Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1708

 SCENA PRIMA
 
 FENICIO, GERONZIO e seguito di congiurati
 
 FENICIO
 Amici, Astarto vive, Astarto, il figlio
 di chi già sovra noi, sovra di Tiro
 tenne scettro ed impero.
580Voi lo sapete. Il regnator suo padre
 dal tiranno Sicheo cadde tradito.
 Il diadema rapito
 passò ad Elisa in su la fronte, Elisa,
 le cui vene riempie
585del fellone uccisore il sangue iniquo.
 Fora impietà, non che viltà, sul trono
 soffrirla ancor. Per noi si renda, o fidi,
 al legittimo re la sua corona.
 Questa notte il grand’atto
590dee maturar. Si chiede
 a la vostra virtù coraggio e fede.
 GERONZIO
 Fede e coraggio avrem, Fenicio. Avremo
 braccio a punir de l’altrui fallo Elisa,
 zelo a ripor sovra il suo trono Astarto.
595Ma questo Astarto, questo illustre erede
 dov’è? Perché si asconde a l’amor nostro?
 FENICIO
 Pria compiscasi l’opra e poi si sveli.
 GERONZIO
 Offendi col tacer la nostra fede.
 FENICIO
 Non si teme di voi ma de la sorte.
 GERONZIO
600Se sicura è l’impresa, invan si teme.
 FENICIO
 Lo scoprirlo che giova innanzi al tempo?
 GERONZIO
 Chi ci assicura poi che non sia frode?
 FENICIO
 Giove, ch’è qui presente, e ’l ciel che m’ode. (Ristrignendosi i rami delle palme, danno luogo alla vista di una grand’ara con la statua di Giove fulminatore e quelle d’altre deità)
 
    Giuro a te, sommo tonante,
605e a voi, menti eterne e dive,
 vive Astarto, Astarto vive,
 a noi duce, a noi regnante;
 
    io farò che in trono assiso
 leggi a Tiro ei dar si scerna,
610vendicata che sia l’ombra paterna.
 
 GERONZIO
 Compagni, armisi il braccio
 del punitore acciar. L’ara si cinga;
 e per mia bocca oda chi tutto intende,
 impegno al zelo e sprone a l’ardimento,
615anche del vostro core il giuramento. (Geronzio si accosta a l’ara, snudando la spada e facendo lo stesso gli altri congiurati)
 
    Torni Astarto, il degno erede,
 torni al soglio e cada l’empio.
 Giuro a questo eterno scempio,
 a quel giuro eterna fede.
 
620   Scenda, Giove, a incenerirmi
 il tuo fulmine tremendo,
 se manco a l’opra e ’l giuramento offendo.
 
 FENICIO
 Andiamo, amici. A’ numi
 già salì ’l voto e solo manca al colpo
625il momento opportuno. Infin ch’ei giunga,
 v’offro ne’ tetti miei fido soggiorno;
 e tu in breve qui attendi ’l mio ritorno.