La Svanvita (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ARGOMENTO
 
    Unningo, re di Svezia, di Ulvilda sua prima moglie ebbe Regnero, unico figliuolo; e rimasto vedovo, si rimaritò con Torilda, sorella di Olao, re di Norvegia, la quale pure di altro marito già mortole aveva avuto un figliuolo, per nome Roderico. Ne’ primi anni del suo matrimonio morì Unningo, rimanendo la tutela di Regnero ed il comando del regno a Torilda, la quale pensò ben tosto la maniera di far passare dalla fronte di Regnero su quella di Roderico la corona di Svezia. A tal fine tentò d’indurre Asmondo, uno de’ principali del regno ed aio di Regnero, a secondare le sue intenzioni; e fingendo questi di voler farlo, abbenché internamente fosse fedele alle ragioni di Regnero, gli ordinò che lo facesse allevare lontano dalla reggia e fra’ boschi, così che, imbevuto di massime rozze e plebee, si scordasse di esser nato ad un trono e ne perdesse con la conoscenza di sé stesso le pretensioni. Asmondo, al quale era noto il genio violento di Torilda, promise tutto, dubitando di qualche maggior pericolo per Regnero; ed infatti ne assicurò il principe con farlo nodrire in una selva. Non molto dopo, morì anche Torilda e chiamò al governo della monarchia Olao suo fratello, come tutore del nipote Roderico. Venne Olao nel regno con forze poderose per sostenere con esse il nipote che seco vi condusse; onde Asmondo, non potendo in quel tempo né opporsi ad Olao, per mettere nel trono Regnero, né fidarsi de’ popoli che allora erano o irresoluti o impauriti dall’armi di Olao, dubitando della vita di Regnero, diede a credere artifiziosamente a quello che il principe, alla sua cura commesso, fosse già morto. Sul fondamento di questa asserzione, pensò il re di far riconoscere per successore della corona il nipote; ed i grandi, o mossi dal genio o persuasi dal timore, non ricusarono di riceverlo, tanto più che non vi era del sangue reale alcun altro rampollo. Per assicurare il regno al nipote, stabilì Olao le nozze di esso con Svanvita, principessa di Danimarca, per mezzo di Sigiberto, principe di Frisia, il quale amava ed era amato da Ildegonda, principessa della stirpe degli antichi re di Svezia. Durante il suo viaggio s’invaghì di questa, onde ne nacquero i disgusti così di Svanvita come di Sigiberto, rimanendo quella offesa per vedersi posposta ad Ildegonda, dopo i patti stabiliti del matrimonio; e questi altamente irritato da una troppo ingrata rivalità. Protestandosi adunque la generosa Svanvita di volerne vendetta, come ch’era principessa di spiriti magnanimi, colse una così favorevole occasione Asmondo; e scoperto dove e quale fosse Regnero ad essa Svanvita, l’impegnò a proteggere le di lui ragioni ed a restituirgli il suo diadema. Il modo con il quale ciò seguì, l’aiuto che vi prestò Sigiberto e l’industria di esso Asmondo non sono meno motivi dell’istoria che viluppo del dramma, il quale ha i suoi veri fondamenti dalle istorie di Sassone Grammatico, di Alberto Crantzio, di Giovanni Lovennio e di altri.