Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA XII
 
 TEODELINDA e li suddetti
 
 OLDERICO
 L’alto favor...
 TEODELINDA
                           Mio sire,
730il timor di Placidia
 principia i tuoi trionfi.
 RICIMERO
                                            Avrò ’l suo nodo?
 TEODELINDA
 Pria ti richiede al prigionier l’ingresso.
 RICIMERO
 No, non lo speri. Al mio rival non voglio
 con l’uso d’un piacer crescer l’orgoglio.
 TEODELINDA
735Disperar non la dei.
 RICIMERO
 Qual pro, se vi acconsento?
 OLDERICO
                                                    Anzi qual danno?
 RICIMERO
 Diasi il favor. Placidia
 vegga il prigion.
 TEODELINDA
                                 Ma senza me nol vegga.
 Me presente gli parli; e me presente
740lo disponga a soffrir la tua fortuna.
 RICIMERO
 Quanto deggio al tuo zel! Placidia venga.
 Sinch’io torni dal campo e fia ben tosto,
 prence, adempi il voler di Teodelinda.
 E tu, cara, ove puoi,
745servi al mio cor. Prega. Consiglia. Adopra
 l’arte, il poter, l’ira, l’affetto; e quando
 nulla giovi a placar beltà ostinata,
 fa’ che cada il rival. La legge è questa.
 Olibrio o senza amante o senza testa.