Eumene, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 ANTIGENE e i suddetti
 
 ANTIGENE
                                             Invan più speri
 che tuo facile acquisto
85sia la chiusa città.
 EUMENE
                                   Quai novi mali?
 ANTIGENE
 Arsi i tuoi legni ed occupato ha il porto
 il Macedone altero. Egli poc’anzi,
 dalla vittoria sua reso più ardito,
 entra in Sebastia e inspira
90lena e coraggio al difensor smarrito.
 EUMENE
 Ora è il tempo, miei fidi,
 che diam saggio di noi. Crescan nimici,
 vittime cresceranno al nostro braccio.
 PEUCESTE
 Ma ci fia la vendetta
95più funesta.
 ANTIGENE
                         E più tarda.
 EUMENE
                                                 E più feroce.
 ANTIGENE
 lo, se lo chiedi, anzi che sorga il giorno,
 posso l’adito aprirti
 nell’ostile città.
 EUMENE
                               Come?
 PEUCESTE
                                               In qual guisa?
 ANTIGENE
 Quanto a te svelo a me poc’anzi espose
100nimico prigionier; né mai concessa
 fede alcuna gli avrei
 senza il sicuro testimon del guardo.
 Odi. Fra il piano e il monte
 per sotterraneo calle, opra del caso,
105s’apre oscuro sentier; per giri obbliqui
 quindi si passa alla città, là dove,
 custodita da’ monti,
 timor non ha di assalitor nimico.
 Quindi...
 EUMENE
                    Già intesi. In te mi affido e teco
110verrò all’impresa.
 PEUCESTE
                                   Ah, mio signor...
 EUMENE
                                                                   Peuceste,
 l’adorata regina e il caro figlio
 consegno alla tua fé. Tu gli assicura.
 PEUCESTE
 E risolvi?...
 EUMENE
                        Non più. Vanne.
 PEUCESTE
                                                        Ubbidisco.
 (Mi presagisce il cor qualche sciagura).