L’Engelberta (Zeno e Pariati), Milano, Ghisolfi, 1708

 IL RITRATTO DELL’AUGUSTISSIMO CARLO TERZO, MONARCA DELLE SPAGNE, ECCETERA
 
    Presentato alla sacra, real, cattolica maestà d’Elisabetta Christina, sua sposa, dal genio dell’Insubria nel presente sonetto.
 
    Ecco, Talestri augusta, ecco del vostro
 Alessandro immortal l’eccelsa imago.
 Quanto egli sia gentil, quanto sia vago,
 lo dica i vostro cor, lo dica il nostro.
 
    Non può quivi il color, come l’inchiostro,
 nel fingerne l’idea restar mai pago.
 A valor, che di palme ognora è vago,
 ciò che renda men lume alfine è l’ostro.
 
    Qui clemenza al poter s’unisce e regna;
 forman merto e destin scettri e ghirlande;
 né, per ridervi Amor, Marte si sdegna.
 
    Quivi la maestà si chiude e spande;
 se chiusa in questo lin sembra men degna,
 accolta in vostra man fassi più grande.
 
 
 
 

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