Zenobia in Palmira, Barcellona, Figueró, [1708]

 SCENA V
 
 ODENATO e ZENOBIA
 
 ZENOBIA
600Bella è Aspasia ma fiera.
 ODENATO
 Né l’amo né la temo. Io tuo mi giuro.
 ZENOBIA
 Pensi ch’io ne diffidi? Entro il mio petto
 non giugne un basso affetto. Ella pretese;
 ma la tua fé m’accerta. Un core augusto
605arderà sempre per chi pria l’accese.
 ODENATO
 Tu l’accendesti e per te avvampa il mio.
 ZENOBIA
 Così pur ardo anch’io.
 Ma donde la tua vampa?
 ODENATO
 Ne fu l’esca primiera il tuo gran nome,
610l’altra stirpe e ’l saper che, appena uscita
 del terzo lustro, hai tanta gloria in fronte.
 Ma poiché giunse il guardo ove giungea
 sol con amor la speme, il foco crebbe;
 e ’l cor desia che nel suo ardore accenda
615un reale imeneo le sacre tede.
 ZENOBIA
 Facciasi. I voti tuoi
 sono la gloria ed il piacer de’ miei.
 ODENATO
 Sorte beata!
 ZENOBIA
                          (Ah! Che sovvienmi, o dei!)
 ODENATO
 Che? Si turban degl’occhi i rai vivaci?
 ZENOBIA
620(Voto crudele!)
 ODENATO
                               Impallidisci e taci?
 Teco sarò, meco sarai felice.
 ZENOBIA
 Più non giova e non lice.
 ODENATO
 Ma chi s’oppone?
 ZENOBIA
                                   Il fato.
 ODENATO
 Come? Per Odenato
625non arde il tuo bel core?
 ZENOBIA
 Arde; ma ’l mio dover l’empie di gelo.
 ODENATO
 Parla almen. Qual dover?
 ZENOBIA
                                                 Chiedilo al cielo.
 
    Del tuo cor, del tuo sembiante
 sono amante ed ho costanza;
630ma speranza poi non ho.
 
    Dir chi l’abbia a me rapita,
 dolce vita, amato bene,
 non conviene e non si può.
 
 ODENATO
 Ah! Se non parli, io moro.
 ZENOBIA
635Tempo migliore aspetta.
 Lascia che al nostro duol l’aura s’avvezzi.
 Avrem più forza alora,
 io per scoprir, tu per saper l’arcano.
 ODENATO
 (Che mai sarà?). Svelami...
 ZENOBIA
                                                    Parti e temi,
640se non la mia sciagura, il tuo dolore.
 ODENATO
 Nol so temer, se non lo fa il tuo core.
 
    Non teme al mare in sen scoglio o procella
 chi siegue la sua stella e in lei s’affida.
 
    Col raggio suo seren ella il conforta;
645nel rischio ella lo scorta e in porto il guida.