Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA IX
 
 CARDENIO e poi LUCEIO
 
 CARDENIO
 Gran virtù, se in Tersandro
 trovo il rival. Quanto opportuno ei giugne?
 LUCEIO
 (Ma se oprai con virtù di che mi dolgo?) (Tra sé)
 CARDENIO
845Non ti aggravi, o Tersandro,
 se da cupi pensieri io ti distolgo.
 LUCEIO
 Prence, che mi si chiede?
 CARDENIO
 In magnanimo petto
 non è ’l fregio minor l’esser sincero.
 LUCEIO
850Fregio ch’è di sua gloria
 necessità. Vile è chi niega il vero.
 CARDENIO
 Piacemi. Or di’. Ne l’ultimo conflitto
 Luceio non cadé?
 LUCEIO
                                   (Quale richiesta!)
 CARDENIO
 (Si turba).
 LUCEIO
                       Ei ne uscì illeso.
 CARDENIO
                                                       Entro Cartago
855ei spira in libertade aure di vita.
 LUCEIO
 È ver. (Sono scoperto).
 CARDENIO
 Né langue in lui la fiamma
 che in sen per Sofonisba amor gli accese.
 LUCEIO
 Non può spegnerla in lui
860col suo obblio, col suo gel tempo né morte.
 CARDENIO
 (Ora, cor mio, sii generoso e forte).
 Ah principe? Ah Luceio? Il grado e ’l nome
 ben puoi mentir, l’alto valor non mai,
 che da l’opre, dal labbro e dal sembiante,
865quasi raggio per vetro in te traluce,
 tu sei Luceio, il grand’eroe...
 LUCEIO
                                                      Più tosto
 di’ l’infelice e grande
 sol ne’ suoi mali.
 CARDENIO
                                  In questi
 non si conti il mio amor né l’odio mio.
870Mosso tu dall’innata
 tua nobiltà, me di catene hai tolto,
 per te Scipio mi cede
 il più bel de’ miei voti, anzi de’ tuoi;
 e a prezzo del tuo duol mi fa beato.
875Ma nol sarò. Già sveno
 così belle speranze al mio dovere.
 Sofonisba ricuso
 e ne pianga il mio cor. Ben posso amarla,
 più volerla non posso. Ella è tuo merto
880e tuo aquisto anche sia; non ho da offrirti
 sacrificio più illustre.
 Tu lo gradisci; e se in Cardenio avesti
 un rival fortunato,
 non ti resti il piacer d’averlo ingrato.
 LUCEIO
885Cardenio, il solo bene,
 che tormi non poté fortuna avversa,
 era la mia virtù. Tu col gran dono
 mel vuoi rapir. Vil, se l’accetto, io sono.
 Godi pur...
 CARDENIO
                       No, del tuo
890magnanimo pensiero
 tu siegui il calle. Anch’io
 libero corro ove mi chiama il mio.
 LUCEIO
 Deh! Non voler...
 CARDENIO
                                  Giugne Scipione.
 LUCEIO
                                                                    O pene!
 (Sin ne l’altrui virtude odio il mio bene).