Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA XIII
 
 OLIBRIO, TEODELINDA, poi RICIMERO con guardie, PLACIDIA, OLDERICO e FEDELE
 
 TEODELINDA
 Da l’ire del germano almen difendi
1235la debolezza mia ch’è tua salute.
 OLIBRIO
 Trattone amor, da me avrai tutto, o bella.
 TEODELINDA
 Eh! Se spiaccio a’ tuoi lumi, io non son quella.
 RICIMERO
 Non pensar che qui spinto
 m’abbia teco a trattar desio di pace.
1240Inimico e rivale,
 guerra ti apporto, e guerra
 sanguinosa, implacabile ma giusta.
 Vengo a fermar le leggi
 da imporsi al vinto. Olibrio,
1245ricusarle non dei,
 se hai valore nel braccio, ardir nel petto.
 OLIBRIO
 Sieno eguali e sien giuste ed io le accetto. (Ricimero ed Olibrio prendono due aste e le conficcano in terra)
 OLDERICO
 Prendi, o mio re.
 FEDELE
                                  Prendi, o mio duce.
 RICIMERO
                                                                        Io l’asta
 fermo nel suolo.
 OLIBRIO
                                Io più la fé nel seno.
 PLACIDIA
1250(L’atroce pugna empie l’idea di orrore).
 TEODELINDA
 (Quai voti formerai, misero core!) (Ricimero ed Olibrio si pongono fra le due aste)
 RICIMERO
 Giove, se manco a’ patti
 che in questo campo io segnerò con Roma,
 divelta di sotterra
1255mi s’immerga nel sen l’asta fatale
 e sveni la perfidia in re spergiuro.
 Duce, così prometto e così giuro.
 OLIBRIO
 Ciel, se rompo le leggi
 che a Ricimero io giurerò per Roma,
1260tutti i fulmini tuoi, più di quel ferro
 e pungenti e tremendi,
 mi cadano sul crin, m’ardano il petto.
 Re, ti giuro così, così prometto.
 RICIMERO
 Or odi. S’io del campo
1265uscirò vincitor, libero voglio
 sovra Italia l’impero e sovra Roma.
 N’escano i vinti o giurino al mio piede
 e vassallaggio e fede.
 A me resti Placidia; e tu ritorna
1270a le prime ritorte;
 ed un comando mio sia la tua sorte.
 OLIBRIO
 Facciasi. Ma se il fato
 si dichiari per noi, più non rimanga
 a l’Italia ed a Roma
1275di gotico servaggio orma funesta.
 Mi si renda Placidia. A Teodelinda
 diasi il perdon. Tu vinto
 sii mio prigione e alora una vendetta,
 più che di te, degna di Olibrio aspetta.
 RICIMERO
1280Vi assento. Ecco la destra.
 OLIBRIO
                                                 Ecco la fede.
 RICIMERO
 Siane ostaggio Olderico.
 OLIBRIO
                                               E ’l sia Fedele.
 RICIMERO
 Or più non si risparmi
 l’ira ed il tempo.
 A DUE
                                 A l’armi. (Svelgono le due aste)
 PLACIDIA
 Deh! Ferma.
 TEODELINDA
                           Arresta.
 PLACIDIA
                                            Il molto
1285sangue, che tinger dee l’onde del Tebro,
 mi fa spavento.
 TEODELINDA
                               E vincitore e vinto
 se’ mio dolor. Tregua agli sdegni, o duce.
 RICIMERO
 Sii tu mia sposa. Olibrio
 fa’ che rinunzi a le tue nozze e al soglio;
1290e l’armi alor sospenderò.
 PLACIDIA
                                                Non voglio.
 OLIBRIO
 Vanne al real german. Fa’ ch’ei mi renda
 Roma e Placidia, ond’egli a l’ire è mosso;
 e amica pace a lui darò.
 TEODELINDA
                                              Non posso.
 Serbami almeno Ricimero.
 OLIBRIO
                                                    In lui
1295la memoria amerò de’ doni tui.
 PLACIDIA
 
    Cielo...
 
 TEODELINDA
 
                   Amor...
 
 OLIBRIO
 
                                   Virtù...
 
 RICIMERO
 
                                                   Fortuna...
 
 A QUATTRO
 
 Chiedo a te...
 
 RICIMERO
 
 Lauro.
 
 OLIBRIO
 
                Palma.
 
 TEODELINDA
 
                               Gioia.
 
 PLACIDIA
 
                                             Pace.
 
 TEODELINDA
 
    Ma la gioia...
 
 PLACIDIA
 
                              Ma la spene...
 
 RICIMERO
 
1300Ma ’l mio voto...
 
 OLIBRIO
 
                                Ma ’l mio bene...
 
 A QUATTRO
 
 Non sia in me...
 
 TEODELINDA
 
 Vana.
 
 PLACIDIA
 
              Ingiusta.
 
 RICIMERO
 
                                 Empio.
 
 OLIBRIO
 
                                                 Fallace. (Si ritirano tutti ordinatamente; si fa il guasto della campagna e poi siegue il combattimento con la peggio de’ Goti)