La Svanvita (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 RODERICO e i suddetti
 
 RODERICO
 Sire, geloso amor non soffre indugi.
1295Nel duce di Svanvita
 cerco il rivale...
 OLAO
                               E il trovi
 rival più che non pensi.
 Ei si vanta Regnero e, benché Asmondo,
 benché Svanvita il neghi,
1300ei ti contende nell’audace impegno
 il possesso di un core e quel di un regno.
 REGNERO
 E giustamente a te il contendo.
 RODERICO
                                                           Scopro
 nell’inganno la colpa. Amor gl’inspira
 l’audacia rea di fingersi regnante.
1305Re non saria, s’ei già non fosse amante.
 REGNERO
 Lo stesso amor, che mi rinfacci, è prova
 dell’esser mio.
 RODERICO
                              Di’ pur del tuo ardimento;
 ma l’altrui tolleranza è tuo fomento. (A Svanvita)
 SVANVITA
 Gli affetti di Svanvita
1310sono in lor libertà. Pur se nel duce
 non ravviso Regnero e se Regnero
 l’oggetto è del mio amore,
 dunque non amo in lui fuor che il suo errore.
 REGNERO
 Lascia ancora... (A Svanvita)
 SVANVITA
                                E tu taci,
1315troppo incauto amator, reo di due colpe,
 l’una ch’osi di amar la tua regina,
 l’altra che, qual non sei, di esser ti vanti.
 REGNERO
 Io?
 SVANVITA
          Correggi l’amor; frena l’ardire.
 (Per torlo a maggior rischio io fingo l’ire).
 OLAO
1320Si dileguin le nebbie. Olà, custodi,
 mi si rechi onde scriva. (Ecco il cimento.
 Non vorrà mai Regnero
 nel periglio di Asmondo esser ingrato.
 Né potrà mai Svanvita
1325nel seno dell’amante esser crudele. (Va a sedere per scrivere)
 Scrivasi e a pro del vero
 veggiamo se in lui possa
 la giustizia o l’amor, se in lui prevalga
 grata riconoscenza o cieco orgoglio).
 ASMONDO
1330Salvate, oh dei, l’augusto germe al soglio.
 REGNERO
 
    Che più taci? Io son tuo re. (Ad Asmondo)
 
 ASMONDO
 
 Fier destin me l’involò. (A Regnero)
 
 RODERICO
 
    Tanto ardire io punirò.
 
 SVANVITA
 
 La sua pena avrà da me. (A Roderico)
 
 REGNERO
 
1335Che più taci? Io son tuo re. (Ad Asmondo)
 
 OLAO
 Odi, non sei l’erede
 di questo regno? (A Regnero, levandosi con due fogli, uno per mano)
 REGNERO
                                   È vero.
 OLAO
 Tal non ti nega Asmondo?
 REGNERO
 Del suo mentirmi il nobil cor si sdegna.
 OLAO
1340Scrivi ’l tuo nome a’ piè del foglio e regna. (Dà un foglio a Regnero)
 RODERICO
 Che?...
 OLAO
                Taci. E tu, regina, (A Svanvita)
 nel duce ardito l’impostor non vedi?
 SVANVITA
 E l’ardir ne condanno e l’impostura.
 OLAO
 Il tuo sposo non vuoi nel re de’ Goti?
 SVANVITA
1345È questa sì dell’amor mio la brama.
 OLAO
 Segna il tuo nome a’ piè del foglio e l’ama. (Dà l’altro foglio a Svanvita)
 
    Vuoi regnar? Sia tuo il comando. (A Regnero)
 Amar vuoi? Le brame appaga. (A Svanvita)
 Ma tu amando e tu regnando,
1350prima adempi il tuo dover.
 
    Tolto il velo ad ogni frode,
 voi contento ed io avrò lode;
 ma non rida del mio inganno
 il tuo fasto, il tuo piacer.