Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA II
 
 SCIPIONE e sodetti
 
 SCIPIONE
                                                Quel di Scipione.
 SOFONISBA
 Signor, se al tuo gran core
1275cara è pur Sofonisba, eccone il tempo.
 Salvami quel Luceio,
 per cui deggio esser tua. Tua sol mi fece
 l’orror de la sua morte.
 Ma se ’l lasci perir, tua più non sono
1280e con lui perdi il donatore e ’l dono.
 SCIPIONE
 A la bella pietà di Sofonisba (A Sofonisba)
 serva la mia amistà. Vanne, o Luceio.
 Libero è ’l porto e là non serpe ancora
 su’ legni amici il militar contagio.
1285Un ve n’ha che al tuo cenno
 pronto i flutti aprirà. Questa è tua guida. (Mostrandoli una delle sue guardie)
 Va’. Sollecita il passo. Amammi e vivi.
 LUCEIO
 Benché amico a Scipion, son quel Luceio
 nemico a Roma e forse
1290non vil nemico. Il preservarmi, o duce,
 è un esporre te stesso;
 non dee la mia amistà farsi tuo rischio
 né infamia tua. Cada il mio capo, al tuo
 nuovi allori e trofei cingan la chioma;
1295e d’esser ti sovvenga
 amico a me ma cittadino a Roma.
 SCIPIONE
 Roma punir non usa
 un atto di virtù.
 LUCEIO
                                Virtù, che nuoce
 a la ragion di stato, è fellonia.
 SCIPIONE
1300Diemmi il Senato autorità sovrana.
 LUCEIO
 Qui del campo è ’l poter, non del Senato.
 SCIPIONE
 Del campo io sono il duce.
 LUCEIO
                                                  Un furor cieco
 libero è da le leggi e tutto ardisce.
 SCIPIONE
 Deh fuggi, amico, io te ne priego.
 LUCEIO
                                                               Ovunque
1305non ripugni il dover, mi è sacro il nome.
 SCIPIONE
 Un mio priego non val. Vaglia un mio impero.
 Parti. Scipio l’impone,
 proconsolo di Roma.
 LUCEIO
 Del romano proconsolo Scipione
1310sul celtibero prence
 non si stende il comando.
 SOFONISBA
 (Sento, o povero cor, che stai penando).
 SCIPIONE
 (A l’ultimo cimento
 vengasi omai. Scipio resisti e vinci).
1315Vattene; Sofonisba
 ti acompagni  e ti siegua. Allontanarti
 da lei, ch’è l’alma tua, non è un salvarti.
 SOFONISBA
 (Torno a sperar).
  LUCEIO
                                  Tersandro
 ti cedé Sofonisba; ella è suo dono.
 SCIPIONE
1320E ’l dono di Tersandro
 rendo a Luceio.
 LUCEIO
                               Eh! Duce,
 in due nomi è un sol cor; ma questo core
 d’esser vinto dal tuo non può soffrire.
 SCIPIONE
 (O costanza!)
 LUCEIO
                            (O dover!)
 SOFONISBA
                                                  (Torno a morire).
 SCIPIONE
 
1325   Salvate il vostro amore, o luci belle,
 e poi godete in esso ed egli in voi.
 
    Ch’io dal cieco furor di rie procelle
 tor non posso al naufragio i giorni suoi. (Scipione si ritira in disparte ma in sito dove può esser da Sofonisba veduto, non da Luceio)
 
 SOFONISBA
 (La vittoria dispero,
1330pur mi giovi tentar). Luceio ingrato
 ma pur anche adorato,
 questo più non si chieda a Sofonisba
 degno trofeo. N’abbia la gloria Elvira.
 Ella ch’è rischio tuo sia tua salvezza.
 LUCEIO
1335(Qual nuovo assalto al cor?)
 SOFONISBA
                                                     Purché tu viva,
 teco ella sia, teco sul legno ascenda;
 e le speranze mie teco ella goda.
 LUCEIO
 Crudel!
 SOFONISBA
                  Mi sarà caro
 vederti suo, pria che vederti estinto.
 LUCEIO
1340Deh! Non mi affligger più.
 SCIPIONE
                                                   Siegui, che hai vinto. (Piano a Sofonisba)
 SOFONISBA
 
    Vanne, vivi,
 godi, regna; ed io frattanto
 qui rimango a lagrimar.
 
    Vanne, godi e non arrivi
1345la memoria del mio pianto
 le tue gioie a contristar.
 
 LUCEIO
 Qual fosca nube a te parer fa impura
 la mia candida fede?
 Qual testimon n’esigi
1350per mio rossor? Pur ti ubbidisco. Andiamo.
 Si abbandoni Cartago.
 Perdasi un bel morir. Scipio lo chiede,
 Sofonisba lo brama,
 lo impone la mia fede. Andiamo. Hai vinto. (La prende per mano)
 SOFONISBA
1355(Tu trionfi così, mio fido amore).
 SCIPIONE
 (E così tu morrai, povero core). (Luceio nel voler partire s’incamina da la parte dov’è Scipione e vedutolo si ferma in atto pensoso)
 LUCEIO
 (Ahi! Che fo? Dove vo? Giudice è Scipio
 di mia viltà).
 SOFONISBA
                           Che più ti arresti?
 LUCEIO
                                                               (Muori (Fra sé tenendo ancor Sofonisba per mano)
 e muori anche con l’odio
1360de la tua Sofonisba;
 ma non mancar, Luceio, al tuo dovere).
 SCIPIONE
 (Irresoluto è ancor).
 SOFONISBA
                                        (Torno a temere). (Luceio va a Scipione)
 LUCEIO
 Signor, deh, mi perdona
 questa mia debolezza. Un troppo amore
1365quasi mi fe’ tradir la mia amistade.
 Eccoti Sofonisba. A te consorte
 io la feci, io la lascio e vado a morte.
 SOFONISBA
 (Alma, esci tutta in pianto). (Piange)
 SCIPIONE
                                                      (Anima forte).
 LUCEIO
 
    Cara, non piangere.
1370Lascia che in morte
 mi resti il vanto
 non men di forte
 che di fedel.
 
    Se il tuo bel pianto
1375vuol condannarmi,
 sei troppo ingiusta,
 se tormentarmi
 troppo crudel.