L’Engelberta (Zeno e Pariati), Milano, Ghisolfi, 1708

 SCENA VIII
 
 LODOVICO e BONOSO
 
 LODOVICO
1225Guardie, olà, vostra cura
 sia l’impedir ch’egli non fugga. Duce,
 tu della mia Engelberta
 l’innocenza mi rendi e non la vita.
 Perché tanto nel colpo
1230sollecito? Perché?
 BONOSO
 Tal era il tuo comando.
 LODOVICO
 (O comando crudel. Barbara fé!)
 Ma quell’ossa pudiche
 giacciono ancora? Ah! Tosto
1235va’, le raccogli, ond’io le onori almeno
 di degno avello e poi su loro esali
 l’ultimo spirto.
 BONOSO
                              In ciò prevenni, o sire,
 la tua pietà. Sai che vivendo augusta
 si anticipò la tomba. Io là poc’anzi
1240ripor ne feci i sanguinosi avanzi.
 LODOVICO
 E là mi chiama il mio dolore, o dei.
 Creder rea la mia sposa
 e dannarla a morir come potei?
 
    Degne di me non siete,
1245se voi non m’uccidete,
 o barbare mie pene.
 
    Sol tanto mi lasciate
 di senso e di respiro
 che l’ossa sfortunate
1250io possa almen bacciar del caro bene.
 
 
 
 

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