La Svanvita (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 SVANVITA e REGNERO
 
 SVANVITA
355(Vezzosa maestà).
 REGNERO
                                    Mandi ’l tuo sdegno
 primo araldo allo sposo?
 SVANVITA
 Risponde la vendetta a chi mi accoglie
 con l’onta di un disprezzo.
 REGNERO
 Un re...
 SVANVITA
                 Chi? Roderico?
360Regna; ma non è tale. Hanno i miei voti
 altre speranze, altro sovrano i Goti.
 REGNERO
 Altro sovrano?
 SVANVITA
                              (Egli si asconde). Ignoto
 a queste spiagge è di Regnero il nome?
 REGNERO
 Noto ma senza pro. Morì quel prence.
 SVANVITA
365(Prudente ancor diffida). E tu, chi sei?
 REGNERO
 Parlan le spoglie, onde mi vedi involto.
 SVANVITA
 Eh, le spoglie talor smentisce il volto.
 REGNERO
 
    Tu vedi un pastorello, un infelice.
 Se talor col pianto mio
370chiedo al fonte chi son io,
 mi risponde con l’onde e mi dice:
 «Tu vedi un pastorello, un infelice».
 
 SVANVITA
 In te tutto mi scopre
 virtude e nobiltà. Di un sangue augusto
375l’onor già leggo in quel rossor sincero.
 Parla; ardisci; abbi fé. Tu sei Regnero.
 REGNERO
 Regina, poiché in me di lui non resta
 che il nome sfortunato,
 io lo tacea per mio minor cordoglio.
380Regno, vassalli e soglio
 diemmi ’l natal. Torilda
 tutto mi tolse. A me pendea sul capo
 maggior periglio. Asmondo,
 che per cenno real mi custodia,
385cauto me n’involò; morto mi finse
 per serbarmi, felice, un giorno al trono.
 La mia sorte, i miei danni e il viver mio
 a Svanvita fidai. Regnero io sono.
 SVANVITA
 E ben tutto fidasti. Or quanto tacque
390la tua ragion?
 REGNERO
                            Due lustri.
 SVANVITA
 E perché non chiedesti
 a una fuga onorata il tuo soccorso?
 REGNERO
 Col periglio di Asmondo
 credute avrei le mie grandezze infami.
 SVANVITA
395Poteano armarsi i tuoi. Fidi ti sono.
 REGNERO
 Amo il sangue de’ miei più che il mio trono.
 SVANVITA
 Giova però sovente
 Marte ad Astrea. Giova allo scettro il brando.
 REGNERO
 Agli avi di Regnero
400piacque regnar su l’alme e il lor diadema
 cercar più nell’amor che nella tema.
 SVANVITA
 E nell’amor si cerchi ’l tuo. La Dania
 proteggerà con l’armi
 della Gozia la fede. In Sigiberto,
405che già prevenne a tuo favor le schiere,
 ti prometto un campion. Donna è Svanvita
 ma donna tal che fia tuo scudo e tale
 che già scema le glorie al tuo rivale.
 REGNERO
 Dal rio destino illesa
410mi rimanea la libertà dell’alma;
 ma di Svanvita a fronte
 oggi la perdo ed è mio fregio. Accetta,
 vergine illustre, il sacrifizio e il voto
 che tua virtude e tua bellezza onora.
 SVANVITA
415E l’accetta Svanvita, (E s’innamora).
 Qui parte de’ miei fidi
 resti con te. Dal mar trarrò sui lidi
 le forze nostre; e là ti attendo. Addio.
 Ah, non senza un sospir partir poss’io.
 
420   Nel guardo tuo seren
 sfavilla lo splendor che ti fa grande.
 (Ed anche nel mio sen ne giunse un lampo).
 
    E quel gentil balen
 diventa un dolce ardor, se al cor si spande.
425(Vorrei scoprirgli almen che anch’io n’avvampo).