Sesostri re di Egitto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 SESOSTRI ed ARTENICE
 
 ARTENICE
 Parlo all’amor; ma qui ’l mio ben... No. Taci,
 incauto cor. Qui del tiranno è il figlio.
445Osiride, a che vieni? In questo nome
 tu vedi la ragion di mie dimande.
 SESOSTRI
 Vengo a dirti, Artenice,
 che oggi alfin ti vedrò felice e grande.
 ARTENICE
 E tu, di’, ne godresti?
 SESOSTRI
450Fu la grandezza tua sempre il mio voto.
 ARTENICE
 (Sa del padre le brame e tal favella).
 Vanne. Sdegno i tuoi voti. In accettarli
 più misera sarei.
 SESOSTRI
 Tu misera!
 ARTENICE
                        E nol sono?
455Chiamata al letto, al trono
 dall’amor di tuo padre e dal suo sdegno?
 SESOSTRI
 Ahi, che ascolto, oh destin!
 ARTENICE
                                                   Se mi piacesse
 una man parricida,
 un diadema usurpato,
460misera non sarei?
 SESOSTRI
                                    (Barbaro fato!)
 Ch’Amasi ti pretenda
 non è sciagura tua. Te dal suo amore
 e te difenderò da’ sdegni suoi.
 ARTENICE
 Tu di un padre rivale esposto all’ire?
 SESOSTRI
465Pria che vederti sua,
 pria che non farti mia, saprei morire.
 ARTENICE
 Farmi tua? Taci, Osiri.
 Innocente non è più quella fiamma
 che per te mi arse in sen.
 SESOSTRI
                                                 Perché?
 ARTENICE
                                                                  In te veggio
470l’erede di un tiranno e lo detesto.
 SESOSTRI
 Odia il padre, se vuoi;
 ma qual colpa è la mia?
 ARTENICE
                                              L’esser suo figlio.
 SESOSTRI
 (Caro sdegno!) Or sì cruda a’ voti miei?
 ARTENICE
 Si perdé quel che fosti in quel che sei.
 SESOSTRI
475(Che Sesostri son io, ditele, oh dei!)
 ARTENICE
 Vanne, Osiride, va’. Col tuo sembiante
 tenti la mia virtù. Da me lontano
 meno mi sedurrà di Amasi ’l figlio.
 SESOSTRI
 (Quanto è crudo, o Fanete, un tuo consiglio!)
480Andrò; ma pria che io vada,
 e che sperar poss’io dal tuo bel core?
 ARTENICE
 Oh dio! Nol so. D’odio e di affetto è misto
 il tumulto dell’alma.
 Veggo in te il primo amante,
485in te il novo nimico;
 amo quello che fosti;
 odio quello che sei; bramo e mi pento.
 L’amarti è mio spavento;
 mio duolo è l’abborrirti.
 SESOSTRI
490Ma, di’...
 ARTENICE
                    Che dir poss’io,
 s’io stessa non intendo il pensier mio?
 
    Direi: «T’odio» ma non posso;
 direi: «T’amo» ma non lice.
 L’odio è pena, rimorso è l’amor.
 
495   Ogni voto mi fa più infelice;
 quanto penso mi dà più dolor.