Zenobia in Palmira, Barcellona, Figueró, [1708]

 SCENA VII
 
 DECIO ed ASPASIA
 
 DECIO
240Odio, sì, principessa, odio ti chieggo;
 ma un odio che sia giusto,
 misero più che reo, chieggo a’ tuoi piedi.
 Odi le mie discolpe; e poi condanna,
 se condannar la dei,
245l’alta necessità de’ falli miei.
 ASPASIA
 E Decio ancor, Decio d’Aspasia ardisce
 offrirsi al guardo ed insultar le pene?
 Forse di mie catene
 vieni a goder? Vieni a cercar il vanto
250de la perfidia tua sin nel mio pianto?
 DECIO
 Contra i Persi, egl’è ver...
 ASPASIA
                                                Taci. Abbastanza
 mi sovvengono i torti
 di un empio cor. Contra d’Aspasia armarsi
 l’Asia potea, Roma, la terra; il solo
255Decio non lo potea. Gli dei giurati,
 la tua fede, il mio amor, tutto oltraggiasti,
 tu che, a’ miei mali inteso,
 di furie il sen, di acciar la destra armasti.
 DECIO
 
    Lascia ch’io parli, o bella;
260e poi, se mi vuoi morto,
 a’ piè ti morirò.
 
    Con troppo rio furore
 se mi condanni a torto,
 al tribunal di amore
265crudel ti accuserò.
 
 ASPASIA
 Parla. Discolpe ingiuste
 nuovo furor mi accenderanno in seno.
 (Ma se ’l torno a mirar, l’ira vien meno).
 DECIO
 Ne l’amante d’Aspasia
270di augusto vedi anche un vassallo e vedi
 un cittadin di Roma.
 Tutto in lui può l’amor, purché l’amore
 non si opponga al dover; cesare impone
 che a l’amico Odenato
275guidi in favor l’armi latine.
 ASPASIA
                                                    Aspasia
 di quell’armi era scopo;
 e pur tu le guidasti, alma sleale.
 DECIO
 Al comando sovrano
 disubbidir potea?...
 ASPASIA
280Sì, un core amante.
 DECIO
                                      E non un cor romano.
 ASPASIA
 Se Roma a’ suoi guerrieri (Volgendosi con ira)
 insegna crudeltà, la tua compisci
 nelle miserie mie; vieni, ti affretta;
 a me quasi a vil serva
285fa’ troncar queste chiome,
 accorciar questo manto; il piè mi prema
 ferrea catena; in lacci
 la man si stringa. E ad ostil carro avvinta
 spettacolo di scherno
290fa’ ch’io lo siegua e prigioniera e vinta.
 DECIO
 Tu temi oltraggi ed io ti reco, o bella,
 favori e libertà. Ti sia Palmira
 reggia d’impero
 ASPASIA
                                 Iniquo,
 favor di mano avversa
295è peso e non è dono.