Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 MASSIMO con quattro soldati alla gotica e i suddetti
 
 MASSIMO
 Principe, e qual fra tante
 sventure a te mi guida astro benigno!
 FEDELE
 Che fia?
 OLIBRIO
                   Massimo, duce,
20che fa Placidia?
 MASSIMO
                                In Roma
 impaziente il tuo ritorno attende.
 E nunzio de’ suoi mali a te m’invia.
 OLIBRIO
 Roma resiste ancor?
 MASSIMO
                                        L’alba novella
 temo che la vedrà preda infelice
25dell’empio Ricimero.
 OLIBRIO
 Che? La virtù romana
 avvilita è così?
 MASSIMO
                              Dentro noi stessi
 è il nimico più fier, da cui siam vinti.
 Dell’afflitta città crudel espugna
30Ricimero le mura,
 la fame i difensori. Oh quante volte
 cader io vidi il feritor sul colpo
 e, dalla rabbia del digiun sospinte,
 non risparmiar le stesse madri i figli.
35A’ cadaveri tronchi
 si move guerra; e più non lascia esenti
 la sacrilega destra i monumenti.
 FEDELE
 Città infelice!
 OLIBRIO
                            E può tanti disagi
 soffrir Placidia?...
 MASSIMO
                                   Prence,
40serve la sua costanza
 di stupore a’ più forti
 e di esempio a’ più fiacchi. Ella a misura
 della plebe minor nutre sé stessa.
 Ella all’uopo prepara
45le opportune difese.
 Ella ne’ rischi arma la destra.
 OLIBRIO
                                                        Oh cara!
 MASSIMO
 Ma alfin vincono i Goti.
 Roma cadrà. Forse ora cade.
 OLIBRIO
                                                      E seco
 la mia amata Placidia
50al lascivo amator... Massimo, rompi
 ogni dimora.
 MASSIMO
                           E che risolvi?
 OLIBRIO
                                                      Vanne
 con questi miei, che tra’ più cari io scelsi,
 all’esercito incontro e seco a Roma
 sollecito l’affretta. Io co’ tuoi fidi
55andrò a Placidia e le sarò in difesa.
 MASSIMO
 Tu noto in Roma...
 OLIBRIO
                                     E non a’ Goti, anch’io
 le vie occulte di quella,
 Massimo, tentar posso
 e a Placidia, onde parti, aprirmi ’l calle.
 MASSIMO
60Deh conserva in te stesso
 Placidia e Roma.
 OLIBRIO
                                  Ambe, se temo, io perdo.
 Seguo il mio core. Ogni consiglio è vano.
 FEDELE
 Oh magnanimo ardire!
 MASSIMO
                                             Oh cor romano! (Si parte)
 OLIBRIO
 Roma ci attende. Andiam, Fedele.
 FEDELE
                                                                Andiamo.
65Propizio il ciel ci arrida.
 OLIBRIO
 Tutto cede, o mio caro,
 a chi amore ed ardir servon di guida.
 
    Dolce mio ben, mia vita,
 sarò la tua difesa
70o a’ piè ti morirò.
 
    Vedrai che un’alma ardita
 e di amor vero accesa
 tutt’osa e tutto può.