L’Engelberta (Zeno e Pariati), Milano, Ghisolfi, 1708

 SCENA VII
 
 BONOSO e li sudetti
 
 BONOSO
 Sire, è vero; spirò sotto il mio ferro
 l’anima scelerata e ’l cor fellone
 su l’erbe sanguinose
 diede i palpiti estremi.
 ERNESTO
1155(Infelici mie furie, io vi detesto). (In atto di voler partire)
 LODOVICO
 Sì sollecito colpo
 a te ben confidai.
 BONOSO
                                   Fermati, Ernesto.
 Ho di che favellarti.
 Fra li orrori lasciai di cieca selva
1160il cadavero esangue,
 degno di aver per tomba il sen de’ mostri.
 LODOVICO
 Ma del supplizio a fronte
 che disse l’infedel?
 BONOSO
                                      Quella temendo
 pietà, che mi vietasti,
1165chiusi l’udito e tolsi
 la speme ai prieghi, alle discolpe il tempo.
 LODOVICO
 Rigor che assicurò le mie vendette.
 ERNESTO
 (Qui è periglio o tormento ogni dimora).
 BONOSO
 No, non partir. Tutto non dissi ancora.
1170Un sol negar non seppi
 favor estremo all’infelice. In questo
 foglio i suoi falli e l’altrui fé ravvisa. (Porgendo a Lodovico la lettera di Engelberta)
 LODOVICO
 Eh, duce, da quel foglio
 che attender posso? Un pentimento? È tardo.
1175Le discolpe? Son vane.
 BONOSO
 Tanto a me dona, io te ne priego, o sire.
 LODOVICO
 Ti si compiaccia. Ecco già l’apro e ’l leggo. (Lo prende e l’apre)
 ERNESTO
 (Che sarà mai?)
 LODOVICO
                                 Deh! Sommi dei! Che veggo!
 Ernesto, riconosci
1180chi segnò queste note?
 ERNESTO
                                            Io, sire?
 LODOVICO
                                                              Sai
 cui sian dirette e qual ne sia l’arcano?
 ERNESTO
 (Cieli, il mio foglio!)
 LODOVICO
                                        Or tel rammento; ascolta.
 «Augusta. Il chiuso foco (Legge)
 o convien che divampi o che mi strugga.
1185Ardo a’ tuoi lumi e pietà chiedo o morte.
 Qualunque sia del tuo voler la legge,
 riceverolla in grado
 di mio destin. Sol pensa
 che cor più fido in questo
1190regno, o bella, non hai di quel di Ernesto».
 ERNESTO
 (Nieghisi tutto. Il mio periglio il vuole).
 LODOVICO
 Rispondi. Tu sì audace?
 Tu sì fellon? Tu l’empie brame, Ernesto,
 alzare al disonor sin del mio letto?
 ERNESTO
1195Cesare, la mia fede
 per cent’opre è palese. Odio e livore
 cercano di annerirla. Ah ne dilegua
 tu l’atre nebbie e l’impostor confondi.
 LODOVICO
 Ma questo foglio chi vergò? Rispondi.
 ERNESTO
1200Invidia a’ danni miei troppo ingegnosa.
 LODOVICO
 Qui non scrivesti tu?
 ERNESTO
                                         Finse altra mano
 le note accusatrici.
 BONOSO
                                     Il nieghi invano.
 Tu per augusta impuri voti in seno
 concepisti, o sleal. Tu l’empio foglio
1205segnasti. Odio in te nacque
 da la ripulsa. L’accusasti. Ottone
 ne fu complice teco. Il rio liquore
 fu inganno suo ma tua calunnia.
 ERNESTO
                                                             Duce,
 in faccia del monarca e delle genti,
1210col ferro in mano io sosterrò che menti.
 LODOVICO
 Di tua perfidia è chiara prova il foglio.
 Il cimento dell’armi
 ne’ dubbii casi è sol permesso.
 BONOSO
                                                          E in questo
 vuol l’onor tuo che si sostenga in campo
1215l’onestà di Engelberta e l’innocenza.
 Verrò alla pugna.
 ERNESTO
                                  Ed ivi
 punirò la tua accusa e ’l tuo ardimento.
 LODOVICO
 Concedo il campo ed a la pugna assento.
 ERNESTO
 
    Verrò tuo punitor,
1220insolito furor
 già m’empie il seno.
 
    Son tutto fuoco, son tutto ardor.
 Venga, venga il traditor.
 Vibro il ferro, lo piago, lo sveno.
 
 
 
 

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