Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1708

 SCENA VI
 
 ELISA, GERONZIO e li suddetti
 
 ELISA
 Su l’orme del furor, perfidi, io torno;
 e quando non lo estingua
1220tutto il sangue di Astarto, il vostro, il vostro
 lo estinguerà. Parla, Clearco.
 FENICIO
                                                      Parla
 ma non tradir nel tuo signor te stesso.
 GERONZIO
 (Che sarà mai!)
 CLEARCO
                                Regina,
 tempra il furor. Mi è noto Astarto. Io deggio
1225a la pietà del genitor l’arcano.
 Ben tosto a la mia fede
 tu lo dovrai. Donami sol che altrove
 di palesarlo abbia la gloria e ’l merto.
 Dirlo, presente il padre,
1230non ben saprei. Troppo il suo duol pavento.
 ELISA
 Ti si compiaccia, ingrato. Al dono assento.
 Sieguimi. Qui Fenicio
 resti a le sue catene e qui lo serbi
 Geronzio al suo gastigo o al mio perdono.
 GERONZIO
1235Va’, non temer; sai quanto fido io sono.
 CLEARCO
 
    Occhi vezzosi,
 meno sdegnosi
 vorrei mirarvi;
 ma non so se lo sarete.
 
1240   Il mio fatto
 troppo, troppo è dispietato;
 troppo barbari voi siete.
 
 ELISA
 
    Alma crudele,
 meno infedele
1245vorrei vederti;
 ma non so se lo sarai.
 
    In amore
 troppo, troppo ho fido ’l core,
 troppo perfido tu l’hai.