Pirro, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO QUINTO
 
 Bosco.
 
 SCENA PRIMA
 
 ARIDEO e DEMETRIO con seguito
 
 ARIDEO
 Destinato al tuo zelo
 della Tracia è il governo.
 DEMETRIO
 Grado sublime.
 ARIDEO
                                E qual maggior nel regno
 dignità più si apprezza,
1195dal tuo voler dipende.
 DEMETRIO
 Favore eccelso.
 ARIDEO
                              A te dovuto, o caro.
 DEMETRIO
 Ma più, signor, non mi tacer quel grave
 affar che in te rivolgi e che sol brami
 commesso alla mia fede.
 ARIDEO
                                               (Il tempo è questo).
1200Temo de’ tuoi macedoni seguaci
 la vicina presenza.
 DEMETRIO
 Ritiratevi, o fidi. (Si ritirano le guardie di Demetrio)
 ARIDEO
 (Chi sa i falli occultar solo è innocente).
 DEMETRIO
 Non v’è chi ascolti. I cenni attendo.
 ARIDEO
                                                                  Attendi
1205la mercede dovuta a’ traditori.
 Mori, perfido, mori. (Snudato il ferro si avventa, seguito da’ suoi, contro Demetrio)
 DEMETRIO
 Cieli... Arideo... Pietade!
 ARIDEO
                                               Invan la chiedi.
 Morrai...
 
 SCENA II
 
 PIRRO con seguito e i suddetti
 
 PIRRO
                    Tu prima, o barbaro, a’ miei piedi. (Arresta il colpo e disarma Arideo. Fuggono quei di Arideo)
 ARIDEO
 Oimè! Il rivale.
 DEMETRIO
                               (Il mio signor tradito!)
 PIRRO
1210Si custodisca.
 ARIDEO
                            Uccidimi!
 PIRRO
                                                 E qual cieca
 rabbia ti move a profanar quel grande
 carattere che insino
 fra’ più barbari è sacro?
 ARIDEO
                                               (Empio destino!)
 DEMETRIO
 Signor, solo in Demetrio
1215cerca il reo del suo fallo. Al suo diè esempio
 il mio vil tradimento.
 PIRRO
 Tu traditor? Che sento!
 ARIDEO
 E di rossor non moro e di tormento?
 DEMETRIO
 Andai, come imponesti,
1220tuo messagger nella città. Fu il primo
 incontro in Arideo
 che in quel giorno fatale, in cui pugnammo
 contro lui nell’Epiro,
 vita mi diede e libertà mi rese.
1225Egli con ira intese
 ciò ch’io recava; e disperato amante,
 rinfacciommi i suoi doni; aggiunse a’ preghi
 e lusinghe e minacce; e fece in guisa
 che in tuo nome a Cassandro
1230Ellenia chiesi, e non Ismene, in moglie.
 PIRRO
 Chiedesti Ellenia?
 DEMETRIO
                                     E a quel dover mancai,
 cui mi astringea l’esser di nunzio e servo.
 Nel ritorno al tuo campo
 mi accompagna Arideo; mi assal nel bosco;
1235tua virtù mi difende; e qui prosteso
 quella morte ti chiedo a cui m’hai tolto.
 PIRRO
 (Eterni dei, che ascolto!)
 ARIDEO
 (Che mai farà?)
 PIRRO
                                 Vil alma,
 suddito iniquo, perfido ministro,
1240degno sei che la stessa
 destra, che ti difese, or qui ti lasci,
 esempio a’ traditori, esca alle belve.
 Prevalga ancor, prevalga
 mia pietade al tuo eccesso. Io ti ridono
1245la colpevole vita.
 Torna, autor de’ miei mali,
 torna a Cassandro. In quella reggia istessa,
 ove reo mi facesti, e sia sol questa
 sul fallo tuo la capital sentenza,
1250tornami a riparar la mia innocenza.
 DEMETRIO
 
    Sarò fido, invitto re,
 per due leggi a te vassallo.
 
    Daran norma alla mia fé
 il tuo grado e il tuo perdono,
1255la mia nascita e il mio fallo.
 
 SCENA III
 
 PIRRO ed ARIDEO
 
 PIRRO
 Prence, sei mio rival, sei mio nimico.
 Odiami; nol detesto.
 Cerca pur la mia morte; io nol condanno;
 ma da prence la cerca e non da iniquo.
1260Contendimi un trofeo sul cor d’Ismene
 con virtù, non con frode.
 T’ho in mio poter; ma la real tua destra
 di ceppi io non aggravo.
 Mio nimico ti voglio e non mio schiavo.
1265Ecco il ferro, ecco il campo.
 Con quanto hai di poter pugna, ferisci;
 armati del tuo amore e del tuo sdegno
 e renditi così rival più degno.
 ARIDEO
 Pirro, hai già vinto; e l’odio di Arideo
1270il non ultimo sia de’ tuoi trionfi.
 Tu m’offri libertade ed io l’accetto
 e quasi in accettarlo il don ti rendo.
 Principe, addio. Liberator mi fosti;
 nimico ti rifiuto. Al tuo valore,
1275o rival fortunato,
 saria facil trionfo un core ingrato.
 
    Serva per tuo riposo
 l’amore alla virtù.
 
    Per non parerti ingrato
1280sarò più generoso
 ma sfortunato più.
 
 SCENA IV
 
 PIRRO ed ELLENIA
 
 PIRRO
 Or sì, sdegni di Glaucia, ire d’Ismene,
 v’intendo e vi discolpo.
 ELLENIA
 Che udii! Che vidi! Ah, Pirro,
1285che fia di me? Delusa
 da te, non lo dirò, ma dal mio fato
 ramminga, in odio al padre,
 in favola alle genti, a te in disprezzo,
 ho misera perduto ad un istante
1290patria, onor, genitor, sposo ed amante.
 PIRRO
 Non disperar. Nel campo mio non manca
 ad Ellenia una reggia. Il tempo, il caso,
 la natura, l’amore
 ti renderan pace e consorte. Andiamo.
 ELLENIA
 
1295   Venir teco? Ahi, qual consiglio?
 Se non m’ami, sei mia pena;
 e se m’ami, mio periglio.
 
 PIRRO
 Ti arride il ciel. Viene il tuo amante.
 ELLENIA
                                                                    Glaucia?
 PIRRO
 Colà ti ascondi; e intanto
1300da regina risolvi.
 Cedi al destin; torna ad amar chi dei.
 ELLENIA
 Giusti numi, reggete i sensi miei.
 
 SCENA V
 
 GLAUCIA e PIRRO
 
 GLAUCIA
 Ecco l’infido. Oh vista,
 quai svegli in me non ben intesi affetti
1305d’amor, d’odio, di duolo! Or voi, voi poche
 infelici reliquie
 di tradita amistà, da me partite;
 e che amai l’infedel più non mi dite.
 PIRRO
 Eccomi, Glaucia, eccomi al loco. Io vengo
1310qual tu non pensi.
 GLAUCIA
                                    Il so; tu vieni, o Pirro,
 rival ma fortunato,
 nimico ma spietato.
 Pur non vieni temuto. Anch’io il vantaggio
 avrò del tuo delitto.
1315All’armi. In questo campo
 o Glaucia o Pirro ha da cader trafitto.
 PIRRO
 Non tant’impeto, o Glaucia. Ad armi pari
 dobbiam pugnar; ma queste
 sien di amor, non di sdegno.
 GLAUCIA
1320Amplessi a me? Stringi quel ferro, o indegno.
 Abbi cor per ferirmi,
 se l’avesti a tradirmi.
 PIRRO
                                          Odimi e poi...
 GLAUCIA
 Difenditi o ti sveno.
 
 SCENA VI
 
 ELLENIA e i suddetti
 
 ELLENIA
 Ma se al reo vuoi dar morte, ecco il mio seno.
1325Qui spietato ma giusto,
 qui punisci l’inganno e il tradimento.
 Qui una vittima cerca
 degna del tuo furor, qui una vendetta
 che tua colpa non sia; qui svena un core
1330sconoscente, spergiuro e traditore.
 GLAUCIA
 Vieni, ingiusta beltà. Sin del tuo petto
 al mio rival fa’ scudo;
 e se questo non basta
 trafiggi ’l mio. Già tel presento ignudo.
 PIRRO
1335Esci d’inganno e meglio
 raffigura un amico.
 Che se non credi al testimon del labbro,
 credilo a quel della mia destra e accetta
 questa, ch’io ti presento,
1340meta de’ voti tuoi, sposa diletta.
 GLAUCIA
 Sposa diletta? Anche schernirmi? In moglie...
 PIRRO
 Ismene io chiesi e sola Ismene amai.
 Arideo dell’inganno
 fu autor; Demetrio esecutor sen rese;
1345e fu la colpa altrui nostra sciagura.
 ELLENIA
 Sol io son la infedele, io la spergiura.
 GLAUCIA
 Amico! Sposa! Ah, questo
 è un opprimermi, o dei, con troppa gioia.
 PIRRO
 Felici amanti, io v’offro
1350nel campo mio...
 ELLENIA
                                 No, prence. Al genitore
 farem ritorno.
 GLAUCIA
                             E impiegheremo, o Pirro,
 presso Cassandro a tuo favor noi stessi.
 PIRRO
 Ite; e se in voi nudrite
 pietà di un fido amante,
1355dite all’idolo mio; «Pirro è costante».
 
    Dite alla cara Ismene
 che con amor verace
 quest’anima l’adora.
 
    Ditele le mie pene
1360e per maggior sua pace
 la mia innocenza ancora.
 
 SCENA VII
 
 GLAUCIA ed ELLENIA
 
 GLAUCIA
 È possibile, o sposa...
 ELLENIA
 È possibile, o sposo...
 GLAUCIA
 Che tu senta pietà de’ miei tormenti?
 ELLENIA
1365Che tu ponga in obblio le andate offese?
 GLAUCIA
 Provasti la mia fede e le soffersi.
 ELLENIA
 Conobbi ’l fallo e pentimento io n’ebbi.
 GLAUCIA
 Oh dolce pentimento!
 ELLENIA
 Oh amabile costanza!
 GLAUCIA
1370Tu mi cangi in diletto anche il mio affanno.
 ELLENIA
 Tu mi fai parer gloria anche il mio inganno.
 GLAUCIA
 
    Tu ravvivi in questo petto
 più diletto e non più amor.
 
    Io godea, per meritarti,
1375di adorarti
 nel disprezzo e nel rigor.
 
 ELLENIA
 
    Dal rossor della mia colpa
 mi discolpa il tuo goder.
 
    Un amor, ch’è sempre in gioia,
1380divien noia.
 Qualche torto il fa piacer.
 
 Salone reale.
 
 SCENA VIII
 
 ISMENE e poi CIRO
 
 ISMENE
 Pirro è innocente. O voi,
 voi di pompa e di gioia
 tanto al giubilo mio conformi oggetti,
1385che già di mie querele
 in eco risonaste egra e dolente,
 ripetete in applauso
 del mio giulivo amor: «Pirro è innocente». (Entra Ciro, seguito da un servo con tazza di veleno sopra una coppa d’argento)
 CIRO
 Cassandro è re. Con questo dono, Ismene,
1390la sua fede ei ti serba;
 e giusto è sol, perché tu sei superba. (Fatta deporre la tazza sopra un tavolino, si parte)
 ISMENE
 Favori di tiranno,
 rei stromenti di morte, in voi si affissa
 con disprezzo lo sguardo,
1395l’anima con virtù. Non vi è più oggetto
 da spaventarmi, or che innocente è Pirro.
 La sua fede è il gran bene
 che volea meco al fortunato Eliso.
 Ma pria ch’io colà scenda, ombra non vile,
1400verrò, sposo adorato,
 verrò nel tuo bel viso
 a tor l’idea di un più felice Eliso.
 
    Nel tuo bel nome, fido consorte,
 berrò  la morte dal rio velen.
 
1405   Può, caro nome, la tua dolcezza
 in alimento cangiar la morte
 o l’amarezza temprarne almen. (Prende in mano il veleno)
 
 SCENA IX
 
 CASSANDRO ed ISMENE
 
 CASSANDRO
 Più non basta a Cassandro
 la tua morte, o superba.
1410La fuga della figlia,
 i ceppi di Arideo son nove offese.
 Convien punirle. A me Demetrio espose
 l’amor di Pirro. In questo
 già meditai la non volgar vendetta.
1415Torre al nimico la tua vita è poco;
 se gli tolga il tuo core.
 Vo’ che ora sii mia sposa,
 ma sposa di dispetto e di furore.
 ISMENE
 Io sposa tua?
 CASSANDRO
                           Del talamo esecrando
1420pria l’odio nostro accenderà le faci;
 poi quando abbia divelto
 fuor del lacero seno il cor di Pirro,
 verrò col braccio istesso
 sanguinoso e feroce
1425a trarti ’l tuo, perch’ei non viva in esso.
 Né vorrò dopo estinti
 che, o per vostro conforto
 o per pietà di chi vi aggiri ’l passo,
 vi abbruci un rogo e vi racchiuda un sasso.
 ISMENE
1430Io sposa tua? Lode agli dei. Tu stesso
 m’hai posta in man la mia difesa. È questo
 il tuo velen. Non ponno
 tormi più la mia morte i tuoi furori.
 Bevo, bevo, o tiranno.
1435Dell’odio tuo, con l’odio tuo trionfo;
 e sin la morte, in mio supplizio eletta,
 già diventa tua pena e mia vendetta. (In atto di bere è fermata da Arideo che le getta a terra la tazza)
 
 SCENA X
 
 ARIDEO e i suddetti
 
 ARIDEO
 Fermati, Ismene, e in te si salvi ’l prezzo
 della mia libertà, della mia vita.
 ISMENE
1440Pietà crudel!
 CASSANDRO
                           Che veggio!
 Figlio, Arideo, vano fu dunque il grido
 de’ ceppi tuoi, del tuo periglio?
 ARIDEO
                                                           A Pirro
 tu dei, signore, un figlio.
 Perch’ei fu generoso, ancor sei padre.
1445La sua virtù, più che il suo braccio ha vinto
 il mio sdegno e il mio amore.
 Rival più non gli son né più nimico;
 e se ancor t’amo, Ismene,
 opra è di tua beltà la mia costanza.
 ISMENE
1450Questo amore, Arideo,
 sarà virtù, purché non sia speranza.
 
 SCENA XI
 
 GLAUCIA, ELLENIA e i suddetti
 
 GLAUCIA
 Gran re, da un tuo comando
 la man di Ellenia ottenni;
 dall’amistà di Pirro ebbi il suo core.
1455Eccola; e il tuo perdono
 a te renda la figlia, a me la sposa.
 ELLENIA
 Figlia, ch’è rea, la tua pietade implora.
 ISMENE
 (Pirro fedel!)
 ARIDEO
                            Né dai la pace ancora?
 CASSANDRO
 Dunque vincerà Pirro? E due corone
1460mi lascierò vilmente
 sveller dal crin?...
 
 SCENA XII
 
 CIRO e i suddetti
 
 CIRO
                                   Non v’è più scampo, o sire.
 CASSANDRO
 Che arrechi?
 CIRO
                           Il popol medo, appena inteso
 il periglio d’Ismene,
 sua principessa, in fier tumulto ha prese
1465l’armi ed aperto a Pirro
 nelle mura ha l’ingresso.
 Già occupata è la reggia; ed il feroce,
 d’ira e d’amor sospinto,
 viene in tua traccia...
 CASSANDRO
                                         Hai vinto, o cielo, hai vinto.
 
 SCENA ULTIMA
 
 PIRRO, DEMETRIO e i suddetti
 
 PIRRO
1470A te vengo, o Cassandro,
 liberator d’Ismene,
 non tuo nimico. Il rischio suo mi ha tratto,
 non desio di conquista o di vendetta.
 Non temer. Già da questa
1475reggia non tua, sì mal difesa, io parto.
 Parto e rispetto ancora
 la data tregua. Al dì venturo ogni altra
 ragion dell’armi a maturar sospendo.
 Mi basta Ismene; e da’ begl’occhi suoi (Prende Ismene per mano)
1480della vittoria il grande auspizio io prendo.
 ISMENE
 Oh amore!
 ELLENIA
                       Oh fede!
 DEMETRIO
                                          Oh gloria!
 CASSANDRO
 Pirro, abbastanza illustre
 dalle perdite mie reso è il tuo nome.
 Tua Ismene sia; Media ed Epiro insieme
1485sien regni tuoi. L’atto, che forse al mondo
 sembra necessità, solo è ragione.
 Non per timor ma per dover ti cedo.
 Cedo; e a te, generoso,
 offro la pace e l’amicizia chiedo.
 PIRRO
1490Re, ti sia quest’amplesso
 un grato testimon dell’amor mio.
 ARIDEO
 Non più rival, Pirro, t’abbraccio anch’io.
 CASSANDRO
 Al giubilo di pace
 quel si aggiunga di amor, sposi felici;
1495e in due nodi Imeneo renda più chiaro
 questo dì fortunato.
 PIRRO
 Pur credi alla mia fé?
 GLAUCIA
 Pur mi torni il tuo amor?
 ISMENE, ELLENIA A DUE
                                                 Sì, sposo amato.
 
 CASSANDRO, ARIDEO, DEMETRIO, CIRO A QUATTRO
 
    Vieni, o pace, e l’auree chiome
1500cinta vien di verde uliva;
 e risuoni in lieti viva,
 bella diva, il tuo gran nome.
 
 PIRRO, ISMENE, GLAUCIA, ELLENIA A QUATTRO
 
    Vieni, amore, e il tuo diletto
 in ogni alma si diffonda.
1505L’aura il senta, il suolo e l’onda;
 ma più il senta questo petto.
 
 Il fine del «Pirro»