L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744 (Engelberta)

 SCENA VII
 
 BONOSO e li suddetti
 
 BONOSO
 Sire, è vero; spirò sotto il mio ferro
 l’anima scellerata e il cor fellone
1025sull’erbe sanguinose
 diede i palpiti estremi.
 ERNESTO
 (Infelici mie furie, io vi detesto). (In atto di voler partire)
 LODOVICO
 Sì sollecito colpo
 a te ben confidai.
 BONOSO
                                   Fermati, Ernesto.
1030Ho di che favellarti.
 Fra gli orrori lasciai di cieca selva
 il cadavero esangue,
 degno di aver per tomba il sen de’ mostri.
 LODOVICO
 Ma del supplizio a fronte,
1035che disse l’infedel?
 BONOSO
                                      Quella temendo
 pietà, che mi vietasti,
 chiusi l’udito e tolsi
 la speme a’ preghi, alle discolpe il tempo.
 LODOVICO
 Rigor che assicurò le mie vendette.
 ERNESTO
1040(Qui è periglio o tormento ogni dimora).
 BONOSO
 No, non partir. Tutto non dissi ancora.
 Un sol negar non seppi
 favor estremo all’infelice. In questo
 foglio i suoi falli e l’altrui fé ravvisa. (Porgendo a Lodovico la lettera di Engelberta)
 LODOVICO
1045Eh, duce, da quel foglio
 che attender posso? Un pentimento? È tardo.
 Le discolpe? Son vane.
 BONOSO
 Tanto a me dona, io te ne prego, o sire.
 LODOVICO
 Ti si compiaccia. Ecco già l’apro e il leggo. (Lo prende e l’apre)
 ERNESTO
1050(Che sarà mai?)
 LODOVICO
                                 (Deh, sommi dei, che veggo?)
 Ernesto, riconosci
 chi segnò queste note?
 ERNESTO
                                            Io, sire?
 LODOVICO
                                                              Sai
 cui sian dirette e qual ne sia l’arcano?
 ERNESTO
 (Cieli, il mio foglio!)
 LODOVICO
                                        Or tel rammento; ascolta.
1055«Augusta. Il chiuso foco (Legge)
 o convien che divampi o che mi strugga.
 Ardo a’ tuoi lumi e pietà chiedo o morte.
 Qualunque sia del tuo voler la legge,
 riceverolla in grado
1060di mio destin. Sol pensa
 che cor più fido in questo
 regno, o bella, non hai di quel di Ernesto».
 ERNESTO
 (Neghisi tutto. Il mio periglio il vuole).
 LODOVICO
 Rispondi. Tu sì audace?
1065Tu sì fellon? Tu l’empie brame, Ernesto,
 alzare al disonor sin del mio letto?
 ERNESTO
 Cesare, la mia fede
 per cent’opre è palese. Odio e livore
 cercano di annerirla. Ah, ne dilegua
1070tu l’atre nebbie e l’impostor confondi.
 LODOVICO
 Ma questo foglio chi vergò? Rispondi.
 ERNESTO
 Invidia a’ danni miei troppo ingegnosa.
 LODOVICO
 Qui non scrivesti tu?
 ERNESTO
                                         Finse altra mano
 le note accusatrici.
 BONOSO
                                     Il neghi invano.
1075Tu per augusta impuri voti in seno
 concepisti, o sleal. Tu l’empio foglio
 segnasti. Odio in te nacque
 dalla ripulsa. L’accusasti. Ottone
 ne fu complice teco. Il rio liquore
1080fu inganno suo ma tua calunnia.
 ERNESTO
                                                             Duce,
 in faccia del monarca e delle genti,
 col ferro in mano io sosterrò che menti.
 LODOVICO
 Di tua perfidia è chiara prova il foglio.
 Il cimento dell’armi
1085ne’ dubbi casi è sol permesso.
 BONOSO
                                                         E in questo
 vuol l’onor tuo che si sostenga in campo
 l’onestà di Engelberta e l’innocenza.
 Verrò alla pugna.
 ERNESTO
                                  Ed ivi
 punirò la tua accusa e il tuo ardimento.
 LODOVICO
1090Concedo il campo ed alla pugna assento.
 ERNESTO
 
    Verrò tuo punitor.
 Insolito furor
 già m’empie il seno.
 
    Son tutto foco, son tutto ardor.
1095Venga, venga il traditor.
 Vibro il ferro, lo piago, lo sveno.