Zenobia in Palmira, Barcellona, Figueró, [1708]

 SCENA III
 
 ODENATO, ZENOBIA, FARNACE
 
 ZENOBIA
 Perdonami, o signor. Pietà imperfetta
 è mezza crudeltade;
 e dì mano real non escon doni
 che non sieno compiti e non sien grandi.
120Aspasia entro Palmira
 sarà sempre cattiva;
 e le saranno i tuoi favori istessi
 rimprovero crudel di sua sciagura.
 Torni ella pure al ciel di Persia; ed ivi
125la seguano, Farnace,
 de l’indomito sen le furie ultrici;
 ma ’l tuo re da te intenda
 qual sia ’l cor, qual la man de’ suoi nemici.
 ODENATO
 Del destino de’ vinti (Verso Zenobia)
130l’assirio Marte a suo piacer disponga.
 Vada Farnace. (Verso Farnace)
 FARNACE
                              Andrò, Odenato; e solo
 per cangiarlo in tua pena accetto il dono.
 Non avrai sempre a fianco
 chi disarmi in tuo pro la mia vendetta;
135e in Palmira ben tosto
 me più possente e più nemico aspetta.
 
    Tutto il sangue, che t’empie le vene,
 vo’ ch’estingua l’acceso mio sdegno.
 
    Una parte ne bea la mia spada;
140ma pria l’altra dagl’occhi ti cada
 su l’eccidio de l’arso tuo regno.