L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744 (Engelberta)

 SCENA X
 
 METILDE e BONOSO
 
 METILDE
 Con ciglia così meste
 le sue gioie e le mie mira Bonoso?
 Qual turbamento? Parla.
 BONOSO
                                                Un duol segreto
 m’ingombra il seno.
 METILDE
                                        O più non m’ami o vanne.
 BONOSO
815Ch’io vada? (Ah! Se sapesse
 dove mi spinge).
 METILDE
                                  E tu sospiri? Il bene,
 che sarà tua mercede,
 meglio conosci e più ti mova omai.
 BONOSO
 Qual sia il tuo cenno, anima mia, non sai.
 METILDE
820Né tu sai cosa è amor, se qui più resti.
 BONOSO
 (Smanie innocenti!)
 METILDE
                                        Irresoluto ancora?
 Crudel.
 BONOSO
                 Perch’io nol son, tale mi chiami.
 METILDE
 Lo so. Mel disse il cor. Tu più non mi ami.
 BONOSO
 Vedi s’io t’amo, o bella. A costo ancora
825del mio dolor, vado a ubbidirti. Addio.
 METILDE
 Vanne. Il premio ti affretta e torna mio.
 BONOSO
 Ma tornando dall’opra,
 che dirai a Bonoso?
 METILDE
 Dirò: «Vieni, mio ben; vieni, mio sposo».
 BONOSO
 
830   Ricordati, mia cara,
 che affetti mi prometti,
 allorch’io tornerò.
 
    Se ti vedrò sdegnosa,
 a te, come a mia sposa,
835amor dimanderò.