La Svanvita (Pariati), Milano, Malatesta, 1707

 SCENA XVIII
 
 ILDEGONDA, con seguito de’ norvegi, e SIGIBERTO
 
 ILDEGONDA
 Prence, per brieve indugio al pronto Marte
 tenero amor succeda.
 SIGIBERTO
1030Che mi reca Ildegonda?
 ILDEGONDA
                                              I primi frutti
 de le conquiste tue, le prime prede,
 d’Ildegonda gli affetti, il cor, la fede.
 SIGIBERTO
 Rifiuti d’un rival?
 ILDEGONDA
                                    T’intendo. Ah! Basti
 d’una colpa innocente a me il rimorso.
 SIGIBERTO
1035Innocente e infedel.
 ILDEGONDA
                                       Mi fe’ infedele
 un diadema, uno scettro;
 ma serbommi innocente
 l’amor per Sigiberto.
 Que’ son fuori di me; questo in me vedi.
 SIGIBERTO
1040Chi ’l richiamò? L’amante ingrato? Parla.
 Vuol perdonar chi le discolpe invita.
 ILDEGONDA
 Mai non cercò l’uscita
 da questo petto amor; solo si ascose;
 e quante da le labbra
1045a forza discacciollo idea di regno,
 tante volte l’intesi
 pianger dentro al mio cor, vicino a quella
 ch’ei vi stampò tua cara imago e bella.
 SIGIBERTO
 Ed or che fa?
 ILDEGONDA
                           E del non certo errore,
1050in queste luci, in questi,
 in questi, non già miei ma suoi sospiri,
 se pentito lo vuoi, pentito il miri.
 SIGIBERTO
 Così per Roderico
 sovente ei sospirò. Dillo, Ildegonda.
 ILDEGONDA
1055Sospirò per il re, non per l’amante.
 SIGIBERTO
 Egli ancor preme il soglio.
 ILDEGONDA
 Più non porge il mio cor voti a l’orgoglio.
 SIGIBERTO
 Orsù, bella, io perdono
 al regio sangue, al sesso
1060le ambiziose idee;
 e quale a me ritorni, a te mi rendo.
 ILDEGONDA
 Perché troppo è ’l piacer, non ben l’intendo.
 SIGIBERTO
 Ma come qui?
 ILDEGONDA
                             D’Olao, di Roderico
 reco in me stessa a Sigiberto un dono
1065che gli disarmi il braccio.
 SIGIBERTO
 Si sdegna l’onor mio
 che per lor cenno io ti possegga. Vanne;
 ma vanne mia. Tale ti serba e tale
 ti trovi ’l mio valore. A me giungesti
1070pegno di pace; riedi
 nuncia di giusta guerra a chi m’offese.
 ILDEGONDA
 Al re de’ Goti?
 SIGIBERTO
                              Ei scese
 dal trono alor che a quello
 mosse Regnero il prime passo. Vive
1075l’augusto germe. O fia
 tua vendetta, Ildegonda, o fia tua gloria,
 donna, sì, ma fatale,
 porta il primo spavento a’ suoi nemici;
 annuncia il primo colpo al suo rivale.
 ILDEGONDA
1080In vendetta e in amor m’avrai leale.
 
    Vo’ nel tuo core
 viver regnando
 e ’l mio comando
 sarà ch’ei m’ami.
 
1085   Che tutt’ardore
 per me si veda;
 e sua mi creda
 e mio si chiami.