Eumene, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 LAODICEA e LEONATO
 
 LEONATO
 Così cieca, o regina,
 corri al tuo rischio? E fidi
 le tue difese a un traditor? Qual mai
 esser può la sua meta, il suo disegno?
1240Vedi, per troppa fede
 tu metti a repentaglio e vita e regno.
 LAODICEA
 Prence, molti e molt’anni
 nell’arte del regnar mi han fatta esperta.
 Vedo a tempo i perigli; e a tempo scelgo
1245i più forti ripari.
 LEONATO
                                  E che?...
 LAODICEA
                                                    Ne’ mali
 mi consiglia il mio cor, non l’altrui zelo;
 e quando una difesa
 mi toglie amor, l’altra mi rende il cielo.
 LEONATO
 Dunque in me?...
 LAODICEA
                                   Che più posso
1250da te sperar? Geloso amante offeso
 sol medita vendette. A te son noti
 gli affetti miei. Più non ti ascondo il vero.
 LEONATO
 Così ingiusta?...
 LAODICEA
                                Nol nego.
 Ma che far ti poss’io? Che far tu vuoi?
1255Datti pace. È destino
 ch’arda a’ lumi di Eumene e non a’ tuoi.
 
    Saresti l’idol mio,
 se ti potessi amar.
 Ma inutile è il desio;
1260tu datti pace.
 
    Rifletti che un cor,
 per legge di amor,
 non ama ciò che dee
 ma ciò che piace.