Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IX
 
 PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Barbaro... Ah, Teodelinda,
 chiedo aita e consiglio.
 Il mio sposo è in periglio.
 TEODELINDA
685Che far posso per lui, se tu lo uccidi?
 Ama tu Ricimero e Olibrio è salvo.
 PLACIDIA
 Pria che l’iniquo, amerò ceppi e morte.
 TEODELINDA
 Ed Olibrio morrà.
 PLACIDIA
                                    Morrà il mio sposo?
 TEODELINDA
 Ma da te condannato e dal tuo amore.
690Per pietà sii infedel.
 PLACIDIA
                                        Povero core!
 TEODELINDA
 Scegli ’l minor fra due gran mali.
 PLACIDIA
                                                              Oh dio!
 Perché non ami, il mio dolor non credi.
 TEODELINDA
 Parli così, perché tu il mio non vedi.
 Pur risolver convien.
 PLACIDIA
                                         Deh, pria m’impetra
695fra’ ceppi il riveder l’idolo mio.
 La vista de’ suoi mali
 sarà stimolo forte alla pietade.
 TEODELINDA
 Tutto farò; del mio real germano
 vincerò le ripulse. A lui mi affretto.
700(Ma parto con l’idea di un gran diletto).
 
    Riposa nel mio amor,
 da’ pace al tuo dolor
 su la mia fede.
 
    (Ma della mia pietà
705un gran piacer sarà
 dolce mercede).