Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1708

 SCENA VIII
 
 ELISA con guardie e li suddetti
 
 CLEARCO
 Donna real, de’ perfidi Fenici
 domo è l’orgoglio e, mosso
 da quel destin che ti vuol lieta e grande,
235vinsi...
 ELISA
                Vincesti, il so; qui a noi precorse
 de’ tuoi trionfi il grido
 e al degno oprar degna mercede scelta.
 CLEARCO
 Già dal labbro paterno
 l’onor ne intesi. In bacio umil concedi...
 ELISA
240Serbinsi a miglior tempo
 sì grati uffici. Un tuo consiglio or chiedo.
 CLEARCO
 E qual deggio lo avrai fido e sincero.
 Tal fu sempre Clearco.
 ELISA
                                            (Oh menzognero!)
 NINO
 (Sembra turbata).
 AGENORE
                                     (Andò lo strale al segno).
 FENICIO
245(Più che di amor, que’ lumi ardon di sdegno).
 ELISA
 Con qual occhio, Clearco,
 vedresti un disleal che de’ miei doni
 empio abusò, sino a voler tradirmi?
 CLEARCO
 Chi ad Elisa poté mancar di fede
250non attenda da me ch’odio ed orrore.
 ELISA
 Applaudo al giusto voto.
 Ma qual pena imporresti al traditore?
 CLEARCO
 La morte, e cruda morte.
 Complice è de l’error chi nol condanna.
 ELISA
255Lodo il consiglio e in testimon di assenso
 tosto a me la tua spada.
 CLEARCO
 La spada mia?
 ELISA
                              Sì, disleal.
 FENICIO
                                                   Qual colpa?...
 ELISA
 Ubbidisca, che or tempo
 è di pena per lui, non di discolpa.
 CLEARCO
260Mi è legge il cenno. Ecco l’acciar.
 ELISA
                                                             Ti serva
 di carcere la reggia. A voi, miei fidi,
 consegno il reo, te al tuo rimorso.
 CLEARCO
                                                              Almeno
 in che, dimmi, ti offesi? In che peccai?
 ELISA
 
    In che peccasti? In che?
265Chiedilo, iniquo, a te;
 al perfido tuo cor chiedilo, ingrato.
 
    Se dirlo il tuo non sa,
 il mio te lo dirà, troppo ingannato.