Sesostri re di Egitto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1709

 SCENA XVII
 
 CANOPO, incalzato da ORGONTE, e la suddetta
 
 CANOPO
 Chi mi aita?
 ARTENICE
                          Che fia?
 CANOPO
 S’insidia la mia vita. Ah! Tu mi salva.
 ORGONTE
 Mori, fellon...
 ARTENICE
                            Sugli occhi d’Artenice?
 ORGONTE
905Lascia che l’empio mora.
 ARTENICE
                                                Io lo difendo.
 ORGONTE
 Pietade intempestiva.
 ARTENICE
                                           Onde quest’ira?
 ORGONTE
 Ei del tumulto è reo.
 ARTENICE
 Amasi lo punisca.
 CANOPO
 Anzi d’Amasi io chiedo.
 ORGONTE
910Vedi ch’egli è un fellone;
 e tu d’Amasi sposa in vita il serbi?
 ARTENICE
 Conto a lui renderò del mio soccorso.
 ORGONTE
 (Volo a Fanete. Ei ne prevenga i mali). (Parte)
 ARTENICE
 D’Amasi chiedi?
 CANOPO
                                  E per grand’uopo, o bella.
 ARTENICE
915Qual fia?
 CANOPO
                    Tu a lui mi guida; e da me sappia
 del padre il rischio e ’l traditor del figlio.
 ARTENICE
 (Cieli! Del figlio?) Andiamo. (In questo core
 ancor ti sento e ancor mi piaci, o amore).
 
    Più non giova nasconder l’amor;
920già dice il mio timor che amando io peno.
 
    E l’affetto, che ancor vive in me,
 si vede ne la fé che nutro in seno.
 
 Fine dell’atto secondo