Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA PRIMA
 
 CARDENIO, TREBELLIO e poi SCIPIONE
 
 TREBELLIO
 Prence, libero sei.
 CARDENIO
                                    Breve disastro
 non minaccia per poco; e a Roma ignoto
 non è Cardenio.
 TREBELLIO
                                E pur lo toglie a’ ceppi
595di Scipio il cenno. (Scipione sopragiugne)
 SCIPIONE
                                     E di Tersandro il voto.
 CARDENIO
 Quanti son tuoi nemici,
 tanti son tuoi trionfi. Ove non giugne
 la possanza del braccio, arriva il core.
 Mi hai vinto, o duce, e con l’onor diffeso
600e co’ lacci disciolti. Altro non posso
 renderti in guiderdone
 che un grato ossequio, un’amistà fedele.
 SCIPIONE
 Vittoria a me più cara,
 perché men perigliosa e meno incerta.
605Nemico a forza vinto,
 nemico è ancora. In lui
 l’odio non muor, se ben la forza è doma;
  e se vinco così, più vinco a Roma.
 CARDENIO
 Ma quel Tersandro...
 SCIPIONE
                                         Attendi. Al campo, o fido, (Prima a Cardenio e poi a Trebellio)
610va’ tosto. I tuoi raccogli e Marzio osserva.
 L’alma conosco e torbida e proterva.
 TREBELLIO
 
    Minaccerà la sponda
 il torbido torrente
 ma non l’innonderà.
 
615   Che a l’impeto de l’onda
 un argine possente
 la fede e la costanza oppor saprà.