Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1707

 Eccellenza,
    quell’ardimento, che aspira ad una gloria sublime, ha questo privilegio di portar seco le sue discolpe, imperciocché la dignità dell’oggetto che lo muove scusa la temerità dell’intenzione e fa che si chiami avvedutezza di prudenza ciò che potria esser creduto eccesso di petulanza. Tale si è il mio di consacrare all’eccellenza vostra il drama presente, nel qual atto riverentissimo confesso al pubblico che, oltre il manifestare la somma venerazione ch’io professo alla persona di vostra eccellenza, provvedo ancora industriosamente al mio proprio interesse, o sia nel qualificare questo componimento, col singolare fregio che riceve dal nome suo riverito, o sia nell’impegnare tutti quegli che lo vedranno così altamente onorato a non tacciarne le imperfezzioni ed a lasciarmi sperare piuttosto il vantaggio dell’applauso che il pregiudizio della censura. Ma perché, sebbene posso aspettar dagli altri una cortese approvazione verso questo mio desiderio, debbo con tutto ciò temere che l’eccellenza vostra mi rimproveri per aver io quasi profanato il suo patrocinio, implorandolo in appoggio delle mie debolezze, la supplico a permettermi che io le raccordi quella naturale benignità, di cui si pregia il suo bel cuore, e pel magnanimo genio, col quale ella favorisce le belle lettere, come i duoi motivi che hanno eccitato il mio voto ed assicurata la mia speranza. Tralascio, per servire alla modestia dell’eccellenza vostra, le altre infinite prerogative ond’ella si distingue, tacendo e l’antichissima nobiltà, per la quale nell’Inghilterra, dove fiorisce, e nel mondo tutto, dove si rispetta, è famosa la sua alta prosapia, e tutte le virtù più riguardevoli, con l’esercizio delle quali ella si mostra degno germe di tralcio così meritevole; e mi ristringo solamente a riverire con sommessa divozione il ministero che per la seconda volta l’eccellenza vostra sostiene di ambasciadore estraordinario appresso questa serenissima augusta repubblica per la corona britannica. Piaccia all’animo suo generoso di accogliere benignamente questo picciolissimo dono e d’impartire ad esso con la sua protezione quell’ornamento che altre volte in questa Dominante ella si è degnata di concedere ad altri simili componimenti; e creda che alla tenuità dell’offerta supplisce l’immensa riverenza con la quale mi glorio di essere di vostra eccellenza umilissimo, divotissimo servitore ossequiosissimo.
 
    N.N.