L’Engelberta (Zeno e Pariati), Milano, Ghisolfi, 1708

 SCENA II
 
 LODOVICO solo
 
 LODOVICO
 Ossa onorate e care,
 poiché giugner non puote il mesto pianto
 a richiamare in voi l’alma smarrita,
1340deh! soffrite che imprima in su quest’urna
 il mio povero amore un baccio almeno,
 un baccio che dal core (Si avicina al sepolcro)
 non men l’error che ’l pentimento afferma.
 ECO
 Ferma.
 LODOVICO
1345Ferma? Han senso anche i marmi?
 Ah! Se l’avete, udite,
 marmi, il giusto mio affanno e ’l compatite.
 
    Cari sassi, a l’ossa amate
 deh! portate i miei lamenti.
 
 ECO
 
1350Menti.
 
 LODOVICO
 
    «Menti» dite; e pur del core
 fa ’l dolore un crudo scempio.
 
 ECO
 
 Empio.
 
 LODOVICO
 
    Empio! Ah! Più nol ripetete,
1355che accrescete i miei tormenti.
 
 ECO
 
 Menti.
 
 LODOVICO
 
    Cari sassi, a l’ossa amate
 deh! portate i miei lamenti.
 
 VOCE DI DENTRO
 
    Empio, taci; un’alma casta
1360tel contrasta e dice: «Menti».
 
 LODOVICO
 Che sento? In mia condanna
 le tombe han vita?... Ove son io?... Qual puro
 fulgor s’apre a’ miei lumi?... E che rimiro? (Si aprono tutti i sepolcri che con la loro lucida trasparenza figureranno una imagine de’ Campi Elisi; e da uno di essi uscirà Engelberta, tutta di bianco nobilmente vestita)
 
 
 
 

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