Zenobia in Palmira, Barcellona, Figueró, [1708]

 SCENA III
 
 FARNACE e li suddetti
 
 FARNACE
                                                                 Eh! Parli (A Decio)
 il felice amor tuo; sugl’occhi istessi
 del tuo fiero rival parli più lieto.
920Il so; vittima e prezzo
 n’è la mia libertà. Mi toglie Aspasia
 dal piede i ceppi, ond’io gli sciolga al core.
 Vuol così la crudel. Parli il tuo amore.
 DECIO
 L’amor mio...
 ASPASIA
                            No. Ammutisca
925l’amor di Decio; e Aspasia
 qui risponda per lui;
 ma risponda, o Farnace,
 da figlia di Sapor, da tua regina.
 Molto, è vero, io ti deggio;
930assai per me fece il tuo braccio; assai
 il tuo zelo sofferse.
 De la Persia a l’onor fido servisti,
 al comando del padre, a l’odio mio;
 ma servisti anch’insieme al tuo dovere.
935Di oprar ciò che tu oprasti
 ha per gloria e per legge ogni vassallo.
 Ma il vassallo ha per legge
 fermar il volo a certi affetti. Basta...
 Tu m’intendi, o Farnace, ed al tuo merto
940non è scarsa mercede
 ch’io, tua sovrana, abbia il tuo amor sofferto.
 FARNACE
 Soffrir quel di Farnace è mia mercede,
 amar quello di Decio...
 ASPASIA
                                            È mio diletto.
 Voglio così. Tu datti pace. Ho detto.
 DECIO
945(Cari accenti!)
 FARNACE
                              (Alma ingrata).
 Non contrasto i tuoi voti. Ama a tua voglia.
 Ed a me resti in libertà lo sdegno. (Dando un’occhiata a Decio)
 DECIO
 Se per Decio favelli, ei nulla teme.
 FARNACE
 Suol le altezze ferir nembo che freme.
 ASPASIA
950Odi, Farnace. Inutili vendette
 più non ti chiede Aspasia e te le vieta.
 Con tal legge da’ ceppi
 libero uscisti; il tuo rival ne ha il merto;
 io ne diedi la fede. Ad Odenato
955debitrice son io de’ tuoi disegni.
 Tu per tema de’ miei, reggi i tuoi sdegni.
 FARNACE
 Intesi; in Odenato
 non cadran questi.
 ASPASIA
                                     E in Decio?
 FARNACE
 Mal si soffre un rival, quando è felice.
 DECIO
960Saprei... (A Farnace)
 ASPASIA
                    Taci. (A Decio) Anche in Decio (A Farnace)
 rispettar devi il mio voler.
 FARNACE
                                                  Più tosto
 dimmi il tuo amore.
 ASPASIA
                                        Anche il mio amor, se ’l vuoi,
 lo difenda per me dagl’odi tuoi.
 FARNACE
 La dura legge ubbidirò.
 ASPASIA
                                              Mel giuri?
 FARNACE
965(Cieli!)
 ASPASIA
                 Rispondi.
 FARNACE
                                     Il giuro.
 ASPASIA
 Mi basta. Addio Farnace.
 DECIO
 (Quanto parla in amor gioia che tace!)
 ASPASIA
 
    Da la fé di un cor vassallo (A Decio)
 il tuo impari a ben amar.
 
970   E non torni un nuovo fallo
 l’ire spente a ravvivar.
 
 DECIO
 
    Non temete, occhi vezzosi,
 ch’io vi torni ad irritar.
 
    Fu in mirarvi sì sdegnosi
975troppo acerbo il mio penar.