La Svanvita (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 SVANVITA, poi SIGIBERTO
 
 SVANVITA
 Servasi al giusto. A Roderico io tolgo
 quella parte di me che il mio dovere
 mi avea rapita. Sigiberto.
 SIGIBERTO
                                                 Accogli,
 vergin real...
 SVANVITA
                          L’eroe maggior che stringa
280per la Gozia l’acciar.
 SIGIBERTO
                                        Non vuol più il fato
 ch’io serva a Roderico. Io parto offeso
 e il mio torto è comune anche a Svanvita.
 SVANVITA
 Troppo onoro il tuo merto,
 per non esserne a parte. Io sarò teco.
285Ma tu lasci Ildegonda?
 SIGIBERTO
                                            E vuoi ch’io possa
 servir la sconoscente? Amar l’ingrata?
 SVANVITA
 Ingrata e sconoscente? Ella che in Dania
 mi giurasti fedele al tuo bel foco?
 SIGIBERTO
 L’abbagliò la corona
290da Roderico offerta.
 SVANVITA
 Offerta allor che splende
 per me la sacra face?
 SIGIBERTO
 Ildegonda è il suo ardore.
 SVANVITA
                                                 E il soffri in pace?
 SIGIBERTO
 Si offende in Sigiberto
295solo il suo amor; ma in te, regina, è offesa
 la tua fé, l’onor tuo, la Dania intera.
 SVANVITA
 Veggio l’offesa e l’offensor ne pera.
 Co’ duci tuoi meco t’invito all’opra.
 SIGIBERTO
 Io, contro il lor sovrano
300spinger l’armi vassalle?
 SVANVITA
                                              Odi un arcano
 che salva la tua gloria. Odi e risolvi.
 Della Gozia Regnero è il solo erede.
 Ei vive. Io so che hai core; io so che hai fede.
 SIGIBERTO
 Ho fede, ho cor. Regni, se vive.
 SVANVITA
                                                          Segui
305il valoroso ardir. Meco quel prence
 sarà fra poco. Alle tue schiere intanto
 porta il nome reale. Io nelle mie
 spargerò la pietà, l’onta, lo sdegno.
 A’ Goti il lor monarca oggi prometto.
 SIGIBERTO
310Ed io per lor giuro al monarca il regno.
 
    Vendetta mi grida
 il core guerrier
 e pace non v’è.
 
    Di vincer mi affida
315la gloria, l’onore,
 l’amore, la fé.