L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744 (Engelberta)

 SCENA V
 
 BONOSO, poi METILDE ed ARRIGO
 
 BONOSO
475Qual vi lusinga, o sensi,
 vana promessa? Al grado,
 onde Arrigo si vanta,
 ceder conviene. Andiamo.
 Senza veder Metilde? O dio! Non posso.
480A lei portar, prender da lei degg’io
 l’ultimo mio sospir, l’ultimo addio.
 METILDE
 Bonoso. (È fermato da Metilde)
 ARRIGO
                   Ecco l’audace.
 BONOSO
 (Moro di duol). Mia principessa, io parto.
 METILDE
 Or che giunge Metilde?
 ARRIGO
485Parla egli pur.
 METILDE
                             Forse il mio volto, parla,
 di Bonoso alle luci oggi è molesto?
 ARRIGO
 Il duce è mio rival. (A Metilde)
 METILDE
                                      Che importa questo? (Ad Arrigo)
 BONOSO
 Metilde, un de’ tuoi sguardi è la mia sorte.
 Segui; di che paventi?
 ARRIGO
490(E il soffro?)
 BONOSO
                           Bella, addio.
 METILDE
                                                    No, qui trattienti. (Di nuovo lo ferma)
 Ov’è quel cor che fido
 tante fiate giurasti?
 BONOSO
                                       In questo seno;
 e perderti non sa senza morire.
 ARRIGO
 Questo è troppo favor, quel troppo ardire. (A Metilde e poi a Bonoso)
 BONOSO
495Arrigo...
 METILDE
                   Eh taci. (A Bonoso)
                                    Ascolta, io son la rea. (Ad Arrigo)
 La sua speme, il suo amor mia colpa fassi;
 né l’avresti rival, s’io non l’amassi.
 BONOSO
 Per me parlò Metilde; a lei rispondi.
 ARRIGO
 Sì orgoglioso ad un re?
 BONOSO
                                            Questo è il sol nome
500di cui lice vantarti
 sovra di me.
 ARRIGO
                          Taci, superbo, e parti.
 METILDE
 Cessin le gare e l’ira; e la presenza
 di vergine real meglio rispetta.
 ARRIGO
 Ceda le audaci brame.
 BONOSO
505Le condanni Metilde e qui le cedo.
 ARRIGO
 Offrile un regno e l’ama.
 BONOSO
 Non fa la sorte il merto. In minor grado
 pure aspiro al suo amor.
 ARRIGO
                                               Non ne sei degno.
 BONOSO
 Io degno non ne son? Bella, perdona;
510e ad un cimento in campo
 qui t’invito con l’armi e là ti aspetto.
 ARRIGO
 Vieni re qual io sono e allor ti accetto.