L’Engelberta (Zeno e Pariati), Milano, Ghisolfi, 1708

 SCENA VII
 
 BONOSO e METILDE
 
 BONOSO
 Meco, o bella Metilde,
 men pietosa ti bramo
 e men... Dirlo potrò? Sì, meno amante.
 METILDE
 Qual tiranno pensier? Dir puoi d’amarmi?
600E volermi infedel? Bramarmi ingrata?
 BONOSO
 Mio rossor, mio tormento è la tua fede,
 perché ti ruba al soglio.
 METILDE
 A Bonoso mi serba.
 BONOSO
                                      A te conviene,
 più che amante fedele,
605esser grande e regnar.
 METILDE
                                           Potrei tradirti?
 BONOSO
 Io te ne assolvo.
 METILDE
                                Oh dio!
 Chi tal parla non m’ama.
 BONOSO
                                                Ah! Credi, o cara,
 che non senza dolor questa ti lascio
 spietata libertà de’ tuoi affetti.
610Sì, cessa pur d’amarmi e se fia d’uopo
 odiami ancor. Perdono
 agli odi tuoi, se vai con essi al trono.
 METILDE
 Fido m’ami il tuo cor, questo è ’l mio regno.
 BONOSO
 Taci; la mia virtù tanto non chiede.
 METILDE
615Che dirà il tuo rivale?
 BONOSO
 Egli di me trionfa,
 perché più fortunato.
 Io trionfo di lui, perché più forte.
 METILDE
 A chi mi lasci?
 BONOSO
                              Al tuo real destino.
 METILDE
620Né più curi il mio affetto?
 BONOSO
 Più ’l tuo ben che il tuo amor cercar degg’io.
 METILDE
 Almen...
 BONOSO
                   Non più, cara Metilde, addio.
 
    Luci belle, io vuo’ lasciarvi,
 per aver maggior costanza
625di pregarvi a non mi amar.
 
    Che s’io resto a vagheggiarvi
 s’innamora la speranza
 e ritorna a sospirar.
 
 
 
 

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