Zenobia in Palmira, Barcellona, Figueró, [1708]

 SCENA XI
 
 FARNACE con suoi persiani e li suddetti
 
 FARNACE
 Or ne la caccia il mio furor trionfi.
 DECIO
 Invano. A voi miei fidi. (Fa il cenno a’ romani che escono dalla parte della collina. I primi si pongono in fuga e Zenobia si avventa addosso a Farnace col dardo)
 ODENATO
740Empio ardir!
 ASPASIA
                            Fier destin!
 ZENOBIA
                                                    Cedi, o fellone.
 FARNACE
 Ah codardi! (Verso i suoi che fuggono)
 DECIO
                          Non più, rendi quel ferro. (Tenendogli la spada al petto)
 FARNACE
 Pria la vita che l’armi. (In atto di diffesa)
 ODENATO
 E con l’armi la vita.
 FARNACE
 Perfido ciel!
 ZENOBIA
                          Lascia l’acciar. (Lo incalza e lo disarma)
 FARNACE
                                                       Son vinto.
 ODENATO
745Perdi tutto l’ardir.
 FARNACE
                                    Non tutto il core.
 Ne ho tanto ancor che basta
 per vantar l’alta impresa. Io teco, teco
 e Zenobia e costui rapir volea
 fra le perse catene. Or se il destino
750vuol che infelice il mio pensier si scuopra,
 al dispetto del caso ancor mi resta
 la gloria de l’idea, se non de l’opra.
 ZENOBIA
 Iniquo vanto!
 ODENATO
                            Infame gloria! Or ora
 traggasi a’ lacci ed ivi aspetti e vegga
755un estremo fallir la pena estrema.
 FARNACE
 L’aspetto e la vedrò ma senza tema. (Parte condotto da’ romani)
 DECIO
 Era quella la fiera, era la preda.
 Conobbi le sue frodi e le prevenni.
 ODENATO
 Al tuo valor la libertà degg’io.
 ZENOBIA
760E l’egual benefizio onoro anch’io.
 ASPASIA
 (Soffri, sdegnato cor. Quel che tu adori
 le vendette ti toglie).
 Si perdoni a Farnace. (A Odenato)
 ZENOBIA
 Non perdoni a Odenato ed è innocente;
765e ’l traditor difendi?
 ASPASIA
 Aspasia in lui si onori.
 ODENATO
                                            Assai ti onoro
 col non crederti rea del suo delitto.
 DECIO
 Non credo in lei così crudel desio.
 ASPASIA
 Non mi discolpo e non mi accuso. Addio.
 ODENATO
770Decio verrà. Di te tal guida è degna. (Ad Aspasia)
 Va’; e col tuo amor men crudeltà le insegna. (A Decio)
 ASPASIA
 
    Una nobile fierezza
 crudeltà chiamar non so.
 
    Più crudele è chi mi sprezza
775e più fier chi mi oltraggiò.