Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 RICIMERO, PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
660Prence infelice... Oh dio! Mi è tolto ancora
 il potermi doler.
 RICIMERO
                                 Tu fai, Placidia,
 troppa forza al tuo cor. Lascia ch’ei rompa
 tutti gli argini al pianto
 e inondi in libertà le gote e il seno.
 TEODELINDA
665(Spunta dall’altrui fosco il mio sereno).
 PLACIDIA
 Re tiranno, compisci
 la tua vendetta. Anche Placidia attende
 i tuoi ceppi. Che fai?
 TEODELINDA
 S’ami ’l tuo Olibrio, il cieco duol correggi.
 RICIMERO
670Teodelinda, all’ingrata
 del suo destin tu recherai le leggi.
 TEODELINDA
 Pendo da’ cenni tuoi.
 RICIMERO
                                         Poter sovrano
 su la vita ho di Olibrio.
 Placidia voglio mia. L’empia mi sprezza.
675Ma punirò, e lo sappia,
 con la morte di lui la sua fierezza.
 
    Amar non mi sa l’empia?
 Mi sappia almen temer;
 
    avrò nel mio furore,
680se non potrò in amore,
 il mio piacer.