Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA XV
 
 SCIPIONE e li sodetti
 
 SCIPIONE
 Incerto di sé stesso
 palpita l’amor mio. Tu ne decidi (Luceio si avanza verso Scipione e Sofonisba sta ritirata come in disparte)
 l’ultima sorte, amico.
 LUCEIO
1055(O dio!) Leggi, o signor, su quel bel volto
 la tua felicità. Tua è Sofonisba.
 SOFONISBA
 (Crudel!)
 SCIPIONE
                     Mia Sofonisba?
 LUCEIO
 A’ miei prieghi, al tuo merto
 cedé quel cor.
 SCIPIONE
                            Me fortunato!
 LUCEIO
                                                        Dillo, (A Sofonisba)
1060dillo tu stesso ancor, labbro amoroso;
 e tuo signor lo chiama, anzi tuo sposo.
 SOFONISBA
 (L’odo e non moro?)
 SCIPIONE
                                        E sarà ver che alfine (A Sofonisba accostandosele)
 Scipio a Luceio in quel bel cor succeda?
 Non mel tacer, non mi celar quegli occhi. (Sofonisba rivolge gli occhi ad altra parte, piagnendo)
1065E lascia che da loro
 quanto posso goder ne’ miei trabocchi.
 SOFONISBA
 Scipion... (Più dir non posso) (Guarda Scipione e poi fa lo stesso che prima)
 LUCEIO
                                                         Ella mi accora
 ma si adempia il trionfo e poi si mora. (Luceio si frappone tra Scipione e Sofonisba)
 SOFONISBA
 Tersandro, onde quel pianto?
1070Onde mai quel silenzio?
 LUCEIO
                                               A’ tuoi diletti
 non si oppone, o signor, che il suo Luceio.
 SCIPIONE
 Luceio è morto.
 SOFONISBA
                                E tutta, (A Scipione)
 tutta m’empie di lui la sua memoria.
 LUCEIO
 No, di’ la fiamma sua. Vive quel prence.
 SCIPIONE
1075Vive Luceio?
 SOFONISBA
                           È vero (A Scipione)
 ma ne l’anima mia ch’era suo spirto.
 (Caro, non ti scoprir). (Piano a Luceio)
 LUCEIO
                                            Vive in Cartago, (A Scipione)
 anzi al tuo fianco e tu lo vedi e ’l senti.
 SCIPIONE
 Dove? Come?
 SOFONISBA
                             (O perigli!) Eccolo, o duce;
1080in quest’occhi lo vedi, ancor ripieni
 de l’immagine sua. Ne’ miei lo senti (Scipione si mette in atto pensoso)
 mesti sospiri. (Abbi di me pietade). (Piano a Luceio)
 LUCEIO
 Dover mi sforza. O corrispondi o parlo. (Piano a Sofonisba)
 SOFONISBA
 Empia necessità.
 SCIPIONE
                                  Dunque morranno
1085così le mie speranze? E Sofonisba,
 benché prieghi Tersandro, è ancora ingiusta?
 LUCEIO
 Che tardi più? Proconsolo di Roma. (A Sofonisba poi a Scipione)
 SOFONISBA
 (Ei si perde...)
 LUCEIO
                              Io quel sono...
 SOFONISBA
 Quello tu sei che a l’onde
1090mi togliesti pietoso.
 D’allor nel tuo voler, ben mi sovviene,
 deposi il mio. Più non resisto e serbo
 la data fede. Ei tua mi vuole, o duce,
 e tua sarò.
 LUCEIO
                      (Son morto).
 SCIPIONE
1095Care voci, voi siete il mio conforto.
 SOFONISBA
 Sì, tua sarò. Se mai verrà quel giorno (Piano a Scipione poi a Luceio)
 che a te spiaccia, Tersandro, il fatal nodo,
 nodo che offende il tuo Luceio e ’l mio,
 te sol ne accusa e di’:
1100«Sofonisba era fida
 ed io, in onta di amor, volli così».
 
    Se mai quell’alma amante
 si lagnerà di me,
 rigetterò su te la mia discolpa.
 
1105   Io le serbai costante
 amore e fedeltà,
 sinché la tua amistà si fe’ mia colpa.