L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744 (Engelberta)

 SCENA X
 
 METILDE e poi ARRIGO
 
 METILDE
 Tu mi amasti, o crudel? No, che avria amore
 disarmato il tuo braccio
 per tema di ferire
1155nel seno di Engelberta anche il mio core.
 ARRIGO
 Metilde, appunto io ti chiedea.
 METILDE
                                                          Tu pure
 a me giungi opportuno. Io ti dispenso
 per le mie nozze dal cesareo assenso.
 ARRIGO
 Né il chiedo più.
 METILDE
                                 Mi basta
1160che guerriero tu uccida
 Bonoso, tuo rival, mio parricida.
 ARRIGO
 Eh!
 METILDE
           Vendica i miei mali,
 stringi l’acciar, pugna, trionfa e t’amo.
 ARRIGO
 Non compro rischi e disonor non bramo.
 METILDE
1165Sdegni ottenermi?
 ARRIGO
                                     Appunto.
 Macchierei col tuo sangue
 la chiarezza del mio né portar voglio
 la figlia di Engelberta in sul mio soglio.
 METILDE
 A torto offendi un nome...
 ARRIGO
                                                  Addio. Per sempre
1170rinuncio alle tue nozze. Or sia Bonoso
 per grado e per virtù tuo degno sposo.
 
    Richiamo dal tuo seno il core amante
 e gli comando qui che più non t’ami.
 
    Per meritar gli affetti hai bel sembiante;
1175ma cor di regio sen più non lo brami.