L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1708 (Engelberta)

 SCENA X
 
 METILDE e BONOSO
 
 METILDE
810Con ciglia così meste
 le sue gioie e le mie mira Bonoso?
 Qual turbamento? Parla.
 BONOSO
                                                Un duol segreto
 m’ingombra il seno.
 METILDE
                                        O più non m’ami o vanne.
 BONOSO
 Ch’io vada? (Ah! Se sapesse
815dove mi spinge).
 METILDE
                                  E tu sospiri? Il bene,
 che sarà tua mercede,
 meglio conosci e più ti muova omai.
 BONOSO
 Qual sia ’l tuo cenno, anima mia, non sai.
 METILDE
 Né tu sai cosa è amor, se qui più resti.
 BONOSO
820(Smanie innocenti!)
 METILDE
                                        Irresoluto ancora?
 Crudel.
 BONOSO
                 Perch’io nol son, tale mi chiami.
 METILDE
 Lo so. Mel disse il cor. Tu più non mi ami.
 BONOSO
 Vedi s’io t’amo, o bella. A costo ancora
 del mio dolor, vado a ubbidirti. Addio.
 METILDE
825Vanne. Il premio ti affretta e torna mio.
 BONOSO
 Ma tornando da l’opra,
 che dirai a Bonoso?
 METILDE
 Dirò: «Vieni, mio ben; vieni, mio sposo».
 BONOSO
 
    Ricordati, mia cara,
830che affetti mi prometti,
 alorch’io tornerò.
 
    Se ti vedrò sdegnosa,
 a te, come a mia sposa,
 amor dimanderò.