Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIII
 
 OLIBRIO, TEODELINDA, poi RICIMERO con guardie, PLACIDIA, OLDERICO e FEDELE
 
 TEODELINDA
1235Dall’ire del germano almen difendi
 la debolezza mia ch’è tua salute.
 OLIBRIO
 Trattone amor, da me avrai tutto, o bella.
 TEODELINDA
 Eh, se spiaccio a’ tuoi lumi, io non son quella.
 RICIMERO
 Non pensar che qui spinto
1240m’abbia teco a trattar desio di pace.
 Inimico e rivale,
 guerra ti apporto, e guerra
 sanguinosa, implacabile ma giusta.
 Vengo a fermar le leggi
1245da imporsi al vinto. Olibrio,
 ricusarle non dei,
 se hai valore nel braccio, ardir nel petto.
 OLIBRIO
 Sieno eguali e sien giuste ed io le accetto. (Ricimero ed Olibrio prendono due aste e le conficcano in terra)
 OLDERICO
 Prendi, o mio re.
 FEDELE
                                  Prendi, o mio duce.
 RICIMERO
                                                                        Io l’asta
1250fermo nel suolo.
 OLIBRIO
                                Io più la fé nel seno.
 PLACIDIA
 (L’atroce pugna empie l’idea di orrore).
 TEODELINDA
 (Quai voti formerai, misero core!) (Ricimero ed Olibrio si pongono fra le due aste)
 RICIMERO
 Giove, se manco a’ patti
 che in questo campo io segnerò con Roma,
1255divelta di sotterra
 mi s’immerga nel sen l’asta fatale
 e sveni la perfidia in re spergiuro.
 Duce, così prometto e così giuro.
 OLIBRIO
 Ciel, se rompo le leggi
1260che a Ricimero io giurerò per Roma,
 tutti i fulmini tuoi, più di quel ferro
 e pungenti e tremendi,
 mi cadano sul crin, m’ardano il petto.
 Re, ti giuro così, così prometto.
 RICIMERO
1265Or odi. S’io del campo
 uscirò vincitor, libero voglio
 sopra Italia l’impero e sopra Roma.
 N’escano i vinti o giurino al mio piede
 e vassallaggio e fede.
1270A me resti Placidia; e tu ritorna
 alle prime ritorte;
 ed un comando mio sia la tua sorte.
 OLIBRIO
 Facciasi. Ma se il fato
 si dichiari per noi, più non rimanga
1275all’Italia ed a Roma
 di gotico servaggio orma funesta.
 Mi si renda Placidia. A Teodelinda
 diasi ’l perdon. Tu vinto
 sii mio prigione e allora una vendetta,
1280più che di te, degna di Olibrio aspetta.
 RICIMERO
 Vi assento. Ecco la destra.
 OLIBRIO
                                                 Ecco la fede.
 RICIMERO
 Siane ostaggio Olderico.
 OLIBRIO
                                               E il sia Fedele.
 RICIMERO
 Or più non si risparmi
 l’ira ed il tempo.
 A DUE
                                 All’armi. (Svelgono le due aste)
 PLACIDIA
1285Deh, ferma.
 TEODELINDA
                         Arresta.
 PLACIDIA
                                          Il molto
 sangue, che tinger dee l’onde del Tebro,
 mi fa spavento.
 TEODELINDA
                               E vincitore e vinto
 sei mio dolor. Tregua agli sdegni, o duce.
 RICIMERO
 Sii tu mia sposa. Olibrio
1290fa’ che rinunzi alle tue nozze e al soglio;
 e l’armi allor sospenderò.
 PLACIDIA
                                                 Non voglio.
 OLIBRIO
 Vanne al real german. Fa’ ch’ei mi renda
 Roma e Placidia, ond’egli all’ire è mosso;
 e amica pace a lui darò.
 TEODELINDA
                                              Non posso.
1295Serbami almeno Ricimero.
 OLIBRIO
                                                    In lui
 la memoria amerò de’ doni tui.
 PLACIDIA
 
    Cielo...
 
 TEODELINDA
 
                   Amor...
 
 OLIBRIO
 
                                   Virtù...
 
 RICIMERO
 
                                                   Fortuna...
 
 A QUATTRO
 
 Chiedo a te...
 
 RICIMERO
 
 Lauro.
 
 OLIBRIO
 
                Palma.
 
 TEODELINDA
 
                               Gioia.
 
 PLACIDIA
 
                                             Pace.
 
 TEODELINDA
 
1300   Ma la gioia...
 
 PLACIDIA
 
                              Ma la spene...
 
 RICIMERO
 
 Ma il mio voto...
 
 OLIBRIO
 
                                 Ma il mio bene...
 
 A QUATTRO
 
 Non sia in me...
 
 TEODELINDA
 
 Vana.
 
 PLACIDIA
 
              Ingiusta.
 
 RICIMERO
 
                                 Empio.
 
 OLIBRIO
 
                                                 Fallace. (Si ritirano tutti ordinatamente; si fa il guasto della campagna e poi segue il combattimento con la peggio de’ Goti)