La Svanvita (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA PRIMA
 
 SVANVITA e REGNERO nobilmente vestito
 
 SVANVITA
 Tutti già ingombra i lidi
 il dano Marte ed in Regnero addita
575al soglio il successore, il re a’ vassalli.
 REGNERO
 Questo nome, o regina,
 serve, più che al mio fasto, alla tua fama.
 SVANVITA
 E regnante ti vuol chi re ti chiama.
 Qui gli arnesi guerrieri. E armato meco
580al comando verrai. (Fa cenno a’ suoi danesi, alcuni de’ quali entrano nel padiglione)
 REGNERO
                                      Sarò felice
 con l’eccidio de’ miei?
 SVANVITA
                                           Le amiche trombe
 saran gioie a’ tuoi fidi,
 rimorso a’ tuoi nimici.
 REGNERO
 Son leggi mie del tuo favor gli auspici. (Ritornano dal padiglione e portano la spada e l’elmo per Regnero)
 SVANVITA
585Prendi l’elmo. Difendi
 la maestà di quella fronte augusta.
 Di vendetta, di regno
 le magnanime idee questo t’inspiri
 e questo le protegga. Il tuo diritto
590tu col braccio sostieni ed io con l’armi.
 REGNERO
 E il sosterrò. Già parmi
 che, tua mercé, sul capo mio risplenda
 tutto il fregio real.
 SVANVITA
                                    Questa ti renda
 le grandezze natie.
595Prendila; e trionfando,
 sia preludio sicuro
 l’elmo al diadema ed allo scettro il brando.
 REGNERO
 Il mio valor tu sei. Sperate, o Goti;
 paventate, o Norvegi. Il primo acciaro
600della mia destra è di Svanvita un dono.
 SVANVITA
 (E di quel bel primo trionfo io sono).
 REGNERO
 Numi, che custodite (Tenendo alta ed ignuda in mano la spada)
 i regni e i regi, udite;
 vi domando un impero,
605l’altrui sangue non già, non l’altrui pianto.
 Ma se convien, se piace a voi che m’apra
 sol questo acciar le chiuse vie del trono,
 facciasi. Vi ubbidisco. Io già lo stringo,
 stromento alle conquiste; e questo un giorno,
610in atto umile all’are vostre appeso,
 al passaggier divoto
 dirà che fu mia speme e poi mio voto.
 SVANVITA
 Lodo il pio zelo e spero
 che fia grato Regnero anche a Svanvita.
 REGNERO
615Non muor che con la vita
 l’alto dover di un benefizio illustre.
 SVANVITA
 (Godi, mio cor). Né t’obbliar regnando
 del nome mio la rimembranza almeno.
 REGNERO
 Mai non si obblia nome ch’è scritto in seno.
 SVANVITAT
620Vanne dunque a regnar. Le sue fortune
 già perdé il tuo rival. Quell’alma ingrata
 del giurato imeneo distrusse i voti.
 REGNERO
 Ma chi succede al nodo?
 SVANVITA
                                               Il re de’ Goti.
 REGNERO e SVANVITA A DUE
 
                                 mi
    A regnar il ciel        chiama;
                                 ti
625ma la brama dell’affetto
 cerca                            tuo
             un regno nel          petto,
 t’offre                          mio
 chiede                         tuo
              un trono nel          cor.
 t’alza                           mio
 
    E mi dice l’alma amante
 che, in veder il tuo sembiante,
630il dover
                  si fece amor.
 la pietà