Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 TEODELINDA e MASSIMO
 
 TEODELINDA
 Teodelinda, qual frutto
 cogli da un folle amor? Con Ricimero
995son rea, perché a’ suoi ceppi
 tolgo una preda illustre. E rea son meco,
 perché ad un’alma ingrata
 con inutili preghi io chiedo affetti.
 Che più? Sin col mio sesso e col mio grado
1000rea mi fa la mia fuga.
 Ma che? Con tante pene
 pur ben si compra un raggio sol di spene.
 
    Un guardo di chi adoro
 val tutto il mio penar.
 
1005   Ma s’egli anche sdegnoso
 mi è gioia e mi è ristoro,
 che fia quando amoroso
 io il possa vagheggiar?