Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA IV
 
 SOFONISBA e li sodetti
 
 SOFONISBA
 Eccomi al cenno.
 SCIPIONE
                                  Principessa, al primo
690folgorar de’ tuoi lumi arse quest’alma,
 ma di sì puro ardor che non ne abbiamo
 tu d’arrossir né da pentirmi io mai.
 Crebbe a le tue ripulse,
 qual per onda gran fiamma, il mio bel foco;
695e amai la tua virtù sin con mia pena.
 A sì vampa serena
 oppon livida nube ombre funeste,
 salvisi il tuo decoro
 e pera il mio piacer. Già da quest’ora
700libera ti dichiaro; e poiché il fato
 al tuo Luceio amato
 invido ti rapì (soffri, alma mia)
 tuo sposo...
 LUCEIO
                        (Ahi! Che dirà?)
 SCIPIONE
                                                         Cardenio sia.
 SOFONISBA
 (Cardenio?)
 LUCEIO
                          (O me infelice!)
 CARDENIO
                                                          (O me beato!)
 MARZIO
705(Generoso ei sarà ma sventurato).
 SCIPIONE
 Tersandro, di’, fia questo
 un oprar con virtù? Biasmi od applaudi?
 LUCEIO
 (O dio! Che fo? Lodo o condanno? Il primo
 offende Sofonisba e l’altro il giusto).
 SCIPIONE
710Benefico un tuo prence e stai sospeso?
 LUCEIO
 Signor, ti è degna lode
 uno stupor che tace.
 (Nascesti, o cor, per non aver mai pace).
 SCIPIONE
 E tu, bella, che pensi? Assenti o nieghi?
 SOFONISBA
715(Che dir dovrò? Manco a la fé, se assento,
 se niego a l’onor mio).
 SCIPIONE
                                           Pensosa ancora?
 MARZIO
 Perde in Scipion con pena un che l’adora.
 SOFONISBA
 (Voce che mi trafigge!) (Verso Scipione)
 Scipio, sarò di chi m’impon la sorte;
720(ma sarò di Luceio o pur di morte).
 SCIPIONE
 E tu, Marzio, in Scipione
 hai che più condannar?
 MARZIO
                                              Marzio ti ammira;
 ma senti, ambo infelici
 tu senza Sofonisba, io senza Elvira.
 
725   Se non parto fortunato,
 parto almeno vendicato
 col piacer de le tue pene;
 
    pena pur che peno anch’io,
 io per te senza il cor mio,
730tu per me senza il tuo bene.
 
 CARDENIO
 Quai grazie a te poss’io?
 SCIPIONE
                                               Prence, le devi
 tutte a Tersandro. Ei di tua sorte è ’l fabbro.
 Addio. (Se qui mi arresto
 con più lunghe dimore,
735vacilla la costanza e vince amore). (Parte)