Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA VIII
 
 RICIMERO, PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Prence infelice... O dio! Mi è tolto ancora
660il potermi doler.
 RICIMERO
                                 Tu fai, Placidia,
 troppa forza al tuo cor. Lascia ch’ei rompa
 tutti gli argini al pianto
 e inondi in libertà le gote e ’l seno.
 TEODELINDA
 (Spunta da l’altrui fosco il mio sereno).
 PLACIDIA
665Re tiranno, compisci
 la tua vendetta. Anche Placidia attende
 i tuoi ceppi. Che fai?
 TEODELINDA
 S’ami il tuo Olibrio, il cieco duol correggi.
 RICIMERO
 Teodelinda, a l’ingrata
670del suo destin tu recherai le leggi.
 TEODELINDA
 Pendo da’ cenni tuoi.
 RICIMERO
                                         Poter sovrano
 su la vita ho di Olibrio.
 Placidia voglio mia. L’empia mi sprezza.
 Ma punirò, e lo sappia,
675con la morte di lui la sua fierezza.
 
    Amar non mi sa l’empia?
 Mi sappia almen temer;
 
    avrò nel mio furore,
 se non potrò in amore,
680il mio piacer.