
 consigli, ai vostri prieghi, al piacer mio
 cede il furor; la dura legge annullo.
 Dario, un mio figlio, in Cleomene abbraccio.
1520Agamira, il giurai. Te pur rimetto
 nel mio primiero affetto.
 LIDO
 E seco ancora avrai comune il letto.
 CLEOMENE
 Sarò figlio d’amor.
 AGAMIRA
                                     Serva di fede.
 ARTASERSE
 Altrove e in altro tempo
1525le storie udrò de’ vostri casi. Questo,
 questo è tempo d’amor, tempo di gioia.
 Aspasia, Berenice,
 vi rendo i vostri sposi.
 ASPASIA, BERENICE
                                           E son felice.
 IDASPE
 Tutto è amor.
 SPIRIDATE
                            Tutto è gioia.
 AGAMIRA
                                                      E tutto è pace.
 ARTASERSE
1530E con vittime illustri
 da noi si placherà l’ombra d’Arsace.
 TUTTI
 
    Del destin fra le procelle
 ne la pace ha il porto amor.
 
    E a l’ardor di liete stelle
1535fortunata prova ogn’alma
 dolce calma al suo dolor.
 
 Fine del drama