Sesostri re di Egitto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1709

 SCENA X
 
 ARTENICE e FANETE
 
 ARTENICE
295Padre, signor...
 FANETE
                               Mal si contrasta, o figlia,
 del nostro re a la brama e mal s’irrita.
 ARTENICE
 E ’l chiami nostro re? Quel che tiranno
 piange la patria oppressa?
 Nostro re questo mostro? In chi di sangue
300già tanto sparse e ancor di sangue ha sete,
 il suo re, mi perdona,
 Artenice non ha, non l’ha Fanete.
 FANETE
 Né scema l’odio, alor che ti offre un soglio?
 ARTENICE
 Un soglio profanato
305è spavento, è dolor di mia virtude.
 FANETE
 Or sì mia figlia sei. Serba costante
 così rara virtù; quest’odio serba;
 ma cauta il custodisci. A miglior tempo
 saprai perché si finga.
310Da una man più innocente attendi il trono.
 ARTENICE
 Ma...
 FANETE
             Non temer. Sei figlia e padre io sono. (Parte)
 ARTENICE
 Ne l’odio ei mi conforta;
 ma se l’amato ben non vede il core,
 non si ristora e non ha pace amore.
 
315   Con gli occhi de la spene
 cercando va il mio bene
 l’amante mio dolor,
 
    alor che un dolce affetto
 lo vede nel mio petto
320con gli occhi de l’amor.