L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744 (Engelberta)

 SCENA VIII
 
 ERNESTO tra guardie e li suddetti
 
 ERNESTO
 
1335   Ov’è il ferro? All’armi, all’armi;
 pugna e vinci, o mio valor. (Una guardia presenta due spade, una delle quali prende Bonoso e l’altra Ernesto)
 
 BONOSO
 
    Ernesto, eccoti il ferro,
 strumento di pena,
 non fregio di onor. (Ernesto non badando a Bonoso, preso che ha il ferro in mano, va per la scena agitato)
 
 ERNESTO
 
1340   Entri in campo il mio nimico;
 ah! Lo cerco e l’ho nel cor.
 
 Dove, dove mi guidi,
 cieco furor? Tutto l’inferno io chiudo.
 BONOSO
 Che fai? Cerchi il nimico? In me lo vedi.
1345Al cimento la tromba omai ti sfida. (Suonan le trombe in segno di combattimento)
 ERNESTO
 Oimè! Viene la morte,
 e col ceffo peggior de’ suoi spaventi.
 Che farò? Son perduto.
 BONOSO
 Quali smanie? Ove vai? Questo è il nimico. (Bonoso si mette in atto di combattere. Ernesto lo guarda attento e poi torna alle prime sue furie)
 ERNESTO
1350Cerbero? Che rispondo?
 Le furie? Ove mi ascondo?... È ver... Tentai
 con temerarie note...
 di Engelberta la fé...
 BONOSO
                                        Parla il suo fallo. (Verso Lodovico)
 ERNESTO
 Dov’è il mio cor? Ma veggio Otton. Di’, giunse
1355l’ingegnosa calunnia a Lodovico?... (Verso una delle guardie)
 Nella tenda?... Ti lodo.
 LODOVICO
                                           Il colpo intendo.
 ERNESTO
 Il foglio mio, deh, rendimi, Engelberta;
 parti e mel neghi? Vanne.
 Prevenirò le accuse. Ottone, Ottone,
1360senti ch’ella ti chiede
 rimedio a’ suoi sospetti;
 e tu dalle un veleno. Or son contento.
 BONOSO
 Delira e dice il vero.
 LODOVICO
                                        O tradimento!
 BONOSO
 Non più, confessa il torto o qui ti sveno.
 ERNESTO
1365Perdon, bella Engelberta,
 o solo per pietà passami il seno. (S’inginocchia dinanzi a Bonoso e getta la spada)
 LODOVICO
 Olà, traggasi il reo
 ben custodito al suo supplizio infame.
 ERNESTO
 Andiamo anche a Cocito.
1370O quanti mostri! Io vi ravviso. Siete
 la calunnia, l’inganno e la menzogna;
 fuggiam, fuggiam da questo
 spaventevole oggetto.
 O non v’è più Cocito o l’ho nel petto. (Ernesto parte tra le guardie e Lodovico scende con gli altri dal suo posto)
 LODOVICO
1375Più misero di Ernesto
 quanto son io! Deh! Amico,
 con l’onor di Engelberta
 rendimi l’amor suo. Vive, Metilde,
 per te la dolce madre;
1380ma non vive per me la dolce sposa.
 BONOSO
 Spera.
 METILDE
                L’avrai pietosa.
 LODOVICO
                                              Onde sperarlo,
 dopo sì gravi offese? Onde, Metilde,
 aspettarne il perdono?
 METILDE
 Dal pentimento tuo.
 BONOSO
                                        Dalla sua fede.
 LODOVICO
1385Più la sua fede è certa,
 più chiaro è l’error mio.
 TUTTI
                                              Viva Engelberta.