Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1708

 SCENA III
 
 NINO ed AGENORE
 
 NINO
 A chi arride la sorte,
 Agenore, si applauda e si rispetti.
 AGENORE
 Rispettare un rival? Può consigliarlo
 l’amante di Sidonia,
55non quel di Elisa. Altri pensieri io volgo.
 Odimi e fido sii.
 NINO
                                 Te ne assicuro
 su l’amor di Sidonia, a te germana.
 AGENORE
 Nino, l’avrai, bel guiderdon di fede.
 NINO
 E di tenero amor dolce mercede.
 AGENORE
60Sai che, vera o bugiarda
 la fama sia, vive di Astarto il nome
 nel cieco volgo. Elisa
 ne ha tema e pena. Offre, minaccia, ascolta
 e di tutti diffida.
 NINO
65Grandezza e gelosia van sempre unite.
 Ma in che ti serve il suo timor?
 AGENORE
                                                           Diretto
 finsi un foglio a Clearco, ove di Elisa
 si decreta l’eccidio. A’ piè vi è scritto
 di Astarto il nome e regio impronto il chiude;
70l’avrà ben tosto la regina; e in lei
 tradimento sì enorme,
 spenti gli affetti, accenderà lo sdegno.
 Cadrà l’indegno e forse
 non vil frutto trarrò da la mia frode.
 NINO
75Ti assista amor; ma temo.
 Reo, che al giudice piace, è già innocente.
 AGENORE
 Cesserà di piacer, s’è traditore.
 Preval sempre in chi regna
 ragion di stato a tirannia di amore.
 
80   Senza core e senza ingegno
 a goder mai non si va.
 
    Io dal core attendo un regno,
 da l’ingegno una beltà.