Sesostri re di Egitto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIII
 
 AMASI con guardie e i suddetti, poi FANETE
 
 AMASI
                                                                                 Lascia, o crudele. (La ferma e le toglie il pugnale)
 NITOCRI
 Stelle nimiche!
 SESOSTRI
                               Oh dei, che veggio!
 AMASI
                                                                    Indegna.
 Qual demone o qual furia alla tua destra,
 al tuo core insegnò colpa sì acerba?
 SESOSTRI
 (Ahi, qual mano mi assale! Ahi, qual mi serba!)
 NITOCRI
805Non è demone o furia ira di madre.
 Un colpo io scelsi, onde sapesti, o crudo,
 qual ben si pianga e mal si perda un figlio.
 FANETE
 (Che fia!) Signor, qual ferro?
 AMASI
 Senza di me, con questo,
810per mano di colei cadeva Osiri.
 FANETE
 Numi! Che ascolto?
 NITOCRI
                                       E ben cadea l’infame.
 AMASI
 Ten vanti ancor? Custodi,
 si tragga alla sua pena; e tu l’imponi.
 SESOSTRI
 (Barbara legge!)
 NITOCRI
                                 A me l’imponi. Parla.
815Poiché mancò il mio colpo, io son più forte.
 AMASI
 Il vedrem. Tu morrai.
 NITOCRI
 Minacciami la vita e non la morte.
 SESOSTRI
 (Mi langue il cor).
 NITOCRI
                                    Voi sì temer dovete.
 Tu di Aprio traditor, tu di Sesostri.
820Paventa in me la moglie, in me la madre.
 La nimica di entrambi in me scorgete;
 e da ciò ch’io tentai,
 ciò che tentar io posso, empi, temete. (Si parte tra le guardie)